Quaderni di Archeologia dell'Emilia-Romagna 12
IL MONASTERO DI SANT'ANTONIO IN POLESINE
Archeologia e storia di un monastero estense
a cura di Chiara GuarnierI
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Il monastero di S. Antonio in Polesine fu fondato nel 1257 dalla beata Beatrice d'Este su un'isola che si era formata sul corso del Po e che tale rimase fino al 1451 quando Borso d'Este decise di riunificarla alla città. Nonostante ciò, il suo carattere insulare è sempre rimasto evidente sia nella planimetria urbana che, ancora di più, nell'aspetto architettonico e nell'atmosfera che rimane intatta tuttora in questa parte della città. Ancora oggi i ferraresi sono attratti da questo monastero e replicano ad ogni primavera il rito consolidato della visita al ciliegio giapponese che fiorisce maestosi all'entrata della chiesa.
Gli scavi del complesso conventuale di S. Antonio in Polesine sono stati un importante esempio di riuscita collaborazione tra diverse Soprintendenze del Ministero su un tema, quello dell'archeologia medievale, che deve naturalmente tenere conto delle diverse competenze e sensibilità non solo di chi è preposto alla tutela ma anche di chi ha il difficile compito di coordinare saperi diversi, da quello strettamente archeologico a quello di storia delle architetture e dei beni artistici, a quello archivistico e urbanistico.
Il volume espone il risultato complessivo degli scavi, dipingendo un affresco composito in cui l'analisi tradizionale dei reperti e dei contesti di scavo (compito primario dell'archeologia) si sposa con il loro inserimento nel contesto storico e monumentale del complesso monastico, in un arco cronologico che va dal XIV al XVIII secolo.  Vengono così messi in luce aspetti inediti, curiosi e significativi dei livelli di vita della città di Ferrara in alcune fasi cruciali della sua storia, anche da un punto di vista molto particolare quale quello di un convento di monache, alcune delle quali certo appartenenti alle migliori famiglie patrizie prima dello Stato estense e poi di quello Pontificio.


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