Scavi nel sito tardoantico e altomedievale della Piana di S. Martino
Pianello Val Tidone (PC)
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Ultimo aggiornamento a cura di SABAP-PR

Le ultime possibilità di vedere gli ambienti medievali del settore S. Martini Piccolo prima del reinterro definitivo

VISITE GUIDATE il 26 LUGLIO 2018 (ORE 16,30) E il 9 AGOSTO 2018 (ORE 16,30)


Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e Associazione Archeologica Pandora

Foto aerea dell'area di scavo nella Piana di San Martino
L'area di scavo della Piana di San Martino. Si trova nel Comune di Pianello Val Tidone (PC), su un promontorio roccioso in Val Chiarone sulla strada verso la Rocca d'Olgisio

A partire dal 1991, la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna ha condotto in collaborazione con l'Associazione Archeologica Pandora una serie di campagne di ricerca archeologica nel sito della Piana di San Martino (Pianello Val Tidone, PC). Tra il 1991 e il 1998, è stata accertata la presenza di materiali protostorici, compresi tra il Bronzo Finale e l’età del Ferro, lungo il versante orientale, in corrispondenza di un punto di frana dal pianoro soprastante. Sulla sommità del rilievo sono stati messi in luce i resti di un edificio tardo-antico in pietre legate con malta, fondato sulla roccia, che aveva intaccato i livelli preesistenti, e nel 1998 è stato individuato un edificio di culto con resti di sepolture databili a partire dall’età tardoantica .
Per questi motivi, dal 2000 le indagini condotte dalla Soprintendenza sono diventate sistematiche ed estensive. Ciò ha consentito di definire ulteriormente la cronologia dei due precisi periodi di frequentazione del sito: una prima fase riconducibile all’epoca pre-protostorica, con testimonianze databili a tutta l'età del Bronzo e alla seconda età del Ferro, e una seconda fase iniziata in età tardoantica e durata per tutto il Medioevo.
Il sito della Piana di S. Martino è un insediamento complesso, ubicato su un pianoro difeso da ripidi pendii a circa 512 metri di altitudine s.l.m., in cui l’intervento umano ha completato con strutture lignee il naturale sistema di difesa, come documentano le numerose buche di palo ricavate nella roccia lungo tutto il perimetro dell’insediamento, rilevate nella campagna di ricognizione del 2012 e di cui è allo studio l’impianto e l’evoluzione.
Le campagne di scavo hanno portato in luce un sito pluristratificato, caratterizzato dalla presenza di notevoli strutture. In base ai manufatti ceramici rinvenuti ancora in connessione stratigrafica, come già indiziato nel materiale dilavato a valle del pianoro, le prime testimonianze antropiche sono riconducibili a un insediamento del Bronzo Finale che persiste fino all’età del Ferro.
Le indagini condotte finora non hanno evidenziato tracce di frequentazione tra questa prima fase e l’età tardo-antica, periodo in cui il sito viene rioccupato sviluppandosi poi con continuità per tutto il medioevo e, limitatamente all’edificio di culto, fino al XVII secolo
Lo studio preliminare del materiale ceramico di epoca storica ha consentito di datare l’impianto all’età tardoantica (V-VI sec. d.C.): è in questo periodo che si sviluppa come insediamento fortificato d’altura, cui si possono ascrivere importanti strutture come una cisterna a due vani ricoperti d’intonaco.
Nel sito sono stati finora individuati un settore abitativo (di cui sono stati messi in luce due ambienti, un forno e una grande cisterna) e un’area religiosa con una necropoli e una chiesa aperta al culto fino ad epoca rinascimentale. Sono state documentate diverse fasi di frequentazione, tra cui una gota e una longobarda, quest’ultima attestata dai materiali rinvenuti, tra cui coltelli con codolo a ricciolo, elementi di cintura sagomati e frammenti di olle in ceramica comune con decorazione a onda. Nel 2006, dagli strati da cui provengono i materiali di età longobarda, sono venuti in luce quattro pesi monetari bizantini di ottima fattura (molto ravvicinati, forse in origine conservati in un contenitore in materiale organico) a cui ne va aggiunto un altro rinvenuto nel terreno scivolato lungo il pendio del pianoro. Si tratta di un peso con lettere “N S” sormontate da croce greca (da 6 nomismata), uno con lettera “N” sormontata da un piccolo cerchio (da 1 nomisma), uno con numerale graffito “IB” (da ½ di nomisma), e uno con numerale graffito “S” (da 1/4 di nomisma).
Si tratta di un rinvenimento di grande rilievo per quest’area perché rivela, unitamente agli altri manufatti altomedievali rinvenuti, i contatti del sito con il mondo bizantino e longobardo. Inoltre, la corrispondenza del valore monetale presuppone un’ampia circolazione di denaro nel luogo del ritrovamento, il che fa pensare che possano essere stati affidati per la conservazione alla chiesa lì presente, come nel caso di S. Giusto di Canosa, dove il luogo di deposito ha assunto anche la funzione di centro di riscossione per il potere civile.
La campagna di scavo 2011 ha messo in luce una parete absidata della chiesa originariamente intitolata a San Giorgio, orientata a Sud-Ovest, intorno a cui erano disposte alcune tombe prive di corredo, con lo stesso orientamento Est-Ovest di quelle che tagliano un edificio tardoantico a poca distanza. Queste tombe sembrano appartenere alla fase edilizia più antica finora individuata della chiesa, che aveva in origine un orientamento diverso rispetto a quello dell’ultima fase di culto del XVI secolo.
Il contesto stratigrafico pare mettere in relazione le tombe con la fase longobarda del sito, attestata anche da una capanna sorta sulle spoglie di un edificio con paramento murario riconducibile al periodo tardo-antico, dove sono stati rinvenuti diversi attrezzi ed armi, interi e frammentari, anche di età longobarda, tra cui un’ascia barbuta. Questa capanna è stata interpretata come il laboratorio di un fabbro vista la presenza di un crogiuolo, scorie e altri oggetti rotti e lacunosi, raccolti forse per essere usati per la fusione di nuovi attrezzi. L’area dell’apprestamento artigianale è stata oggetto di indagine nelle campagne di scavo 2013-2015 che hanno portato in luce altri strumenti da lavoro in ferro e un calice in vetro assai simili a quelli trovati nelle tombe longobarde di fine VI-inizio VII secolo, a Spilamberto e nella tomba di cavaliere di Borgo d’Ale.

