ALLE RADICI DI UNA CIVILTÀ DEL RISPETTO
 Giornata ONU contro la violenza sulle donne
Bologna, Parma, Ferrara: incontrarsi per riflettere dal 22 al 24 novembre 2013
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Comunicato stampa

ALLE RADICI DI UNA CIVILTÀ DEL RISPETTO
Le proposte dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna in occasione del 25 novembre,
“Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”

CON L'ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Bologna, 22 novembre - Pinacoteca Nazionale
Tavola rotonda "Le donne di fronte alle leggi degli uomini" ed esposizione del quadro di Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni (1652), recentemente restaurato (scheda Gentileschi curata da Anna Stanzani)
comunicato stampa Bologna

Parma, 23 novembre - Teatro Farnese e Museo Archeologico Nazionale
"Più niente al mondo" da Le Troiane di Euripide,  con la regia di Franca Tragni, e visite guidate "Parma romana e le sue donne", condotta dal vicedirettore del museo Manuela Catarsi, e “Dalle Grandi Madri alle Virtuose Matrone. La donna nell’antichità: ruoli e simboli della forza femminile", a cura dell’archeologa Paola Mazzieri di Artificio cooperativa
comunicato stampa Parma

Ferrara, 24 novembre - Museo Archeologico Nazionale
Mostra "Se gli uomini non tramano… lo fanno le donne" con incontri, danze, letture di brani classici e sfilata di abiti femminili dell'antichità
comunicato stampa Ferrara

tutte le iniziative sono gratuite

Musa, particolare. Cratere a volute V sec.a.C. (Ferrara, Museo Archeologico Nazionale)Il dilagare nel nostro Paese di una violenza di genere a un livello inaspettato e apparentemente inarrestabile rende sempre più evidente come risulti gravemente inadeguato un contrasto del fenomeno solo con strumenti legislativi, giudiziari o di ordine pubblico. Come nel resto del mondo, ed evidenziato proprio nella presentazione della giornata ONU ad aprile scorso, bisogna ammettere che anche in Italia si potrà ottenere risultati concreti e duraturi solo con un preciso impegno del mondo della scuola e della cultura.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, insieme alle consorelle Soprintendenze per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico di Bologna e Parma, vuole così, con la manifestazione che per il secondo anno impegnerà le strutture di Bologna, Ferrara e Parma e che punta a diventare un appuntamento fisso annuale, fare un appello per un impegno sempre più esteso e diffuso alle altre articolazioni del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo per l’educazione ad una civiltà del rispetto di genere ed in particolare ad una cultura che valorizzi e comprenda il grande contributo di rinnovamento che le donne possono portare alla nostra società. Proprio il fatto che la società italiana appaia tra le più ingessate e tra le meno dinamiche del mondo occidentale, anche per l’invecchiamento del paese e per la difficoltà delle giovani generazioni a trovare spazi adeguati, dovrebbe fare riflettere su quanto l’Italia abbia bisogno oggi di una vera rivoluzione portata dall’iniziativa, dalla freschezza e dalla creatività delle donne, sempre più rilevanti in tutti i ruoli e dotate in media di una maggiore cultura, ma compresse nelle carriere e nello stesso accesso al mondo del lavoro.
Ma perché cercare tutto questo partendo da un lontano passato? Come archeologi e storici siamo convinti che le radici del passato siano attive e feconde nel nostro quotidiano e che la conoscenza delle origini possa rendere più consapevole e migliore la nostra vita contemporanea. In particolare evidenziare come anche nel mondo antico fossero presenti specifici anticorpi contro la violenza e la discriminazione di genere contro le donne serve a comprendere come non sia affatto un fenomeno “naturale” e “presente da sempre” questa degenerazione e dunque come non ci si debba rassegnare ad una presunta impossibilità di estirparla. Nello stesso tempo individuare radici culturali lontane che hanno fondato il cammino per il rispetto delle donne nella nostra società serve anche ad identificare modelli più condivisibili e comuni anche in un mondo multiculturale, in cui per esempio ambiti che hanno subito storicamente il colonialismo occidentale faticano ad accettare come esemplari gli enunciati delle rivoluzioni americana e francese nell’età moderna.
Il dibattito culturale non deve però essere avulso dalla drammaticità della realtà quotidiana e dunque si vuole approfittare, soprattutto in questo periodo di crisi e di ridotti finanziamenti all’azione di solidarietà sociale, degli eventi proposti al pubblico per fare conoscere in ogni città non solo i problemi ma anche quelle associazioni apartitiche ed aconfessionali che concretamente aiutano le donne, nella difficoltà delle strutture pubbliche di dare una risposta rapida, efficace e capace di adeguarsi ai bisogni reali. La risposta, dopo l’esperimento del primo anno, data dalle associazioni che forniscono alle donne assistenza legale e/o un alloggio rifugio e l’apprezzamento espresso nei confronti dello spirito e della qualità delle proposte danno fiducia e incoraggiano a proseguire nelle iniziative con rinnovata energia e fantasia.
Filippo Maria Gambari, Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna

