
Il fossato fu volontariamente interrato in un arco cronologico abbastanza breve. Dopo un primo deposito di laterizi, torba e sabbia fluviale vennero infissi grossi pali intervallati da staccionate e infine vi furono gettati tutti i rifiuti possibili: stoviglie frammentate, oggetti d'uso domestico o personale, resti di pasto e oggetti lignei.
La ricchezza del contesto ritrovato sottolinea come l'economia medievale argentana fosse aperta a scambi commerciali grazie alla presenza del Po di Primaro che al tempo aveva un andamento coincidente con l'attuale corso del Reno.
Le analisi botaniche, zoologiche e palinologiche hanno inoltre permesso di ricostruire per la prima volta un quadro dettagliato dell'ambiente e della vita economica di Argenta sul finire del XIII secolo.
Lo scavo ha restituito anche una straordinaria testimonianza riguardante la topografia del centro in età medievale, di cui ben poco si conosceva.
La porzione di fossato portata in luce è infatti con molta probabilità pertinente a quello che delimitava il nucleo urbano di Argenta che già nel corso del XII secolo si era andato coagulando intorno alla chiesa di San Nicolò, corrispondente all'attuale centro cittadino.