Soprintendenze e Soprintendenti: breve storia della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna (cessata dal 11/07/2016)
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Mercoledì 7 Novembre 2012, nella Sala Dante dell'Istituto Nazionale della Grafica sono stati presentati i quattro seguenti volumi
DIZIONARIO DEI DIRETTORI GENERALI (1904 - 1974)
DIZIONARIO DEI SOPRINTENDENTI ARCHEOLOGI (1904 - 1974)
DIZIONARIO DEI SOPRINTENDENTI ARCHITETTI (1904 - 1974)
DIZIONARIO SOPRINTENDENTI BIBLIOGRAFICI (1919 - 1972)

Alla stesura del Dizionario biografico dei Soprintendenti Archeologi (1904-1974) hanno collaborato numerosi funzionari di questa Soprintendenza che hanno redatto le schede degli otto Dirigenti che si sono avvicendati alla guida del nostri Istituto nei sette decenni presi in esame.
Riportiamo di seguito nomi, date dell'incarico e, tra parentesi, autore della biografia, sottolineando che dal 1907 fino alla riforma del 1923 le Soprintendenze degli Scavi e dei Musei archeologici (com'erano definite) in Emilia-Romagna erano due, quella di Parma (con le province di Parma e di Piacenza) e quella di Bologna (con le province di Bologna, Reggio Emilia, Modena, Ferrara, Forlì e Ravenna).
Ciò spiega la sovrapposizione cronologica dei primi due Soprintendenti sotto indicati
Parma Giovanni Mariotti 1907-1924 (Manuela Catarsi)
Bologna Gherardo Ghirardini 1904-1920 (Luigi Malnati)
Salvatore Aurigemma 1924-1939 (Silvia Bruni - Paola Desantis)
Bologna Gioacchino Mancini 1939-1942 (Umberto Pappalardo - Roberta Schenal Pileggi)
Bologna Giulio Jacopi 1942-1946 (Umberto Pappalardo - Roberta Schenal Pileggi)
Bologna Paolo Enrico Arias 1946-1954 (Fede Berti - Roberta Schenal Pileggi)
Bologna Guido Achille Mansuelli 1957-1965 (Jacopo Ortalli)
Bologna Gino Vinicio Gentili 1963-1979 (Fede Berti)


REGIO DECRETO 31 dicembre 1923, n. 3164. Nuovo ordinamento delle Soprintendenze alle opere di antichità e d'arte.
pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Anno LXV, n. 37, Roma, Mercoledì 13 febbraio 1924, pagg. 395-399
Al Capo 1, Art. 4, la definizione di un'unica Soprintendenza dell'Emilia e della Romagna, con sede a Bologna, con effetto dal 1 dicembre 1923


L'istituzione delle Soprintendenze risale al 1904 (Regio Decreto n. 431 del 17 luglio). Le Soprintendenze furono poi regolate con la Legge n. 386 del 27 giugno 1907, a firma del Ministro Luigi Rava, rimasta sostanzialmente valida fino all'istituzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nel 1974.
Le Soprintendenze ereditarono le funzioni degli Uffici regionali per la conservazione dei monumenti, istituiti nel 1890. La Legge 386/1907 prevedeva tre tipi di Soprintendenze: ai Monumenti (ne furono istituite 18), degli Scavi e dei Musei archeologici (14), alle Gallerie, ai Musei Medievali e Moderni e agli Oggetti d'arte (15).
