SCHEDE DI ARCHEOLOGIA DELL'EMILIA-ROMAGNA
a cura di Mirella Marini Calvani
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Le singole province sono introdotte da sintetiche notizie riguardanti il territorio e la città capoluogo, di cui vengono indicate anche le sedi museali, sia nazionali che civiche, che conservano materiali archeologici, i monumenti e le zone archeologiche.

Indice


CONVERSANDO DI ARCHEOLOGIA

Sembra, da recenti statistiche, che la visita al museo occupi l'ultimo posto nell'Italia del tempo libero. E ancora una volta sotto accusa avvertiamo di essere noi, operatori del settore, chiusi - e non solo metaforicamente - nella roccaforte dei nostri studi, scarsamente accoglienti, poco manageriali. Gli accusatori sono probabilmente gli stessi che stigmatizzerebbero un provvedimento - mai adottato, anche se ventilato - che restituisce ai musei di provenienza personale assunto e tosto "comandato"" o trasferito altrove. Lungi da noi caldeggiare deportazioni o altre ancor più impopolari misure da adottare per garantire la vigilanza dei nostri istituti, suggerire soluzioni che non possono essere che politiche. Resta il fatto che i musei, scrigni del nostro patrimonio più prezioso, non possono essere mantenuta aperti se incustoditi (nessuno lascerebbe aperto e incustodito il caveau di una banca) e che precise norme di legge precludono la possibilità di surrogare, in posti di lavoro vacanti, personale regolarmente assunto con associazioni, per tali attività peraltro nient'affatto disponibili, di volontariato. Ed ecco che, soprattutto in situazioni "deboli" (piccoli musei affidati ad Enti locali, ma anche musei medi dove il servizio è forzatamente sacrificato alle esigenze di istituti di più grande richiamo) il serpente si morde la coda: la scarsa affluenza costituisce giustificazione a un'insufficiente dotazione di personale, la carenza di personale non consente una lunga apertura e una conseguente buona affluenza (è chiaro che non parliamo di quei musei che beneficiano del personale "comandato"').
Tralascerò il problema - anche questo dalla stampa più volte riproposto - del materiale (più del 70%) non esposto al pubblico, perché si tratta, in realtà, di un falso problema: il deposito non preclude, facilita anzi la conoscenza di quel materiale a chiunque ne faccia richiesta a scopo di studio e può comunque costituire riserva per attività didattiche e mostre a rotazione.
Osservo, piuttosto, che la discussione sulle condizioni del Museo in Italia sembra giunta a un punto morto, che la risposta stessa che viene dagli addetti ai lavori non è nient'affatto costruttiva.
Proviamo, allora, ad ammettere, innanzi tutto, che, a parte le difficoltà logistiche, quello tradizionale, il nostro Museo storico è un modello difficilmente accessibile. E il Museo per un'élite, trasmessoci dai secoli passati, che richiedeva e richiede studi, interessi, preparazione particolari, mentre quel che a noi si chiede oggi è un museo di massa.
errore gravissimo sarebbe, tuttavia, modificare in questo senso questo modello, bene culturale esso stesso, testimonianza preziosa e irripetibile.
E' invece necessario che il Museo - in particolar modo quello archeologico - diventi altro da se stesso fuori dalle sue mura tradizionali, dal suo "contenitore" storico. Che diventi facilmente fruibile, didattico, innervandosí nella vita quotidiano, nella realtà attuale, nella società moderna: strutture dissepolte e materiali conservati in situ, monumenti integrati in edifici di nuova costruzione, spaccati di storia coi quali acquistare familiarità, consuetudine. E, accanto a questi, video, CDROM, lntemet, tutti gli espedienti, questi sì in continuo, vertiginoso aggiornamento, della nostra tecnologia. E tessere d'ingresso magnetiche, materiali d'aggiornamento di facile reperimento, nei "servizi aggiuntivi" dei nuovi musei, ma anche nelle edicole, sulle piazze. Non parlo di sogni futuribili: basta varcar la frontiera per accorgersi che il futuro è alle nostre porte, che anche nei musei è tempo di diventar europei.
Ma i nostri concittadini - ci chiediamo nel frattempo - quanto hanno visto, quanto conoscono di ciò che sperimentalmente già abbiamo realizzato, che già mettiamo a disposizione? E i consumatori di vacanze esotiche, quelli che tutto sanno del patrimonio d'arte e civiltà dell'altra faccia della terra avranno mai gettato uno sguardo, senza impegno e senza biglietto di ingresso, nell'orto della casa all'angolo, nel guardaroba del famoso teatro, tra le mercanzie stesse del grande magazzino, dove da tempo abbiamo reso visibile e dotato d'apparato illustrativo un brano della loro storia?
Per facilitare il loro incontro con l'archeologia di casa abbiamo preparato questa strenna di fine anno: vi troveranno notizie sui nostri maggiori istituti di antichità, sulle innumerevoli zone archeologiche della regione e persino sui musei in allestimento. Vorremmo aggiungere un consiglio: si facciano aiutare, schedario alla mano, dai loro ragazzi. Loro, nei luoghi di cui qui si parla, con la scuola, ci sono già stati.

MIRELLA MARINI CALVANI

Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Emilia Romagna


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