Concludendo l'anno scorso la conferenza stampa di presentazione della Giornata ONU contro la violenza sulle donne (in programma anche per il 25 novembre 2013), Michelle Bachelet, Sotto Segretario Generale e Direttore Esecutivo delle Donne delle Nazioni Unite, ha ricordato che nel mondo "occorrono cambiamenti culturali per smettere di guardare alle donne come a cittadine di seconda classe" e che si debba costruire una cultura del rispetto.
Forte del successo dell'iniziativa intrapresa nel 2012, la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna ha pensato anche quest'anno a una serie di appuntamenti che, fuoriuscendo dai temi legali, giudiziari e d'ordine pubblico di pertinenza di altri specialisti, utilizzano l'archeologia come strumento per conoscere la situazione della donna nel mondo antico e ricercare le radici embrionali antiche della cultura occidentale di rispetto della donna. Per il tema trattato e lo specifico interesse istituzionale, anche l'edizione 2013 può fregiarsi della formula CON L'ADESIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (SGPR 18/11/2013).
La Soprintendenza attribuisce grande importanza a questo progetto, sia per la gravità del fenomeno della violenza contro le donne (purtroppo in continua crescita, ben oltre i dati evidenziati dalla cronaca nera), sia per la rilevanza culturale tanto all'interno dei programmi del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo quanto nel rapporto con il mondo della scuola, sia infine per valorizzare la poliedricità dell'archeologia, guida sicura e solida per indagare le nostre radici culturali anche sul piano delle idee e dei comportamenti.
Partecipa perciò alla Giornata ONU contro la violenza sulle donne proponendo un calendario di eventi distribuiti su tre giorni (22-23 e 24 novembre) e tre sedi (Bologna, Parma e Ferrara).
Il mensile archeologico Forma Urbis metterà a disposizione dell'iniziativa “Donne nell’antichità. Le radici della civiltà del rispetto” due pagine del numero di novembre mentre l'intero numero di marzo 2014 sarà dedicato a tematiche femminili.


venerdì 22 novembre 2013, ore 16
BOLOGNA, Pinacoteca Nazionale (Sala Cesare Gnudi)
Via Belle Arti n. 56

Donne nell’antichità. Le radici della civiltà del rispetto
Tavola rotonda "Le donne di fronte alle leggi degli uomini"

Come l'anno scorso, Bologna ospita il primo dei tre giorni di iniziative dedicate alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Obiettivo della tavola rotonda è riunire studiosi provenienti da ambiti diversi per analizzare ed evidenziare aspetti della condizione femminile nel mondo antico meno noti rispetto a più diffusi luoghi comuni e punti di vista, che interpretano la violenza come fenomeno radicato e giustificato fin dall’antichità.
Il tema scelto quest’anno, “Le donne di fronte alle leggi degli uomini”,  è quello dell’azione/reazione delle donne rispetto a un mondo eminentemente maschile nei suoi vari ambiti, da quello della politica e della legge a quello della cultura e delle arti. Saranno presi in esame episodi o singole figure femminili, sia mitologiche sia storiche, che hanno dato vita a episodi di rottura, se non di rivoluzione, rispetto a leggi o consuetudini definite dagli uomini, tentando di conquistare un diritto talvolta non solo per sé stesse ma per l’intera società.
Si approfondiranno, in particolare, figure di donne protagoniste della rivendicazione dei propri diritti quali Medea (dott. Federico Condello, ricercatore di Filologia classica all’Alma Mater Studiorum di Bologna), Lucrezia (Prof.ssa Francesca Cenerini, docente di Storia romana all’Alma Mater Studiorum di Bologna), Teodora (Prof.ssa Clementina Rizzardi, docente di Archeologia cristiana e medievale all’Alma Mater Studiorum di Bologna), nella loro valenza storica o simbolica, secondo un percorso cronologico che partirà dal mondo etrusco-italico (prof.ssa Raffaella Papi, docente di Etruscologia all’Università degli Studi di Chieti) per arrivare alle soglie dell’epoca moderna con personaggi come Artemisia Gentileschi (dott.ssa Chiara Cretella, Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, e dott.ssa Anna Stanzani, Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini).
Introduce e modera Filippo Maria Gambari,  Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna. Interviene per un saluto ai partecipanti il Direttore della Pinacoteca, Franco Faranda
Per l’occasione verrà esposto per la prima volta (e solo per pochi giorni) in Pinacoteca uno degli ultimi capolavori della pittrice Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni (realizzato nel 1652), recentemente restaurato.
La tavola rotonda è inserita nell'ambito dell'ottava edizione del festival “La violenza illustrata”, a cura della Casa delle donne per non subire violenza di Bologna, che raccoglie tutte le iniziative bolognesi e di gran parte della provincia in occasione della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne.