I compiti delle Soprintendenze degli Scavi e dei Musei archeologici, che qui interessano, erano definiti dall'articolo 5:
a) hanno la custodia e l'amministrazione dei terreni di proprietà dello Stato in cui si eseguono gli scavi, e dei monumenti in essi esistenti;
b) provvedono agli scavi archeologici che si eseguono per conto dello Stato;
c) sorvegliano gli scavi che, previo regolare permesso, si eseguono dagli altri enti e da privati;
d) invigilano affinché, a norma delle vigenti leggi, non s'intraprendano scavi clandestini, siano denunciate le scoperte fortuite e siano conservati i monumenti e gli oggetti scavati;
e) tengono in consegna e amministrazione le raccolte governative di opere d'antichità esistenti nelle rispettive regioni;
f ) invigilano sulla conservazione e le alienazioni di simili raccolte e dei singoli oggetti posseduti da altri enti e da privati;
g) hanno l'alta sorveglianza sugli uffici per l'esportazione per quanto riguarda oggetti d'antichità;
h) propongono i restauri ai monumenti dell'epoca classica e ne invigilano i lavori;
i) tengono al corrente gli inventari e compilano i cataloghi.
In tutti i ruoli dell'Amministrazione si accedeva per concorso mentre i Soprintendenti erano incaricati dal Ministero della Pubblica Istruzione e scelti tra i Direttori e gli Ispettori d'Istituti d'arte e d'archeologia, i Professori d'Università e le persone che per studi o per cognizioni dimostrate sieno venute in meritata fama di singolare perizia nelle cose d'arte e d'archeologia (articolo 29).
L'articolo 72 precisava che i Professori ordinari d'archeologia, storia dell'arte e materie affini potevano ricoprire contemporaneamente un ufficio nell'Amministrazione solo per incarico e sempre e solo per incarico potevano rimanere nell'Amministrazione coloro che assumevano un insegnamento universitario.
Durante il Fascismo prevalsero tendenze accentratrici. Il Consiglio superiore, articolato, secondo l'ordinamento risalente al 1907, in tre sezioni (antichità, arte medievale e moderna, arte contemporanea) fu sostituito già nel 1922 da una Commissione centrale per le Antichità e Belle Arti, composta da cinque membri, nominati con Decreto Reale, su proposta del Ministro della Pubblica Istruzione.
Furono anche riformate le Soprintendenze (R.D. n. 3164 del 31 dicembre 1923), che vennero ridotte da 47 a 25; scomparvero quelle ai monumenti e prevalse il criterio della competenza regionale. Le Soprintendenze divennero o uniche per ciascuna circoscrizione, oppure distinte in Soprintendenze alle Antichità e Soprintendenze all'Arte Medievale e Moderna. Alle prime venne affidata la tutela degli interessi archeologici e la direzione e l'amministrazione dei monumenti classici, degli scavi e dei musei archeologici dello Stato compresi nelle loro circoscrizioni.
Inoltre la funzione di Soprintendente, che prima era per incarico, entrò nel ruolo organico del Ministero (articolo 18) e l'assunzione mediante concorsi locali per il personale direttivo, ispettivo e tecnico, fu sostituita dal sistema dei concorsi nazionali.
Le Soprintendenze alle Antichità divennero otto (articolo 4) e, tra queste, la Soprintendenza dell'Emilia Romagna con sede a Bologna.
La riforma successiva delle Soprintendenze si deve alla Legge Bottai n. 823 del 22 maggio 1939, che ripristinò la precedente tripartizione. Il numero complessivo delle Soprintendenze passò da 25 a 58 e vennero distinte in tre classi, a seconda dell’importanza del sito. La riorganizzazione ebbe carattere di forte centralismo: alla Direzione Generale si attribuivano, oltre al coordinamento delle Soprintendenze, poteri tecnici e direttivi.
Abolite le Soprintendenze miste, quelle alle Antichità divennero 22 (4 di I classe, 7 di II e 11 di III): la Soprintendenza di Bologna, competente per l’Emilia Romagna (province di Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia), rientrava tra quelle di II classe.
Le vicende storiche, segnate da due guerre e dalla lunga dittatura, ebbero forti ripercussioni anche sull'attività delle Soprintendenze.
