Quaderni di Archeologia dell'Emilia-Romagna 21
GLI SCAVI DI CASTELFRANCO EMILIA PRESSO IL FORTE URBANO
Un abitato etrusco alla vigilia delle invasioni celtiche
a cura di Luigi Malnati, Diana Neri
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Il volume correda l'omonima esposizione allestita al Museo Civico di Castelfranco dal 14 dicembre 2008 al 15 febbraio 2009.
Le sale di Palazzo Piella ospitano i materiali emersi durante le numerose campagne di scavo condotte sul sito archeologico nei pressi  del Forte Urbano, susseguitesi ininterrottamente dal 1992 al 1996, con una ripresa nel 2004.
La revisione dei dati di scavo effettuata dalla nostra Soprintendenza e dall'Università degli Studi di Milano, corso di Archeologia dell'Italia Preromana, in virtù di una convenzione tra i due Enti, oltre a fornire l'occasione per l'analisi sistematica dei materiali e dei contesti, ha costituito la base sia della mostra che del catalogo. Partendo dallo scavo vero e proprio e dall'analisi dei materiali rinvenuti, incluse le considerazioni sull'economia animale (allevamento, caccia e consumi carnei), passando per le indagini archeobotaniche, i cui esiti consentono di ricostruire il paesaggio vegetale e l'ambiente che circondava l'abitato, il volume approda all'interpretazione dello scavo e ad alcune considerazioni conclusive sul piano storico. L'abitato di Castelfranco-Forte Urbano nasce in un qualche momento della prima metà del V sec.a.C.; si tratta certamente di una fondazione programmata ed organizzata da un'autorità politica perché scavi e costruzioni richiesero lo sforzo di diversi uomini ben coordinati e diretti. L'impianto urbano appare ispirato dall'etrusca disciplina, con strutture orientate secondo i punti cardinali. La fondazione risponde probabilmente all'esigenza di controllare il territorio emiliano con una strategia diversa da quella adottata nei secoli precedenti. I dati paleobotanici e faunistici ci mostrano una comunità che sta passando da un'economia ancora prevalentemente pastorale ad un'agricoltura sviluppata, con ampio disboscamento dei terreni circostanti e marginalizzazione del ruolo della caccia; la documentazione materiale fornisce un'ampia campionatura delle ceramiche utilizzate in Emilia tra la metà del V e il primo quarto, o metà, del IV secolo, incluso il bucchero locale e ceramica d'importazione attica riferibile a vasellame da banchetto.
Verso la metà del IV secolo a.C. il villaggio, o almeno la parte centrale, sembra sottoposto ad una consistente opera di ristrutturazione. E' possibile che ciò sia in relazione con il definitivo controllo della pianura emiliana da parte dei Boi, come attestato dalle tombe di Felsina e Casalecchio che datano all'inizio del IV secolo il momento cruciale  dell'occupazione celtica del bolognese. Non abbiamo prove che l'insediamento etrusco abbia subìto una violenta distruzione e comunque l'abitato non viene abbandonato. L'impressione è però che gli abitanti di questa seconda fase insediativa, databile a giudicare dai reperti non abbondanti nella seconda metà del IV secolo, vivessero in un villaggio meno organizzato e in un quadro economico caratterizzato più dall'allevamento che da un'agricoltura sistematicamente organizzata.

 


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