La tela della Gentileschi "Susanna e i vecchioni" (dimensioni cm 200 x 225) resterà esposta nell'Aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale di Bologna (via Belle Arti 56) solo fino a domenica 24 novembre (orari: sabato e domenica dalle 14 alle 19)
Domenica 24 novembre
(ore 16.30) "Artemisia Gentileschi: la Susanna e i vecchioni della Pinacoteca nazionale di Bologna esposta in occasione della Giornata ONU contro la violenza sulle donne",  incontro e visita guidata a cura di Anna Stanzani   (scheda Gentileschi curata da Anna Stanzani)

L'iniziativa è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini e con la Casa delle Donne per non subire violenza di Bologna

ingresso gratuito

Le donne di fronte alle leggi degli uomini

Federico Condello: "Obbedire alla legge degli uomini, ma senza averne l’aria (Antigone, Medea)"
Secoli di riletture e riscritture – in sé feconde e spesso rilevanti - hanno trasformato eroine tragiche come Antigone o Medea in icone della resistenza femminile ai soprusi della legge maschile.
Le caratterizzazioni offerte dagli antichi drammi sono però più sottili, più insidiose e proprio perciò più istruttive.

Raffaella Papi: "Immagini di donne dal mondo italico"
Il ratto delle Sabine è il mito di fondazione delle origini di Roma. Da questo episodio di violenza sulle donne raccontato dagli storici antichi prende l'avvio la vita della comunità di villaggio sul Palatino intorno alla metà dell'VIII secolo a.C. con il regno di Romolo.
Le conseguenze di tale atto considerato empio già dagli antichi, trova una riparazione e un compenso con le leggi emanate dallo stesso Romolo che concedeva alle donne privilegi e forme di rispetto che gli archeologi cercano di leggere nei rituali funerari della prima età del Ferro, nei primi secoli del primo millennio a.C.
Gli stupri nelle comunità antiche, sistematicamente praticati in occasione delle guerre, sono narrate nei poemi omerici ed eccezionalmente rappresentate nella produzione "artistica" di quest'epoca.

Francesca Cenerini: "Lo stupro di Lucrezia: le conseguenze politiche della violenza del figlio del re"
La narrazione della vicenda dello stupro di Lucrezia ad opera di Sesto Tarquinio da parte delle fonti antiche (Livio e Ovidio) mette in evidenza come la violenza su una donna dia inizio a un cambiamento politico che porta alla caduta del regime monarchico e alla costituzione della res publica romana. E' quindi evidente che i Romani ritenevano che la violenza sulle matrone fosse tipica di un comportamento "tirannico" e che la stessa matrona, invece, avesse un ruolo imprescindibile nella formazione e trasmissione del mos maiorum, vale a dire l'identità morale e politica dei Romani.