Nel corso della prima guerra mondiale molti Soprintendenti furono richiamati alle armi. Nel periodo tra le due guerre l'espansione coloniale fu affiancata da un'intensa attività di scavo: molti gli archeologi che operarono in Libia (Aurigemma, Caputo, Bartoccini), in Albania (Pirro Marconi) e in Asia Minore (Paribeni, Giuseppe Moretti).
Durante il fascismo, le famigerate leggi razziali del 1938 determinarono l'allontanamento dall'attività di insigni studiosi quali Alda Levi e Doro Levi, che riuscì a emigrare negli Stati Uniti.
Nel corso degli eventi bellici i Soprintendenti rimasti in attività e non richiamati al fronte ebbero come priorità la salvaguardia del patrimonio storico-artistico.
La svolta dell'8 settembre 1943 e la successiva costituzione della Repubblica Sociale di Salò crearono confusione e sovrapposizione di poteri: alcuni Soprintendenti, come, p. es., Nevio Degrassi, ricevettero l'incarico dal governo repubblichino. Luciano Laurenzi, che dirigeva la Scuola archeologica italiana di Atene, fu arrestato e internato in un campo di concentramento tedesco per non aver voluto aderire al governo della Repubblica Sociale.
Alla fine della guerra tutte le nomine effettuate dalla RSI vennero considerate nulle e fu ripristinata la situazione precedente. In questo periodo un altro fenomeno coinvolse le Soprintendenze: i processi di epurazione per i collaboratori del Fascismo videro imputati numerosi Soprintendenti, da Jacopi ad Aurigemma a Bartoccini: in alcuni casi le denunce, determinate da vendette private, non ebbero seguito; in altri, pur essendo motivate e riguardando personalità coinvolte con il regime fascista, non provocarono destituzioni e interruzioni di carriera, ma tuttal'più una momentanea sospensione o, come nel caso di Jacopi, un trasferimento punitivo.
Nei primi anni del dopoguerra le Soprintendenze furono impegnate soprattutto nella riapertura dei musei, che in alcuni casi divenne l'occasione per un nuovo allestimento, e a riparare i danni provocati dalla guerra, mentre negli anni successivi, caratterizzati da una forte e disordinata espansione edilizia, la battaglia quotidiana si svolse sul terreno della difesa del territorio e dei siti archeologici .
Quanto alla struttura delle Soprintendenze, l'impostazione della Legge del 1939 rimase sostanzialmente inalterata fino al 1974, nonostante alcune modifiche introdotte nel corso degli anni che però non riguardano la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
da "Le Soprintendenze archeologiche: istituzione e riforme" di Silvia Bruni


Nel 1881 a Bologna, già sede di collezioni antiquarie formatesi dal XVIII secolo, fu istituito un Museo Civico nel quale furono conservati i reperti delle fasi villanoviane ed etrusche rinvenuti principalmente nelle necropoli della città. Giovanni Gozzadini, Gherardo Ghirardini e, principalmente, Edoardo Brizio segnano quella fase dell'attività archeologica bolognese, estendendo le proprie ricerche, imperniate sulla città etrusca arcaica di Marzabotto, fino alle Marche: in uno scambio operativo tra incarichi di soprintendenza e quelli universitari che, a quei tempi, costituiva la regola, fino alla istituzionalizzazione del ruolo di Soprintendente. Ma la figura dominante in Emilia rappresentata da Luigi Pigorini, sistematizzatore delle ricerche e degli studi che erano fino ad allora fioriti a proposito delle fasi preistoriche e protostoriche documentate in quelle zone. Pigorini, in particolare, teorizzò una migrazione delle genti settentrionali, inventori delle terremare, verso il Sud, ravvisando nella Roma quadrata tramandata dalle fonti storiografiche antiche, il modello che da quelle si era diffuso. Anche Pigorini transitò all'Università, dopo aver fondato il Museo Preistorico Etnografico, oggi intitolato al suo nome, e il Bullettino di Paletnologia italiana, tuttora attivo.
da "Per una lettura archeologica delle attività durante la prima generazione dalla istituzione della Direzione Generale" di Pietro Giovanni Guzzo


La storia delle istituzioni è il prodotto delle capacità e dei comportamenti dei singoli individui; le loro idee, le loro passioni, le loro esperienze determinano cambiamenti e ispirano innovazioni e nuovi assetti organizzativi, il cui consolidamento si deve alle commissioni di studio, ai legislatori, alle linee di azione politica.
