Correggio (RE) - La monumentale basilica di San Quirino riapre al termine dei lavori di consolidamento e restauro post sisma 2012
Home- Scavi/Valorizzazione - Correggio (RE), Restauri 2019

Riapre a Correggio la monumentale basilica di s. Quirino dopo i lavori di restauro per i danni del sisma 2012
Martedì 4 giugno 2019, alle ore 10.30
, in occasione della festa liturgica del Santo Patrono cittadino, solenne celebrazione dell'Eucarestia nella chiesa restaurata

Il restauro degli affreschi ottocenteschi

Chiusa per ragioni di sicurezza all’indomani del sisma che aveva danneggiato anche la torre civica adiacente alla facciata, la chiesa arcipretale di Correggio (scrigno d'arte che dal Rinascimento giunge fino alla contemporaneità con pregevoli opere di pittura e scultura), riapre finalmente dopo un complesso intervento di consolidamento strutturale, che ha restituito all’edificio condizioni di agibilità. La parrocchia ha intrapreso meticolosi lavori che hanno recuperato tanto l’apparato decorativo ottocentesco che impreziosisce l’interno, come i pregevoli intagli lignei della cassa dell’organo e del coro absidale. Va dato merito di questi esemplari interventi a un team di tecnici altamente qualificati e a specializzate maestranze reggiane, particolarmente sensibili e motivate.
I positivi risultati raggiunti, grazie alle risorse messe a disposizione dal Commissario alla Ricostruzione, sono frutto di una feconda sinergia tra le istituzioni preposte: l’ufficio per i beni culturali della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla, che ha operato in qualità di stazione appaltante, relazionandosi con l’Ufficio appositamente istituito dalla Regione Emilia Romagna per l’oculata gestione delle risorse finanziare messe in campo e per la valutazione tecnica dei progetti.
Tutt’altro che marginale il ruolo avuto in tale ambito dagli Organi periferici del Ministero per i beni e le attività culturali chiamati a vigilare sulla qualità della progettazione e dell’esecuzione dei lavori a salvaguardia delle valenze materiali e storiche dei monumenti antichi. I lavori post-sisma sono stati affiancati dal restauro del pregevole apparato ligneo della cappella maggiore ed è stato anche completato il recupero scientifico della fase pittorica ottocentesca degli interni.
Tiziano Ghirelli, delegato diocesano alla ricostruzione, ricorda come l’intervento sulla monumentale chiesa di s. Quirino sia percepibile oggi come il “vertice” dell’azione di ricostruzione degli edifici del Comune di Correggio. Grazie alle risorse stanziate dal Commissario alla Ricostruzione, già realizzati interventi alle chiese parrocchiali di S. Prospero di Correggio e di Mandrio (dove nelle prossime settimane si impianterà nuovamente un cantiere per il 2° stralcio di opere). Il prossimo anno i lavori partiranno presso le chiese di Mandriolo; Lemizzone; S. Biagio. Nel Capoluogo sarà oggetto di intervento il complesso monastico di s. Chiara, con previsione di inizio lavori nel settembre 2020. Infine si opererà per il recupero strutturale la chiesa della Madonna della Misericordia, già messa in sicurezza nei mesi immediatamente successivi il sisma.