Clementina Rizzardi: "L’imperatrice Teodora tra immagine, leggenda e realtà"
Da viva, la sua prodigiosa fortuna fece sì che i contemporanei (Procopio ,Storia Segreta) l’avvolgessero di un’aura del tutto negativa, per le sue umili origini e la sua giovinezza burrascosa e dissoluta.  La Storia, al contrario, sembra restituirci l’immagine di una donna di intelligenza superiore, dalla volontà risoluta e forte, tanto da diventare fondamentale collaboratrice dell’Imperatore Giustiniano, suo marito: capace di salvare il trono nei momenti di massima difficoltà o di intervenire nelle dispute religiose dell’Impero. Ispiratrice di leggi, si preoccupò di consolidare l’istituzione matrimoniale e di soccorrere le donne maltrattate o sventurate in genere. Si può considerare quindi emblema della donna che, riscattandosi da una condizione giovanile di inferiorità e di umiliazioni, riesce ad assurgere alle più alte vette sociali e politiche, tanto da essere immortalata anche nei mosaici della basilica di San Vitale a Ravenna.

Chiara Cretella: "La sindrome di Artemisia. La pittura come esorcismo"
Artemisia Gentileschi (1593-1652) fu la prima donna nel 1616 a essere iscritta all’Accademia del Disegno di Firenze.
Artemisia fu violentata a 17 anni da Agostino Tassi, un pittore incaricato dal padre Orazio di insegnarle la prospettiva. L’evento sfociò in un processo in cui Artemisia venne sottoposta a terribili umiliazioni, e da cui l’accusato uscì pressoché indenne. Il tema della riflessione in Artemisia si attua a un livello meno immediato e più simbolico, la pittrice si “riflette” nella tragedia del mito e della religione. Nella decisione di Giuditta, nella storia di Lucrezia, di Susanna, di Sisara, nella tragica fine di Cleopatra, nella sofferenza di Maria Maddalena, la critica ha intravisto un ricordo dello stupro subito. Ecco come la pittura, nel suo rovesciamento speculare-simbolico del reale, diviene catartica, quasi una sorta di autoanalisi che preveda la messa in scena dello psicodramma dell’autrice che ritorna come vendicatrice sulla scena.

Anna Stanzani: "Immagini di donna"
La seducente Ragazza con rosa e gatto dipinta da Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), conservata presso la Pinacoteca Nazionale di Bologna, permette di gettare uno sguardo sulla rappresentazione della donna ferina, ingannatrice e predatrice, rappresentazione che è frutto della paura e della misoginia maschile.


sabato 23 novembre 2013, ore 10 e ore 15
PARMA, Teatro Farnese (ore 10) e Museo Archeologico Nazionale (ore 15)
Piazza della Pilotta

"Più niente al mondo" da Le Troiane
Dalle donne di Euripide alle fonti del diritto femminile

Parma, Teatro Farnese. Autorizzazione SBSAE Parma e PiacenzaCome nella precedente edizione, gli eventi di Parma si articolano lungo l’intera giornata. Caratterizzati da una forte componente didattica, si rivolgono in particolare ai giovani delle scuole superiori, pur coinvolgendo una più vasta fascia di pubblico.
Il programma della mattina prevede (ore 10) la rappresentazione "Più niente al mondo" dalla tragedia “Le Troiane” di Euripide, a cura del Gruppo teatrale dell'Associazione Allievi del Liceo Ginnasio "G.D. Romagnosi" di Parma, per la regia di Franca Tragni.
La scelta di quest'opera è particolarmente significativa. Qui ciascuna donna, seppur prigioniera, violata e ridotta in schiavitù, trova il modo di reagire alla sventura che l'ha colpita proprio mentre i vincitori, inclusi i grandi eroi della mitologia greca, si abbandonano a barbarie senza confini e si comportano come bruti aguzzini. Pur avendo perso tutto, le donne troiane che hanno perso tutto non rinunciano quindi alla propria dignità che gli spietati soldati greci sembrano invece non aver mai posseduto.
Lo spettacolo si tiene nel Teatro Farnese, gioiello dell’architettura seicentesca, reso disponibile grazie alla collaborazione della Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza. La rappresentazione è preceduta da un intervento dei Soprintendenti, del presidente dell'associazione Romagnosi e del Centro Antiviolenza di Parma dedicato al pubblico di studenti.
Lo spettacolo è gratuito ma è obbligatoria la prenotazione al tel. 0521233718 (fino a esaurimento posti).
Nel pomeriggio (ore 15) ci si sposta nel Museo Archeologico Nazionale. Il pubblico sarà condotto tra le sale che attualmente ospitano la mostra “Storie della Prima Parma” e lungo le altre sezioni del museo con percorsi tematici guidati di cui uno alla sezione romana dal titolo "Parma romana e le sue donne", a cura del vicedirettore del museo, Manuela Catarsi, ed uno a cura di Paola Mazzieri, di Artificio Cooperativa, che presenterà in anteprima un nuovo percorso didattico offerto agli studenti delle scuole superiori nell’ambito del progetto 2013/2014 “A scuola nei Musei” dal titolo "Dalle Grandi Madri alle Virtuose Matrone. La donna nell’antichità: ruoli e simboli della forza femminile" (1 incontro)