Il progetto editoriale che si conclude con il volume dedicato ai Soprintendenti archeologi intende dare conto delle attività dei protagonisti che, per il loro ruolo primario di responsabili degli uffici periferici dell’Amministrazione, hanno contribuito in modo significativo all’attività di ricerca e di tutela del patrimonio archeologico italiano.
Grazie alla sponsorizzazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, si completa così la serie dei Dizionari biografici dei Soprintendenti e dei Direttori Generali, secondo un piano di pubblicazioni impostato dal Direttore Generale del Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropolgico, Bruno De Santis con il primo volume, uscito nel 2007, dedicato ai Soprintendenti Storici dell’Arte.
L’arco cronologico interessato è compreso tra il 1904 e il 1974, in relazione al regio decreto 431 del 17 luglio 1904, attuativo della legge 185 del 12 luglio 1902, che ha istituito le Soprintendenze, e al decreto legge 657 del 14 dicembre 1974 (convertito nella legge 5 del 29 gennaio 1975) che ha istituito il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali: date e criteri, quale la scelta del Comitato di Redazione di inserire solo i titolari degli uffici dirigenziali, hanno necessariamente costretto ad escludere tanti personaggi, docenti universitari e funzionari di ruolo con funzione di reggenti, oltre ai Soprintendenti che hanno iniziato il loro mandato negli anni a cavallo della riforma di Giovanni Spadolini.
Le poche eccezioni sono dovute alla volontà di ricordare l’opera di personaggi fondamentali nella storia della cultura italiana, nella maggior parte dei casi tuttora ricordati come imprescindibili punti di riferimento per gli uffici che hanno diretto.
Il panorama di personaggi e di attività che viene tracciato in questo volume appare straordinario se si pensa che in pochi decenni autorevoli personalità scientifiche, studiosi di prestigio internazionale, uomini e donne di cultura, precursori di innovative iniziative di tutela e valorizzazione, capaci organizzatori, con il proprio contributo individuale hanno lasciato una solida tradizione e un’impronta durevole negli uffici e nei territori di propria competenza, nella storia degli studi e nel sistema museale italiano, con effetti duraturi sul patrimonio loro affidato.
Per la maggior parte, peraltro, si tratta di figure la cui attività istituzionale è stata costantemente affiancata da incarichi di docenza universitaria, a riprova di un prestigio culturale riconosciuto e di un’apertura alla collaborazione scientifica priva di steccati corporativi, in un’ottica di osmosi naturale tra mondo accademico e apparato amministrativo preposto alla tutela del patrimonio, confermata dai tanti casi di professori universitari incaricati di assumere la guida di una Soprintendenza, in passato come anche di recente.
Il taglio editoriale organizzato per voci biografiche, se può restituire un ritratto completo delle personalità che si sono succedute alla guida delle Soprintendenze, non si presta a delineare pienamente la storia dei singoli uffici, che meriterebbe una trattazione a sé stante, attraverso una lettura diacronica per ambiti geografici e culturali, tale da evidenziare molti altri aspetti significativi dell’evoluzione della tutela, delle attività di ricerca e delle molteplici iniziative di valorizzazione in vasti ambiti territoriali.
L’articolazione degli uffici di tutela e il loro profondo radicamento nel territorio, tuttora modello ottimale per molti paesi in via di sviluppo, resta un dato significativo che andrebbe valorizzato ulteriormente, sulla base del vasto materiale documentario che quest’opera ha prodotto.