Palma Costi, Assessore con delega alla ricostruzione post sisma della Regione Emilia Romagna, ribadisce come ‘ricostruire le chiese significhi riconsegnare alle nostre comunità una parte importante della loro identità. Si tratta di stanziamenti importanti, risorse messe a disposizione dal Commissario Stefano Bonaccini, che sono stati possibili perché sia nella fase dell’emergenza sia in quella della ricostruzione abbiamo considerato gli edifici religiosi di interesse pubblico beni importanti dal punto di vista spirituale ma anche di tutta la cittadinanza perché sono edifici unici dal punto di vista storico e artistico. La ricostruzione è a buon punto e prosegue nei modi e nei tempi prefissati grazie al grande lavoro realizzato dalle Diocesi, in collaborazione con i tecnici della struttura commissariale e il segretariato regionale del ministero dei Beni e delle attività culturali. Più in generale la ricostruzione sta procedendo bene e tra qualche anno sono certo che sarà ricordata per la sua efficacia.’
Le proficue collaborazioni hanno certamente giovato anche alle tempistiche. In neppure cinque anni tutto l’iter di studio, progettazione, conseguimento dei pareri autorizzativi, fisiologicamente articolato (comprese la delicata fase dell’appalto lavori e la successiva esecuzione delle opere) ha dato i frutti desiderati.
Cristina Ambrosini, Soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio, sottolinea che «L’intervento sulla chiesa di San Quirino a Correggio con i fondi del sisma ha dato modo di mettere in luce non solo le fragilità di un organismo molto articolato, ma soprattutto è stata l’occasione per studiare il manufatto. I tanti saggi effettuati e lo smontaggio del coro per le lavorazioni strutturali hanno messo in luce l’impianto preesistente regalandoci un bellissimo lacerto della decorazione precedente. Le risorse dei fondi 8x1000 hanno permesso una rilettura dell’apparato decorativo interno che oggi ci mostra una chiesa armonica, ricca e vibrante di tonalità. I Progettisti e il Direttore dei lavori hanno avuto la sensibilità di modificare in corso d’opera il progetto così da rendere leggibile e proporzionato l’interno».
L’intervento di riparazione dei danni sismici, progettato dall’arch. Mario Deganutti e diretto dalla prof.ssa Donatella Forconi dell’Università di Milano, con l’ing. Ivo Scargetta, è stato eseguito dalla ditta Edilgrisendi di Reggio Emilia, con costo di € 858.523,82 messi in campo dalla Regione. A carico totale della Parrocchia le somme necessarie al restauro pittorico, condotto dalla ditta Athaena di Reggio Emilia, che ha eseguito anche il restauro degli arredi lignei del presbiterio, diretto dall’arch. Mauro Severi, opera per la quale la parrocchia aveva ottenuto un congruo finanziamento da parte della Presidenza del Consiglio.
Il parroco, don Sergio Pellati, nel ringraziare quanti hanno interpretato la volontà della Comunità locale di riportare all’archetipa bellezza la chiesa madre della cittadina, ribadisce le ragioni teologiche e pastorali di tale azioni parrocchiali. In una chiesa, costituita da tanti mattoni, si manifesta in immagine, l’unità della Famiglia di Dio, in cui lo stare insieme è anticipazione della bellezza della comunione paradisiaca. Una chiesa come san Quirino sarà preziosa, non solo per la nostra comunità parrocchiale, ma per tutta l’Unità pastorale Beata Vergine delle Grazie e anche per le altre unità pastorali di Correggio.
Il consolidamento di s. Quirino a Correggio è parte di un febbrile lavoro messo a punto sull’area del “cratere” per quello che compete alla Diocesi. A distanza di 7 anni dall’evento sismico delle oltre 70 chiese danneggiate e rese in gran parte inagibili, circa 30 edifici sono stati fatti oggetto di intervento e restituiti alla pubblica fruizione, alcuni proprio in questi giorni. Oltre 20 le chiese che entro il 2019 vedranno l’avvio di cantieri, mentre si sta procedendo al conferimento degli incarichi professionali per la progettazione degli interventi sugli edifici con danni non gravissimi.