La "capanna del fabbro" rinvenuta nella Piana di San Martino
La cosiddetta "capanna del fabbro" rinvenuta nella Piana di San Martino

Degno di segnalazione è anche il ritrovamento in situ di diversi laterizi con il segno a cappio, in uno strato di crollo con tracce d’incendio: i frammenti, decorati a crudo, riportano lo stesso motivo decorativo attestato in quelli della tomba 40 ritrovata a Travo S. Andrea e in quelli conservati a Bobbio.
L’indagine di quest’anno (8 agosto - 3 settembre 2015) si sta concentrando sugli strati d’età altomedievale nel settore già indagato dalle campagne precedenti dove era stata individuata la capanna con materiali altomedievali. Le campagne di scavo, effettuate sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, sono condotte sul campo dai volontari dell’Associazione Pandora, di cui fa parte anche Elena Grossetti, già ispettore onorario per l’archeologia.
L’attività congiunta di volontari e soprintendenza sta garantendo la tutela e la conoscenza di un sito di grande rilevanza sia per la comprensione delle fasi tardo-antiche e altomedievali dell’area dell’attuale territorio piacentino che per i contatti con l’area ligure-bizantina e toscana.
Il 16, 22, 23 e 29 agosto si terranno sul sito quattro incontri tematici guidati rivolti al vasto pubblico. Il ritrovo è davanti al Museo Archeologico della Val Tidone in Piazza Mensi (lato est della Rocca) a Pianello Val Tidone (PC), mezzora prima dell’orario dell’incontro.
Vista l’ubicazione del sito, si raccomanda di indossare scarpe da trekking e abbigliamento comodo. In caso di maltempo gli incontri saranno annullati.