Iniziative del tutto innovative, cito l’esempio della Legge Speciale per Paestum la cui portata nella salvaguardia del sito archeologico è stata fondamentale, costituiscono un momento paradigmatico nell’azione istituzionale dell’Amministrazione di tutela, al di là dei singoli personaggi che le hanno realizzate. Molte altre iniziative specifiche potrebbero allo stesso modo dare la misura dell’evoluzione nel tempo dell’azione di tutela attraverso la realizzazione concreta dei principi ispiratori presenti nelle norme, grazie alla visione innovativa di tante figure qui delineate.
La rassegna è stata organizzata sulla base degli elementi forniti dalle Soprintendenze, che hanno affidato a propri funzionari e collaboratori esterni la redazione delle biografie, al fine di offrire una testimonianza più diretta delle attività svolte. La redazione è intervenuta solo nei rari casi di indisponibilità, talora tardiva, ad evitare che vi fossero lacune nell’opera.
Per addivenire alla pubblicazione di questo volume, è stato necessario tuttavia fare i conti con non poche difficoltà nel reperire i documenti d’archivio, soprattutto per i periodi bellici e post bellici o nel caso delle Soprintendenze maggiormente interessate da ripetuti accorpamenti o suddivisioni: questo aspetto si evince chiaramente ripercorrendo la serie di riforme organizzative, anche per quanto riguarda le modalità di reclutamento, ben delineata nell’introduzione di Silvia Bruni, cui si deve anche il merito di avere garantito la raccolta, la revisione e la redazione di un lavoro notevolmente complesso e dispersivo.
Il risultato che deriva dal ricco mosaico offerto dalla serie dei Dizionari dei Soprintendenti può senz’altro costituire motivo di riflessione per i nostri tempi: perché quanto è stato costruito con impegno e lungimiranza nei decenni che ci hanno preceduto, compresi gli anni successivi alla riforma di Spadolini, non sia dimenticato, ma sia oggetto di stimolo e di confronto costruttivo.
Prefazione di Jeannette Papadopoulos, Direzione Generale per le Antichità


L'iniziativa di pubblicare i dizionari dei soprintendenti che hanno prestato servizio presso la Direzione delle Antichità e Belle Arti e presso la Direzione delle Biblioteche del Ministero della Pubblica Istruzione dal 1904, anno di istituzione delle Soprintendenze, al 1974, anno dell'istituzione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, fu avviata dal Direttore Generale Mario Serio nel 2003 circa, con la collaborazione del Centro Studi per la Storia del lavoro e delle Comunità territoriali, nella persona del prof. Angelo Varni, e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, nella persona di Sergio Santi. L'iniziativa portò alla pubblicazione del Dizionario dei Soprintendenti Storici dell'Arte nel 2007.
L'opera di pubblicazione fu continuata dal Direttore Generale Bruno De Santis, che si conclusa con l'edizione degli altri quattro dizionari: Direttori Generali, Soprintendenti Architetti, Archeologi, Bibliografici.
Per realizzare tali pubblicazioni, dal 2009 ad oggi si sviluppato un lavoro di ricerca che ha coinvolto le soprintendenze di tutta Italia. Ogni dizionario, a parte quello dei Direttori Generali, contiene circa 80/100 biografie. Alla base di ogni singola biografia vi stata una ricerca di archivio condotta presso l'ACS e l'Ufficio Matricole del Ministero, a cui si affiancata la ricerca che gli autori hanno invece svolto presso gli archivi delle rispettive soprintendenze, l'analisi delle pubblicazioni dei soprintendenti trattati, e quelle che hanno avuto invece gli stessi soprintendenti come oggetto.
La ricerca di archivio in Roma, condotta da Maria Cristina Guardata e Sabrina Lamarra, stata sostenuta dell'aiuto della dott.ssa Letizia Sagù per lACS, di Maria Gaia Balint e Stefania Stèfani per la sezione dell'ACS di Oriolo Romano, e di Cinzia Di Giovine per l'Ufficio Matricole.