La giornata è realizzata in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Parma e Piacenza, il gruppo teatrale dell'Associazione ex allievi liceo G.D.Romagnosi di Parma, l'Associazione Centro antiviolenza di Parma, Associazione ZonaFrancaParma ( teatro sociale), Artificio cooperativa (didattica museale) e le stagiste Sonia Avella e Giulia Piana

ingresso gratuito


domenica 24 novembre 2013, dalle ore 16 alle 19.30
FERRARA, Museo Archeologico Nazionale
Via XX Settembre n. 122

Se gli uomini non tramano… lo fanno le donne
mostra archeologica con letture di brani antichi

Nel solco dell’iniziativa intrapresa nel 2012, la proposta di Ferrara intende servirsi del ricco patrimonio del Museo Archeologico Nazionale per ridisegnare l’immaginario collettivo relativo alla figura della donna nell’antichità. Il tema scelto quest’anno è il rapporto tra la donna e il mondo della tessitura, con l’intento di sfatare il luogo comune che vede nella tessitura un’attività minore che confina la donna all’ambito domestico e dimostrando che, al contrario, questo concetto non trova in alcun modo supporto nella tradizione antica e nello stretto legame tra donna e tessitura, sovente ribadito dai corredi funebri dell’antichità.
Nella tradizione letteraria antica, le donne che tessono -come confermano i rituali funebri- sono donne di rango, da Arianna a Penelope, da Elena ad Aracne, da Procne a Filomela. Nella sapienza con cui esse tessono si annida la loro capacità di tessere e gestire relazioni sociali, familiari, interfamiliari ed extrafamiliari.
Tutto questo viene illustrato nella mostra "Se gli uomini non tramano…lo fanno le donne", curata da Mario Cesarano e Valentino Nizzo e aperta fino a domenica 16 febbraio 2014.
L'inaugurazione è preceduta, alle ore 16, dai saluti di Filippo Maria Gambari, Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Caterina Cornelio, Direttore del museo, e di Maria Carlotta Rossi, del Centro Donna Giustizia di Ferrara, che presenterà le attività dell'associazione.
Al termine  Monica Centanni, docente di Letteratura greca all'Università IUAV di Venezia, e Daniela Sacco, filosofa e studiosa del dipartimento di studi classici dell'Università IUAV di Venezia, introducono "Variazioni sul mito", lettura e commento di testi classici su personaggi femminili recitati dall’attrice Francesca Fava, con l'accompagnamento musicale di Daniella Firpo e Pino Cesarano.
La presentazione  a cura di Cecilia Caselli dell'attività dell'Associazione Badanti Nadiya Onlus (che vanta circa 1600 iscritte per lo più dedite all'attività di assistenza famigliare) è seguita da un'esibizione con canti e danze dell’Europa dell’Est.
L'inaugurazione alle ore 18 della mostra “Se gli uomini non tramano…lo fanno le donne”, a cura di valentino Nizzo e Mario Cesarano, è affiancata da una sfilata di abiti dedicati alle eroine protagoniste della mostra, realizzati dalla Scuola di Moda e Sartoria di Lorella Chinaglia (con sedi a Ferrara e Rovigo)
Per l'occasione il museo prolunga l'orario di apertura fino alle ore 19.30, con ingresso gratuito

Domenica 15 dicembre 2013 (ore 10,30) il museo propone un incontro dal titolo é "Donne e uomini: la cultura della non violenza" a cura dell'Associazione FIDAPA.  Intervengono la psicologa Deanna Marescotti e l'antropologa Silvia Pellino,  socie Fidapa, il coordinatore del Centro di Ascolto uomini maltrattanti di Ferrara, Michele Poli,   e una delle sette giornaliste del Blog del Corriere della Sera, 27^ Ora, co-autrice di “Questo non è amore”, venti storie di violenze domestiche sulle donne, libro-inchiesta finalista al Premio Estense 2013.
L'incontro, aperto a tutti ma rivolto in particolare agli studenti, è realizzato con la collaborazione delle Associazioni attive sul territorio quali Bal’danza, Gruppo Archeologico Ferrarese, Centro Ascolto Uomini Maltrattanti di Ferrara e Associazione FIDAPA.
Tutti gli eventi in programma a Ferrara sono a sostegno dell’attività svolta sul territorio dall’Associazione Centro Donna Giustizia e dall’Associazione badanti “Nadiya” e sono a ingresso gratuito.