Informazioni scientifiche:
Roberta Conversi, roberta.conversi@beniculturali.it    tel. 0521 233718)
Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna, direzione scientifica dello scavo

Informazioni sulle visite guidate: Associazione Pandora
Elena Grossetti 338.8998379

Per approfondimenti:
BOLZONI G., GROSSETTI E., CONVERSI R., 2012, Associazioni ceramiche dai contesti tardoantichi della Piana di S. Martino, Pianello Val Tidone (PC): risultati preliminari., in Le forme della crisi. Produzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra Romani e Longobardi, Atti del Convegno (Spoleto - Campello sul Clitunno 2012), c.s.,
reperibile on line in: http://www.academia.edu/2005298/
CONVERSI R., BOLZONI G., GROSSETTI E., 2011, Testimonianze longobarde dal sito della Piana di S. Martino (Pianello Val Tidone, Piacenza), in Le Presenze longobarde nelle regioni d’Italia, Atti del 3° Convegno Nazionale (Nocera Umbra 2011), reperibile on-line:
http://www.federarcheo.it/wp-content/uploads/Testimonianze-longobarde-dal-sito-della-Piana-di-S.-Martino-Pianello-Val-Tidone-Piacenza.pdf
GROSSETTI E., BOLZONI G., MIARI M., 2010, Materiali dal sito tardo antico della Piana di San Martino, Pianello Val Tidone, Piacenza, in LRCW3. Late Roman Coarse Wares, Cooking Wares and Amphorae in the Mediterranean. Archaeology and archaeometry. Comparison between western and eastern Mediterranean, a cura di S. Menchelli, S. Santoro, M. Pasquinucci, G. Guiducci, II, BAR International Series 2185 (II), Oxford, pp. 585-593

clicca qui per andare alla pagina degli scavi 2007-2008

vai al sito dell'Associazione Archeologica Pandora


Nell'agosto 2015 la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna e l'Associazione Archeologica Pandora hanno proposto quattro visite guidate gratuite al sito Tardoantico e Altomedievale della Piana di San Martino, nel comune di Pianello Val Tidone (PC) per illustrare gli esiti degli ultimi 15 anni di ricerche sistematiche

domenica 16 agosto 2015, ore 16
Dal bosco allo scavo: storia dello scavo della Piana di San Martino
con Elena Grossetti (Ispettore Onorario) e Giacomo Bengalli (Associazione Pandora)

sabato 22 agosto 2015, ore 16
Uno scavo ecosostenibile: modalità di intervento alla Piana di San Martino
con Antonio Gallo e Fausto Cossu (Associazione Pandora)

domenica 23 agosto 2015, ore 16
L’Associazione Archeologica Pandora si prende cura del sito archeologico della Piana di San Martino
con Gianluca Spina e Vincenzo Cavanna (Associazione Pandora)

sabato 29 agosto 2015, ore 10,30
Visita allo scavo della Piana di San Martino: i nuovi rinvenimenti
con Roberta Conversi (Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna)

Ritrovo mezzora prima dell’incontro al Museo Archeologico della Val Tidone in Piazza Mensi (lato est della Rocca) a Pianello Val Tidone (PC)
Vista l’ubicazione del sito, si raccomanda di indossare scarpe da trekking e abbigliamento comodo. In caso di maltempo le visite guidate sono annullate

info associazionepandora@virgilio.it


aggiornamento estate 2018 a cura della Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Parma e Piacenza, referente Roberta Conversi

SITO TARDOANTICO ALTOMEDIEVALE LOC. PIANA DI SAN MARTINO, PIANELLO VAL TIDONE (PC)


