Quaderni di Archeologia dell'Emilia-Romagna 32
L'OSPITALE DI SAN BARTOLOMEO DI SPILAMBERTO (MO)
Archeologia, storia e antropologia di un insediamento medievale
a cura di Donato Labate, Mauro Librenti
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Fino a pochi anni fa, non c’era traccia dell’antica Chiesa di San Bartolomeo, con annesso Ospitale, citata già in un atto del 1162. Si sapeva solo che era “Spinanamberti de supra”, cioè a sud di Spilamberto, in direzione di Vignola.
Soprintendenza e Comune l'hanno cercata, prima in un'area destinata a interventi edilizi, poi a sud-ovest, all'angolo tra la Vignolese e via S. Pellegrino, e infine a sud-est, all'angolo con il canale Diamante. E qui finalmente l'atteso ritrovamento.
Ora il volume "L'Ospitale di San Bartolomeo a Spilamberto" racconta la cronaca di una scoperta annunciata, documentando gli scavi condotti a Spilamberto tra il 2007 e il 2008 che hanno messo in luce edifici di età medioevale con annessa necropoli.
Le indagini archeologiche hanno recuperato un complesso pienamente medioevale di carattere religioso, collegato alla viabilità con la Toscana, e legato alla prime fasi di vita di Spilamberto dal tempo del Marchese Bonifacio, alla fondazione del Castello ad opera dei Modenesi nel 1210, fino al XIV secolo quando l'insediamento religioso sarà abbandonato.
Si tratta di un Ospitale collegato a una chiesa e a edifici rurali, che a giudicare dai reperti rinvenuti fu utilizzato fino al XIV secolo. Di grande interesse anche la necropoli affiancata alla chiesa, con oltre 40 tombe di cui due di pellegrini iacobiti, riconoscibili dalla conchiglia con cui adornavano il proprio abbigliamento.
La storia di questo sito ha origine a cavallo dell’anno Mille. Il modello romano è tramontato, l’arrivo dei Longobardi non sortisce gli effetti sperati, risolvendosi in lotte contro l'Impero Romano d’Oriente (i Bizantini), il Papato e infine i Franchi. Nel frattempo il territorio si impaluda e le strade diventano sempre più impraticabili. In questo contesto resta in piedi una sola rete, quella della Chiesa: una rete fatta di monasteri, abbazie e pievi, una rete di cultura e di governo oltre che di preghiera, una rete che è alla base della rinascita dell’Italia a partire dall’XI secolo.  L’abbazia di Nonantola ne è uno dei pilastri più importanti e il più prossimo a Spilamberto. L’Ospitale di San Bartolomeo diventa uno dei nodi di questa rete, una piccola struttura che può svanire in pochi anni o svilupparsi in futuro insediamento. Come poi in effetti accadrà: di lì a breve nasce il castello di Spina Lamberti o forse è proprio con l’Ospitale che nasce Spina Lamberti.
La documentazione di scavo fotografa in modo fedele e con dettagli sorprendentemente minuti la realtà di un Ospitale del XII-XIV secolo in un territorio percorso da numerosi viaggiatori, posto tra la via Emilia e la direttrice del Panaro attraverso l’Abetone, verso Lucca e Pistoia. La stessa titolatura dell'Ospitale a San Bartolomeo apostolo (traslato a Benevento in età carolingia) rimanda al patrono invocato contro le malattie cutanee e veneree nonché protettore degli artigiani che usano coltelli e arnesi da taglio.
La fine dell’Ospitale nel XIV secolo potrebbe forse testimoniare la crisi indotta su queste strutture situate lungo gli assi stradali dalla diffusione della terribile Peste Nera, che nel Trecento colpisce anche Modena sterminando almeno 8.000 cittadini e 10 Frati Minori: proprio la diffusione in molti Comuni italiani di ordinanze che proibivano i viaggi in città colpite dalla peste porta a un crollo dei traffici che si riflette sulle strutture di ospitalità collocate lungo le strade.
Ancora una volta l’archeologia, nel suo rendere tangibile la storia attraverso materiali e oggetti spesso comuni, riesce a “far parlare” anche insediamenti minori e apparentemente periferici: le conchiglie del pellegrinaggio bastano da sole a documentare le vivaci connessioni che percorrevano con una rete di fili solidissimi tutta l’Europa medievale.

 


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