Gli appuntamenti sono realizzati in collaborazione con Bal’danza, Gruppo Archeologico Ferrarese, volontarie dell'Arci Servizio Civile, Associazione Centro Ascolto Uomini Maltrattanti di Ferrara, Associazione FIDAPA, Associazione Centro Donna Giustizia,  Associazione badanti “Nadiya-Onlus”, Associazione NoiNo.org e Scuola di Moda e Sartoria di Lorella Chinaglia, con il sostegno della Fondazione del monte di Bologna e di Ravenna 1473 e Farmacie dottor Gian Carlo di Zanetti E.S.F.


Media partner Forma Urbis   


Come e perché sostenere la Casa delle Donne
La Casa delle donne è un'associazione di donne che combatte la violenza alle donne tutte le sue forme ed è attiva a Bologna da quasi 20 anni. Ha bisogno di sostegno e aiuto da parte di tutti, soggetti privati e pubblici.
I servizi della casa sono completamente gratuiti e non riceviamo rette per l’accoglienza.
Una parte importante del nostro finanziamento deriva da donazioni da parte di privati cittadini e da aziende che credono nel nostro lavoro e desiderano dare un contributo concreto per contrastare la violenza contro le donne, le bambine e i bambini.

LINK A PAYPAL: http://www.casadonne.it/cms/index.php?option=com_content&task=blogsection&id=8&Itemid=81


Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni
Artemisia Lomi Gentileschi (Roma, 8 luglio 1593 – Napoli, 1653) è stata una pittrice italiana di scuola caravaggesca.
Ereditato dal padre Orazio il limpido rigore del disegno, vi innestò un forte accento drammatico ripreso dalle opere del Caravaggio, uno stilema che contribuì alla diffusione del caravaggismo a Napoli, città in cui si era trasferita nel 1630.
La vicenda artistica della Gentileschi è legata a doppio filo con lo stupro da lei subito nel maggio del 1611 da parte del pittore Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva e amico del padre.  Denunciato da Orazio Gentileschi dopo il mancato matrimonio riparatore (il pittore era già sposato e forse aveva anche una relazione con la sorella della moglie), il violentatore Tassi se la cavò con una lieve condanna mentre conservano tutta la propria forza documentale gli atti del processo, sia per la crudezza del resoconto di Artemisia che per i metodi inquisitori del tribunale (per confermare l'attendibilità delle sue accuse, la Gentileschi accettò di deporre sotto tortura, sottoponendosi allo schiacciamento dei pollici che, per una pittrice come lei, era ben più che solo dolore fisico).
La sua figura resta comunque quella di donna impegnata a perseguire la propria indipendenza e affermazione artistica contro le molteplici difficoltà e pregiudizi incontrati nella sua vita travagliata. Certamente la carriera artistica (come molte altre carriere) era abbastanza impraticabile per le donne, costrette spesso in limiti di natura culturale (le si privava di preparazione scolastica) e familiare (nelle famiglie patriarcali la donna era preposta all'assistenza di tutti i suoi componenti). Artemisia Gentileschi riuscì a sfuggire dalle maglie di questo rigido sistema sociale, facendo fruttare il suo talento ben oltre la sofferta vicenda privata che si è spesso voluto sovrapporre a quella di pittrice, generando non poche ambiguità.
Per la critica è stato impossibile non associare la pressione esercitata dai due vecchioni su Susanna al complesso rapporto di Artemisia con il padre e con Agostino Tassi, il pittore che la stuprò. Tra l'altro, uno dei due Vecchioni è particolarmente giovane e presenta una barba nera come quella che, secondo alcune fonti, pare avesse il Tassi; l'altro Vecchione ha fattezze simili a quelle ritratte da Antoon van Dyck in un'incisione raffigurante Orazio Gentileschi.
In molti hanno pensato che Artemisia avesse volutamente retrodatato il quadro al 1610 per alludere, attraverso esso, all'inizio dell'oppressione subita da figure troppo ingombranti per la sua esistenza di donna e di pittrice.
Al termine della sua vita saranno almeno quattro i quadri della Gentileschi dedicati a "Susanna e i vecchioni".
Susanna e i vecchioni, Collezione Graf von Schönborn, Pommersfelden (Germania), 1610
Susanna e i vecchioni, The Burghley House Collection, Stamford, Lincolnshire (Regno Unito), 1622
Susanna e i vecchioni, Moravska Galerie, Brno (Repubblica Ceca), 1649
Susanna e i vecchioni, Pinacoteca Nazionale, Bologna (Italia), 1652