L’ULTIMA VOLTA PER VEDERE GLI AMBIENTI MEDIEVALI DEL SETTORE S. MARTINO PICCOLO PRIMA DEL REINTERRO DEFINITIVO


VISITE GUIDATE: 26 LUGLIO ORE 16,30 E 9 AGOSTO ORE 16,30

A partire dal 1991 la ex Soprintendenza Archeologia dell’Emilia Romagna ha condotto campagne di ricerca archeologica nel sito della Piana di San Martino (Pianello Val Tidone, PC).
Tra il 1991 e il 1998, è stata accertata la presenza di materiali protostorici, compresi tra il Bronzo Finale e l’età del ferro, lungo il versante orientale, in corrispondenza di un punto di frana dal pianoro soprastante. Resti di un edificio tardo-antico in pietre legate con malta, fondato sulla roccia, che aveva intaccato i livelli preesistenti, sono stati messi in luce sulla sommità del rilievo. Nel 1998 è stato individuato un edificio di culto con resti di sepolture databili a partire dall’età tardoantica.
Le indagini sistematiche e in estensione che hanno preso avvio nel 2000 hanno consentito di delineare la cronologia di occupazione del sito, in due periodi di frequentazione: una prima fase riconducibile ad epoca pre e protostorica, con testimonianze databili al tutta l'età del Bronzo e alla seconda età del Ferro, una seconda che ebbe inizio solo dall’età tardoantica e per tutto il Medioevo.
Le indagini fin ora si sono articolate in quattro settori: Saggio 1, Saggio 4, San Martino Piccolo e San Martino Piccolo. Le attestazioni recuperate sono riconducibili ad un villaggio fortificato, naturalmente protetto dai ripidi pendii circostanti, con un sistema di difesa testimoniato dalla presenza di numerosi fori per palificazioni e di gradinate scalpellate nella roccia. Il sito potrebbe aver fatto parte di una rete difensiva limitanea attiva durante l'età tardo-antica e l'Alto Medioevo.
Campagna di scavo 2018: Fondi sulla programmazione MIBACT, LLPP 2018-2019 a.f. 2016 hanno finanziato un progetto a stralci di restauro, reinterro e scavo archeologico di una porzione del sito che sono in corso di esecuzione e dovranno essere eseguiti nell’arco di 460 giorni dalla data di consegna dei lavori. I lavori si sono concentrati sui settori S. Martino Piccolo e S. Martino Base.
Una volta esaurito lo scavo delle strutture del settore S. Martino Piccolo, esse verranno rilevate con scansione 3D e accuratamente interrata, per la futura conservazione. Per la particolare collocazione del sito, per preservare le strutture rinvenute, si è ritenuto indispensabile procedere con la loro ricopertura per garantirne al futuro la loro conservazione. Si è ritenuto infatti non ci fossero le condizioni di sostenibilità ambientale ai fini della tutela per farne un’area archeologica strutturata open air. Il 26 luglio e il 9 agosto 2018sono le uniche ed ultime possibilità offerte al pubblico per vedere l’edificio medievale venuto in luce, prima del loro reinterro definitivo.

Soprintendente: dott.ssa Giovanna Paolozzi Strozzi
Direzione scientifica, RUP e direttore dei Lavori dott.ssa Roberta Conversi, funzionario archeologo.
Progettista: dott.ssa Anna Rita Marchi, funzionario archeologo
Collaboratore del RUPO e Direttore Tecnico arch. Marisa Pattacini SABAP PR PC
Stazione appaltante: SABAP PR P
Ditta incaricata dei lavori: Malena di Piacenza.
Info: roberta.conversi@beniculturali.it , tel. Ufficio 0521 233718, sede via Bodoni 0521212311

Alcuni riferimenti Bibliografici:
R. CONVERSI, G. BOLZONI, E. GROSSETTI, Testimonianze longobarde dal sito della Piana di S. Martino (Pianello Val Tidone, Piacenza), in Le Presenze longobarde nelle regioni d’Italia, 3° Convegno nazionale, 8-9 Ottobre 2011 Nocera Umbra (Pg)
G. BOLZONI, E. GROSSETTI, R. CONVERSI, Associazioni ceramiche dai contesti tardoantichi della Piana di S. Martino, Pianello Val Tidone (PC): risultati preliminari, Convegno ‘Le forme della crisi. Produzioni ceramiche e commerci nell’Italia centrale tra Romani e Longobardi. Spoleto - Campello sul Clitunno, 5-7 ottobre 2012’
CONVERSI R. MEZZADRI C. Testimonianze funerarie nel Piacentino e studio preliminare della Necropoli di S.Andrea di Travo, in a cura di E. Possenti, Necropoli longobarde in Italia, atti convegno Trento 2011, Trento 2014, pp.214-244
CONVERSI R. DESTEFANIS E., Bobbio e il territorio piacentino tra VI e VII secolo: questioni aperte e nuove riflessioni alla luce dei dati archeologici, Archeologia Medievale, XLI, 2014, pp. 289-312
Parma, 23 luglio 2018