La campagna di scavo 2005
Le indagini archeologiche sul colle Garampo a Cesena
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Nel settembre 2005 sono riprese le indagini archeologiche sul colle Garampo a Cesena.
I lavori, condotti dalla Akanthos Ricerche Archeologiche S.n.c. di Mercato Saraceno sotto la direzione scientifica della nostra archeologa Maria Grazia Maioli, miravano a chiarire le effettive potenzialità archeologiche dell’area per poter meglio valutare la progettazione di un’eventuale fruizione pubblica del contesto archeologico rinvenuto. Il Comune di Cesena, committente delle indagini, ha fornito la massima collaborazione affinché i sondaggi fossero eseguiti nel migliore dei modi.
Come già noto, sia in base alle fonti e alla “memoria” storica ma soprattutto dopo gli interventi condotti nei primi anni ’90, il colle Garampo rappresenta il fulcro originario dello sviluppo urbano di Cesena perchè è proprio nel pendio geograficamente collocato nelle immediate vicinanze della Rocca che sono stati identificati i primi insediamenti cittadini.
I sondaggi degli anni ‘90, effettuati nell’ambito del piano parcheggi del Comune, permisero di identificare vasti tratti dell’insediamento medievale, incluso parte del percorso della “murata”, l’imponente struttura muraria -citata dalle fonti- che cingeva i primi nuclei con finalità difensive e che in seguito diventerà anche elemento divisore fra borgo “vecchio” e borgo “nuovo”. Vennero pure individuate fasi abitative di epoca precedente databili dal periodo bizantino (VI sec. d.C.) all’epoca romana. Si formulò così l’ipotesi che il colle del Garampo costituisse la primitiva acropoli di Cesena, abitata indicativamente fin dall’epoca preromana ma certamente sede della città fortificata di epoca romana-repubblicana (tra il III e il I secolo a.C.). La Cesena romana si sarebbe poi spostata in pianura dopo la costruzione della Via Emilia (II sec.a.C.) per “ritornare” sulla collina in epoca bizantina e medievale, per motivi di difesa.
 


Strada principale del borgo "vecchio" in mattoni con canaletta centrale

La campagna di scavo 2005 ha verificato il tracciato e le fasi costruttive della famosa “murata”, parzialmente esplorato il percorso degli assi stradali del Castro Vecchio e del Castro Nuovo e acquisito nuovi dati sulle abitazioni. Queste scoperte gettano nuova luce sulla comprensione e la ricostruzione della vita in epoca medievale e rinascimentale a Cesena.
Lo studio della "murata", imponente e suggestiva nella sua interezza e con tutte le caratteristiche e peculiarità proprie di un elemento difensivo di enorme portata, ne ha chiarito non solo l’ambito funzionale ma anche le tecniche e modalità di costruzione, deducibili alcune tracce di buche pontaie.
L’insediamento -che seguiva l’andamento del colle con una sistemazione a terrazze costituita da muretti a secco di contenimento per ovviare ai dislivelli geomorfologici del sito- presenta strade in mattoni (posizionati di taglio) dotate di canalette per lo scolo delle acque piovane; la strada principale, che taglia obliquamente il borgo medievale e conduceva probabilmente alla Rocca e alle porte della città, è perfettamente conservata.

Gli edifici messi in luce sono identificabili come abitazioni private di piccole e medie dimensioni: presentano ambienti destinati all’utilizzo sia domestico che lavorativo, cortili esterni e interni costituiti da piani in acciottolato e mattoni, tettoie e portici in legno e probabili alzati, anch’essi in legno.


Piano in mattoni da esterno, forse di un cortile, di età medievale

L’eccezionale stato di conservazione di alcune evidenze archeologiche -come l’asse stradale principale- è dovuto ad un deposito di macerie che ha sigillato gli eventi stratigrafici precedenti. È assai probabile che ciò derivi dai processi di riorganizzazione urbana voluti da Malatesta Novello, quando il controllo a scopi difensivi del territorio divenne direttamente proporzionale alla necessità di avere, dalla nuova Rocca, un orizzonte libero per la visuale. Per questo motivo il colle perse quasi del tutto le sue caratteristiche abitative fino alla tarda epoca rinascimentale, divenendo in buona parte spazio adibito a colture.

Solo il completamento dell’indagine archeologica consentirà di trarre conclusioni più veritiere e viaggiare a ritroso fino al 1300, almeno per quanto riguarda il contesto in questione; ciò anche grazie allo studio degli abbondanti reperti ceramici rinvenuti, che rappresentano in archeologia uno dei massimi indicatori cronologici. Per il momento è da segnalare anche l’eccezionale ritrovamento, nella parte alta del colle, di una “fossa da butto“ (buco per scarico) piena di frammenti ceramici di epoca romano-repubblicana, nello specifico una “ceramica a vernice nera” del II secolo a.C. che costituisce ulteriore conferma dell’esistenza di un insediamento romano nella zona prima del grande sviluppo urbanistico, a valle, della città di epoca imperiale.