Susanna e i Vecchioni, 1610 (Germania)  Susanna e i Vecchioni, 1622 (Regno Unito)  Susanna e i Vecchioni, 1649 (Repubblica Ceca)  Susanna e i Vecchioni, 1652 (Italia)
Artemisia Gentileschi, Susanna e i vecchioni, da sinistra a destra 1610, 1622, 1649 e 1652

Tra gli episodi dell'Antico Testamento, il soggetto di "Susanna e i vecchioni" è uno dei più rappresentati, specialmente nel XVI e XVII secolo. L'episodio è narrato nel Libro di Daniele. Sorpresa al bagno da due anziani signori che frequentavano la casa del marito, la casta Susanna è sottoposta a ricatto sessuale: o acconsente a sottostare ai loro appetiti o i due diranno al marito di averla sorpresa con un giovane amante. Susanna accetta l'umiliazione di una ingiusta accusa; sarà Daniele a smascherare la menzogna dei due laidi anziani.


Perché "Le Troiane". Gruppo teatrale degli Allievi del Liceo Classico Romagnosi di Parma
Le guerre di tutti i tempi si assomigliano, quella mitica quindi può essere lo specchio di quelle che ancora oggi percorrono e funestano, in vari luoghi, il mondo, nonostante si invochi a gran voce la pace. I gesti di prevaricazione feroce attraversano i secoli come un’eco che si diffonda nell’etere.
Euripide spoglia la guerra del suo alone eroico e ne mostra la brutalità e la crudezza, egli si mette dalla parte dei vinti, ne guarda il soffrire, in un invito agli spettatori di ieri e di oggi a riconoscersi sia nei carnefici che nelle vittime: in fondo la sorte è mutevole e labile è il ruolo che ci viene assegnato. L’anello più debole di chi, secondo le leggi crudeli della forza, si trova ad essere vittima, sono le donne: da sempre oggetto di violenze gratuite per dileggio degli uomini che le “possiedono”, da sempre non riconosciute nella loro soggettività e nella loro capacità di autodeterminarsi e per questo sottomesse.
Le parole di Ecuba, Cassandra, Andromaca e anche di Elena la seduttrice travalicano il senso letterale della vicenda antica e scalfiscono le orecchie e la mente di chi segue il dipanarsi della vicenda. Una regina e vecchia madre può trovarsi ad essere schiava e privata dolorosamente degli amati figli; una giovane è felice, apparentemente in modo folle, di essere destinata al persecutore dei suoi, perché sa che il sangue versato si paga; una giovane vedova vede sradicato da sé il suo virgulto bambino e fa stridere il suo urlo di strazio e d’accusa, l’infamia cadrà per sempre sugli assassini.
E la causa della guerra, Elena? E’ veramente colpevole o non sono colpevoli gli uomini che inseguono il fantasma del possesso a tutti i costi, fino a mettere a ferro e a fuoco una città? In questo intreccio di emozioni e pensieri s’introducono il fantasma di Polissena, tributo di sangue alla tomba di Achille, e le donne del coro: esse commentano, raccontano e legano le antiche vicende a quelle delle guerre di oggi o di un recente passato.
I ragazzi, ex alunni ed alunni del Liceo classico Romagnosi, prestano il loro giovane volto e le loro energie agli antichi personaggi, consapevoli, vivendole essi stessi sulla scena, delle grandi questioni messe in campo da Euripide: la guerra, la violenza e la follia degli uomini.
La Compagnia, variabile nei componenti e nel numero a seconda degli impegni di studio, coltiva la passione del teatro, appresa a scuola: in esso i ragazzi riconoscono la possibilità di approfondire i grandi testi dei classici e di dare pienezza e corpo a problematiche, a emozioni , a parole che ancora oggi percorrono le nostre menti. Essi fanno parte anche del Teatro della Memoria dell’ANPI, che, come si evince dal nome, intende affrontare la memoria storica con forme nuove, atte a far rivivere atmosfere e passioni che ci aiutino “a capire come erano gli uomini e gli animi in quel momento storico, senza con ciò voler dire che era inevitabile che facessero quel che hanno scelto do fare.