All'interno di un lavoro comune, sotto il coordinamento generale di Maria Grazia Bernardini, ogni volume si sviluppato secondo un percorso autonomo, indicato dai coordinatori che ne hanno curato il coordinamento scientifico, la segreteria organizzativa e la revisione dei testi: per i direttori generali Maria Grazia Bernardini e Laura Orbicciani, per i bibliotecari Simonetta Buttò e Andrea Paoli, per gli architetti Morena Costantini, Laura Caterina Cherubini e Maria Cristina Guardata, per gli archeologi Jeannette Papadopoulos, Silvia Bruni e Rita Paris.
La casa editrice è la Bononia University Press

Elenco dei Soprintendenti Archeologi in ordine cronologico
Il Dizionario comprende le biografie dei Soprintendenti dal 1904 (Regio Decreto 17 luglio 1904, n. 431; Regio Decreto 27 giugno 1907, n. 386) al 1974 (istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, con Decreto Legge del 14 dicembre 1974, n. 657).
Sono state inserite anche biografie di personaggi che, pur non essendo mai stati nominati Soprintendenti, hanno avuto, per motivi diversi, un grande rilievo: Innocenzo Dall’Osso, resse la Soprintendenza di Marche e Abruzzi dal 1908 al 1920 sempre come Ispettore, subì, come ricorda Gabriele Baldelli, una sorta di damnatio memoriae dovuta principalmente alla sua opposizione alle teorie imperanti di Luigi Pigorini; Alda Levi, incaricata dell’Ufficio distaccato della Lombardia, lo resse dal 1924 al 1938, quando fu esclusa per motivi razziali; nonostante il grande lavoro svolto, è stata dimenticata e questo oblio è continuato anche dopo la fine del Fascismo. La biografia redatta da Anna Ceresa Mori vuole essere, pur nei limiti richiesti dal presente volume, un risarcimento. Luigi Pigorini, fondatore della paletnologia e del Museo Preistorico-Etnografico a lui dedicato, è stata una figura di primo piano nella cultura italiana ed europea.
Non sono stati invece inseriti quei Soprintendenti che, in carica per pochi mesi prima dell’istituzione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, hanno svolto la maggior parte della loro attività con il nuovo Ministero.
La difficoltà di reperire materiale di archivio e dati storici ha impedito, in alcuni casi, lo svolgimento dettagliato della voce biografica, che pertanto appare più sintetica e difforme dalle altre, senza per questo significare una minore importanza dell’attività del biografato.
La cronologia degli incarichi ricoperti dai Soprintendenti Archeologi non è sempre coerentemente consequenziale a causa delle varie situazioni in cui si sono trovati gli uffici: sedi vacanti, ruoli ricoperti da reggenti o da altre figure (p. es. storici dell’arte), incarichi doppi

Per ogni ulteriore informazione rivolgersi alla Direzione Generale Belle Arti e Paesaggio


Soprintendenti Archeologi dell'Emilia-Romagna dopo Gino Vinicio Gentili (cioè dopo il 1979)
Giovanna Montanari Bermond (1980-1989)
Severino Maccaferri
Anna Maria Moretti Sgubini
Piero Giovanni Guzzo
Mirella Marini Calvani
Luigi Malnati (2002-2010)
Filippo Maria Gambari (2011-2014)
Marco Edoardo Minoja (2014-2015)
Luigi Malnati (2015-2018)

Per effetto del DM 23 gennaio 2016, n. 44, la Soprintendenze Archeologia dell'Emilia-Romagna è stata fusa e accorpata alla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le province di Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara con conseguente creazione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.
La nuova Soprintendenza è diventata operativa dall'11 luglio 2016
Il primo Soprintendente della neo-istituita Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara è stato fino al 31 marzo 2018 il dott. Luigi Malnati