La facciata della Chiesa parrocchiale dei ss. Quirino e Michele in Correggio
La facciata della Chiesa parrocchiale dei ss. Quirino e Michele in Correggio

La Chiesa parrocchiale dei ss. Quirino e Michele in Correggio: note storiche

Fondata tra la fine del IX e gli inizi del X secolo, l’antica chiesa dei Santi Michele e Quirino è citata nei documenti d’archivio la prima volta nel 1009.
La chiesa era in realtà una cappella palatina retta da un rettore. Dopo la donazione di un appezzamento di terreno fatta nel 1173 da Alberto da Correggio, dobbiamo attendere il XV secolo per ritrovare citata dalle fonti storiche questa chiesa.
Ragioni politiche portano alla promozione dell’istituzione ecclesiastica correggese, forte della protezione signorile dei Manfredo, ai danni dell’antica pieve di Prato. Costituitosi in collegio, il clero locale, espressione dei potentati della cittadina, ambisce ad avere una chiesa che rifletta il nuovo status raggiunto. A donare il terreno per il costruendo edificio sacro saranno i fratelli Giovanni Francesco e Manfredo signori di Correggio. Questo terreno, denominato Ortazzo, era parte della fossa, ormai prosciugata, dell’antico castro, la cui porta d’accesso a settentrione è ancora leggibile nella Torre Civica adiacente la facciata della chiesa.
Nel 1512 hanno inizio i lavori per la nuova costruzione, che tredici anni dopo, il 5 ottobre 1525, alla presenza dei canonici e di tutto il popolo, è consacrata dal vescovo monsignor Giovanni Maria Colonna, che la intitola a san Quirino.
Nel 1590 è rialzato il presbiterio con un aumento dei gradini della scalinata che passano da 6 a 12, consentendo la creazione di una cripta al fine di ricollocare i resti del corpo di s. Quirino.
Alla prima metà del XVII secolo risale la decorazione della volta della navata centrale.
Altra vicenda è quella degli apparati decorativi e architettonici della facciata della basilica. Ultimata nel suo assetto architettonico solo sul finire del Settecento con la sostituzione delle originarie finestre serliane con aperture semicircolari, il fronte è oggetto di numerosi progetti, alcuni dei quali conservati nell’Archivio Capitolare di San Quirino.
L’attuale aspetto in stile classico, con superfici in cotto a vista, capitelli, cornici e basamenti in travertino, è frutto dell’intervento realizzato nel 1964, su progetto di Carmela Adani (1899-1965). Il rifacimento della facciata della basilica ha comportato l’eliminazione della settecentesca decorazione a chiaroscuro e finto marmo, che ben si armonizzava con le tinte dei palazzi circostanti e con le decorazioni presenti all’interno della chiesa.
Una attenta e meticolosa disamina delle cronache ottocentesche ha consentito di verificare il danneggiamento rilevato sulla basilica di San Quirino a seguito degli sciami sismici di quel periodo storico.
Per esempio, relativamente alla scossa del 12 febbraio 1806, il cronista Pietro Zaccarelli annota che «in Correggio si strappò una catena di ferro della navata della basilica di San Quirino contigua alla Torre…
Nuovamente nel 1831 e nel 1832 due eventi sismici colpiscono la chiesa di Correggio. Le cronache registrano importanti danni, seppur senza crolli, alla campata d’ingresso della navata centrale e in quella in prossimità dello scalone. Altri ancora si ebbero sulla parete tra l’archivio Capitolare e la cappella della Visitazione (attuale cappella del Sacro Cuore), nella cappella di Sant’Antonio abate (attuale penitenzeria), attigua alla Torre civica e in quella della SS.ma Trinità, all’epoca ancora sormontata dalla tribuna lignea collegata, mediante un corridoio pensile, al piano nobile del Palazzo dei Principi. La stessa quindi, nell’occasione, fu definitivamente rimossa.
I danni subiti alle coperture e le pesanti ferite ai paramenti murari e volte interne della basilica a seguito delle due sequenze sismiche attivatesi nei primi anni Trenta dell’Ottocento, spinsero il prevosto canonico Pietro Rota a intraprendere un impegnativo cantiere di restauro e consolidamento di tutto il sacro tempio.
Il cantiere di riparazione della basilica, tra alterne fasi, si protrarrà per quasi quarant’anni.
La conservazione presso l’Archivio Capitolare di un corposo faldone contenente le ricevute di pagamento, i contratti, le relazioni tecniche e alcune tavole progettuali, consentono di seguire, ad annum, l’evolversi dei cantieri.
Nel febbraio 1839 la Fabbriceria incarica il correggese Francesco Forti (1801-1864), architetto ed ingegnere comunale, di predisporre un progetto di risanamento strutturale della basilica.
Nell’occasione, la stima complessiva per i lavori, interni ed esterni alla basilica, raggiunge la significativa cifra di 13.516,06 Lire, impegnando la Fabbriceria nel reperimento delle risorse necessarie: sono aperte pubbliche sottoscrizioni, richiesti contributi alla Comunità e alla camera ducale, puntualmente registrate dai fabbricieri nei repertori di cassa, assieme alle spese per i materiali, laterizi, mine di gesso e calce, carri di sabbia e sabbione, legnami di olmo, rovere, abete.
È curioso notare come in questa occasione sia nelle modalità di danneggiamento della fabbrica che nell’azione della comunità, del sacerdote e dei tecnici, si ritrovino le stesse caratteristiche che hanno accompagnato il restauro strutturale e pittorico della basilica avvenuto in conseguenza all’evento sismico del 2012.
La chiesa quindi è consolidata nelle strutture e rivisitata nell’apparato decorativo.
I colori della chiesa nell’arco dei 40 anni di restauri sono sensibilmente modificati partendo da bianco della calce e rosso dei mattoni (in cotto il pavimento, la grande scalinata, gli zoccoli dei pilastri e i capitelli) fino a riportare diverse tinte sui toni del beige e del giallo, con ocra e oro. Sono scanalati i pilastri in modo da riportare l’immagine dell’ordine classico (dorico) e aggiunto, sopra alla precedente decorazione cinquecentesca riportata in alcuni punti alla luce durante questo restauro, un fregio con metope, triglifi e cornici aggettanti nella navata centrale.
Nei primi anni venti del XX secolo Meulli e Cucchi, due decoratori carpigiani, decorano le volte delle cappelle laterali. Nella stessa occasione sono integrate le decorazioni dei sottarchi e introdotto il blu nel fondo dei pennacchi e delle metope oltreché restaurato l’oro delle rose e delle bacche, probabilmente preesistente.
Ormai annerita dai fumi prodotti dalla combustione anomala dell’impianto di riscaldamento in occasione del restauro pittorico del 1988 si provvide a recuperare parte dell’impianto decorativo ottocentesco (cassettoni delle volte delle navate laterali e decorazioni del presbiterio), obliterando alcuni dei colori riportati alla luce con quest’ultimo intervento di restauro.

