Quaderni di Archeologia dell'Emilia-Romagna 31
IL MOSAICO RITROVATO
Indagini archeologiche a Savignano sul Panaro
a cura di Donato Labate, Luca Mercuri, Silvia Pellegrini
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Nel febbraio 1897 a Savignano sul Panaro, nei pressi dell’antica via Claudia, vennero in luce i resti di una grande struttura di tarda età romana. I mosaici pavimentali erano talmente belli da destare l’attenzione dell’allora direttore del Museo Civico di Modena, Arsenio Crespellani, e da spingerlo a intraprendere un vero e proprio scavo archeologico durante il quale i tappeti musivi vennero documentati con splendidi acquerelli policromi.
L’importanza del ritrovamento risultò subito palese: si trattava evidentemente di un edificio di pregio che testimoniava la presenza nel territorio di Savignano di una residenza legata all’élite della società tardoantica.
Al termine delle indagini ottocentesche i mosaici vennero ricoperti nel luogo stesso del ritrovamento e per più di un secolo non se ne parlò più, anche se ovviamente non se ne perse la memoria, testimoniata per di più dai pregevoli disegni che ne documentavano l’esistenza.
L'occasione per il recupero si è presentata tra il 2010 e il 2011, durante i lavori per la realizzazione di una rotatoria. Sapendo che quello era il luogo dov'era stato rinvenuto il mosaico, la Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna ha disposto il controllo archeologico preventivo, che ha individuato di nuovo i resti del complesso architettonico; si sono così potute completare le indagini archeologiche, consentendo al contempo il distacco del mosaico di uno degli ambienti.
Questa storia affascinante è il tema del volume "Il mosaico ritrovato", curato da Donato Labate, Luca Mercuri e Silvia Pellegrini.
Il recupero dell’ormai famoso mosaico di Savignano, protagonista tra l'altro della mostra “1897-2012. Il mosaico riscoperto", è frutto dell’applicazione della disciplina dell’Archeologia Preventiva.
L’applicazione di questa norma, precocemente recepita in Emilia-Romagna, che presuppone l’obbligo di sottoporre alla competente Soprintendenza per i Beni Archeologici il progetto preliminare, al fine di valutare la necessità di effettuare indagini stratigrafiche preventive, sta producendo risultati eccellenti per l’economia dei lavori pubblici, per la straordinaria opportunità che ne deriva per la conoscenza dei territori e, non da ultimo, per un diffuso entusiasmo nei confronti delle scoperte archeologiche, percepite come un valore aggiunto dalle comunità locali.
Nel caso specifico, i lavori per la realizzazione di una rotatoria stradale hanno portato a questo recupero, reso ancora più prezioso per la sinergia tra diverse Istituzioni, la Provincia di Modena, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e il Comune di Modena, che hanno contribuito non solo a recuperare una straordinaria scoperta di cui si era persa memoria e contestualmente a realizzare un’infrastruttura strategica per il territorio, ma soprattutto a restituire alla Comunità un tassello della sua identità, con l’auspicio di farlo conoscere e valorizzarlo al meglio.

 


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