Messaggio di Michelle Bachelet per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne
Spesso mi si chiede se sia possibile porre fine alla violenza contro le donne vista l’alta frequenza e la diffusione di questi crimini.
La mia risposta è si. E’ possibile. Ma lo possiamo fare solo insieme.
Tutti noi siamo responsabili ed è arrivato il momento per i Leader di mantenere le promesse fatte alle donne.
Oggi in occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, faccio appello a tutti i Leader: prendete posizione sulla fine della violenza contro le donne e le ragazze.
Lo scorso anno ho lanciato un’agenda con 16 punti. Esorto tutti i Capi di Stato e i governi a porre fine al flagello della violenza che riguarda tutte le società partecipando ad una emozionante iniziativa globale che sia un trampolino di lancio per gli impegni nazionali per fermare la violenza contro le donne e le ragazze.
Il primo passo è stato fatto: il silenzio è stato interrotto. Oggi almeno 125 paesi hanno dichiarato illegale la violenza domestica e c’è un esteso corpo legislativo sulla violenza contro le donne e le ragazze. Esiste un accordo internazionale sulla maniera di procedere così come stabilito dalla Beijing Platform for Action, 187 Paesi hanno ratificato la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne. La conoscenza sulla radice delle cause di violenza è aumentata e le donne, gli uomini ed i giovani continuano a mobilitarsi in grande numero contro la violenza. Ci sono innumerevoli organizzazioni i cui membri lavorano instancabilmente per supportare le superstiti e in molti paesi i policy-maker hanno preso azioni decisive. Ma non è abbastanza.
Noi tutti dobbiamo fare meglio per proteggere le donne e prevenire questa diffusa violazione dei diritti umani. I Governi e i Leader devono essere da esempio. Adesso è arrivato il momento per i governi di tradurre le promesse internazionali in concrete azioni nazionali.
Speriamo di vedere sia nuove leggi che miglioramenti di quelle esistenti e piani d’azioni nazionali che provvedano alla sicurezza delle case, servizi di assistenza telefonica gratuita e assistenza legale e sanitaria gratuita per le sopravvissute.
Contiamo su programmi educativi che insegnino i diritti umani, uguaglianza e rispetto reciproco e che ispiri i giovani ad assumere la leadership per porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze.
Abbiamo bisogno di un numero crescente di donne in politica, nelle forze dell’ordine e nelle forze di peacekeeping. Abbiamo bisogno di pari opportunità economiche e di lavori adeguati per le donne.
Tutte queste azioni richiedono leader risoluti e coraggiosi. Il prossimo marzo, i Leader dei governi e della società civile si presenteranno insieme alla Commissione delle Nazioni Unite sullo Status delle Donne per accordarsi su un’azione che prevenga e risponda in maniera effettiva alla violenza contro le donne. Le aspettative sono alte e così devono essere. In alcuni paesi, fino a quel momento 7 donne su 10 saranno picchiate, violentate, abusate, o mutilate nella loro vita. Una crisi di queste proporzioni si merita niente di meno che la più alta attenzione dei leader mondiali. Non ci può essere pace, progresso se le donne vivono con la paura di subire violenza.
Oggi la violenza contro le donne è sempre più riconosciuta per quello che è: una minaccia contro la democrazia, un ostacolo alla pace duratura, un fardello per le economie nazionali e una spaventosa violazione dei diritti umani. Poiché sempre più persone credono che la violenza contro le donne sia non solo inaccettabile ma anche evitabile, poiché sempre più autori dei crimini sono puniti, il cambiamento per fermare la violenza contro le donne cresce sempre più profondo e forte.
Questa non è solo una questione femminile, è una responsabilità di tutti noi. Questa violenza è un oltraggio e deve essere fermata. Il tempo per la noncuranza e le scuse è giunto al termine. Fateci vedere la volontà, la determinazione e permetteteci di mobilitare sempre più risorse per porre fine a quello che è considerato un flagello dell’umanità, la violenza contro le donne.
Si, è possibile.

Venerdì 23 Novembre 2012


Pagina a cura di Carla Conti