La navata della chiesa dopo i lavori di restauroNOTE SUL RESTAURO
I DIVERSI PROGETTI DEL RESTAURO e I CONTESTUALI CANTIERI

Nella fabbrica del restauro della basilica post evento sismico 2012 sono in corso diversi cantieri: l’intervento complessivo risulta così dall’insieme di risorse e sforzi progettuali e realizzativi di molteplici Enti, progettisti, direttori lavori e imprese che hanno condiviso ed attuato le filosofie d’intervento.
All’opera hanno contribuito e partecipato a vario titolo i diversi Enti competenti (Regione, Ufficio Diocesano Beni Culturali e nuova edilizia di culto, MIBAC Soprintendenza Archeologia Belle Arti e paesaggio per la città metropolitana di Bollgna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, Presidenza del Consiglio, Parrocchia di San Quirino, Comune di Correggio).
Su tutta la chiesa sono in atto i lavori di riparazione sismica con interventi strutturali di consolidamento delle volte e delle coperture, consolidamento delle murature lesionate ed apposizione di nuove catene metalliche.
Nell’occasione dei lavori per il terremoto sopra citati, si è pensato di ottimizzare i costi di cantiere e i tempi di occupazione della chiesa restituendo la stessa, almeno nelle sue parti principali, completamente restaurata provvedendo anche al restauro dell’apparato pittorico e decorativo.
L’occasione del cantiere del restauro del coro, già in essere prima del terremoto, ha reso la scelta di completare il restauro ancora più opportuna.

LA RIPARAZIONE DEI DANNI DEL SISMA
L’intervento di restauro strutturale ha sostanzialmente portato a riparare i danni del sisma con presidi che hanno permesso un consolidamento generale del sistema strutturale e restituito la chiesa in una forma che avrebbe mostrato al suo interno, come già per i precedenti interventi, le operazioni di riparazione a vista.
Lo stato del danno ha evidenziato un quadro fessurativo che ha rilevato la presenza di lesioni diffuse ed anche meccanismi di ribaltamento dei fronti in presenza di coperture spingenti.
Gli interventi sono stati pertanto finalizzati a riparare i danni e i dissesti in atto, assicurare una buona organizzazione della struttura, curando particolarmente l’efficienza dei collegamenti tra le pareti verticali dell’edificio e tra queste ultime e gli orizzontamenti, eliminare gli indebolimenti locali, ridurre a entità sicuramente accettabile l’eventuale spinta generata dalle strutture voltate e dalle coperture e raggiungere una distribuzione di masse non strutturali ottimale, ai fini della risposta sismica della struttura, evitando interventi diretti sulle fondazioni, di sostituzione dei solai e dei tetti o indeterminatamente tesi ad aumentare la resistenza a forze orizzontali dei maschi murari

IL RESTAURO DELL’APPARATO PITTORICO E DECORATIVO
Come già evidenziato, gli interventi sulla chiesa si sono succeduti più volte nei tempi antichi e anche più recenti e le riparazioni, obbligate dai terremoti, sono state in passato l’occasione per reinterpretare le finiture, i colori e gli stucchi della chiesa.
Il progetto di quest’ultimo restauro ha scelto di evidenziare, attraverso il ripristino e l’integrazione pittorica, l’epoca più significativa di queste modifiche: quella del XIX secolo anche se, all’interno dello stesso secolo nonchè all’inizio del successivo, la chiesa vedeva passare il bianco e il giallo, il blu e l’oro, il beige e l’ocra con variazioni cromatiche anche piuttosto vivaci e sovrapposizione di dipinti e decorazioni.
Si è compreso, dopo numerose indagini storiche e indagini chimiche e fisiche sui materiali, come non fosse possibile restituire un’interpretazione univoca e scegliere un solo intervento storico da riportare alla luce e pertanto, nel riconfermare alcune scelte operate nell’ultimo restauro del 1988, abbiamo contestualmente lavorato per restituire alla chiesa quella vivacità di colori e, conseguentemente, di relazione tra le parti dell’architettura che ha avuto nella storia, che aveva perso e che ora le dona nuova vita.
Si è scelto quindi di dare priorità, attraverso la gerarchia che si attiva tra le sfumature del bianco avorio, beige e giallo, ad alcune parti dello spazio architettonico e del partito decorativo.
Il fregio ottocentesco venne giustapposto al decoro preesistente del XVII secolo che peraltro è stato scoperto durante il restauro ed è ora visibile negli angoli della fascia del fregio in corrispondenza delle paraste absidali.
Il fondo blu perduto nell’ultimo restauro e utilizzato nei primi anni 20 del XX secolo, è stato ripristinato nelle metope e nei pennacchi.
L’oro delle rose e delle bacche è stato portato alla luce in quanto coperto da velature a tinta biancastra.
Così metope e triglifi ritrovano il chiarore originario e nel fondo delle lastre delle metope torna il blu come l’oro nelle rose.
Alla base dei pilastri nella parte rivolta verso la navata centrale è stato riscoperto un basamento finito in cotto sagramato tirato a cera che è stato integrato per le parti mancanti e restaurato. Apparteneva a una fase (i primi interventi ottocenteschi) in cui i colori della chiesa erano prevalentemente dati dal rosso del cotto e dalla calce bianca.
Per il resto, una volta classificato il livello di degrado e le sue cause, si sono stabilite le operazioni di risanamento realizzate con tecniche naturali e più possibile vicine alle tecniche di costruzione originarie dell’epoca.
La prima operazione ha riguardato il consolidamento dei supporti (intonaco) in parte già operato nel cantiere di restauro strutturale, particolarmente complesso nell’area della volta della navata centrale.
Nel trattamento di affreschi, tempere e stucchi, l’attenzione ed il rispetto di quanto attualmente esistente, hanno portato al ripristino, senza forzature, delle immagini e delle decorazioni lasciando che si rilegga la patina o l’imperfezione/incompiutezza lasciata dal sovrapporsi degli interventi.
Le tecniche di pulitura, tinteggiatura e ritocco utilizzano materiali naturali, prodotti dagli stessi restauratori, il grassello di calce è stagionato dagli stessi in vasche di larice e i colori sono preparati con miscele di terre naturali per il restauro degli affreschi.
Uno dei degradi più evidenti sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo (sfaldatura di intonaci e marmi) è quello indotto dall’umidità di risalita che è data da una presenza di falda a 1,5/2 m circa dal pavimento della chiesa, nella quale probabilmente affondano le fondamenta e in particolare tutto il volume della cripta. Quest’ultima, infatti, rivestita di marmi fino quasi all’imposta delle volte, ha portato in chiesa umidità, acqua e sali che hanno sfaldato anche i marmi di rivestimento delle due cappelle absidali.
Si è proceduto, pertanto, a sostituire il marmo nella cripta e nella cappella del SS Sacramento con un intonaco traspirante naturale in pozzolana e calce, finito a marmorino e colorato in pasta con tonalità simili al marmo preesistente. Sono state mantenute e restaurate le fasce in cui compaiono, in foglia oro, i nomi dei benefattori della chiesa.