Festival di Teatro antico nella Veleia Romana 2015
Direzione artistica Paola Pedrazzini
Isabella Ferrari, Piergiorgio Odifreddi, Stefania Sandrelli e Giancarlo Giannini: quattro stelle per il consueto appuntamento con il teatro antico nella meravigliosa cornice dell'area archeologica di Veleia
Ingresso libero e gratuito a tutti gli spettacoli
Area archeologica di Veleia
Strada Provinciale 14, località Veleia Romana
Lugagnano Val d'Arda (PC)
tel. (+39) 0523 807113
Info: Associazione Cavaliere Azzurro tel. 0523 769292 - 331 1466809
info@veleiateatro.com
www.veleiateatro.com
Comune di Lugagnano tel. 0523 891232 - 0523 891208
Tutti gli spettacoli si tengono nell’Area Archeologica Nazionale di Veleia. In caso di maltempo sul sito www.veleiateatro.com saranno indicati gli aggiornamenti sull’agibilità dello spettacolo
DOPO TEATRO ENOGASTRONOMICO
Al termine di ogni spettacolo, il salumificio La Rocca di Castell’Arquato,
l’azienda agricola Pier Luigi Magnelli, l'Associazione Viticoltori Val Chiavenna
e Tollara Vini offrono al pubblico e agli artisti una degustazione di vini e
salumi piacentini
Il comune di Lugagnano Val d’Arda, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di Commercio e Gruppo Iren, e il supporto di importanti aziende del territorio (Steriltom, Avion, Bopel, Vanessa Pentair, Gas Sales, Dimora d’epoca Torre del Borgo) promuove l’edizione 2015 del Festival di Teatro Antico di Veleia Romana, con la direzione artistica di Paola Pedrazzini.
Torna l’appuntamento estivo con il Teatro Antico nella meravigliosa cornice
dell’area archeologica di Veleia. Qui, nel palcoscenico del foro romano, si
rinnova la dimensione -mutuata dall’esperienza più profonda del teatro greco-
del rito civile di una comunità riunita per rivivere, attraverso la scena, i
miti che appartengono a un passato collettivo.
Miti classici che l'esclusiva edizione 2015 del festival affida alla sensibilità
artistica e interpretativa di altri “miti” moderni e viventi come Stefania
Sandrelli, Giancarlo Giannini o Isabella Ferrari, grandi star che appartengono
alla storia collettiva del grande cinema italiano.
La poesia e il mito greco, ovvero le radici e l’essenza stessa della comune
cultura e civiltà occidentale, sono affrontati attraverso due doppi percorsi
letterari che si articolano a chiasmo: il dittico sul più grande poema di tutti
i tempi, l’Odissea, la cui rivisitazione è affidata a Piergiorgio Odifreddi (il
21 luglio) e a Giancarlo Giannini (il 29) e il dittico su Ghiannis Ritsos, uno
dei più importanti poeti greci del ventesimo secolo, di cui sono presentate,
nella bellissima traduzione di Nicola Crocetti, Fedra (il 16 luglio) ed Elena
(il 24), a cui prestano voce, rispettivamente, Isabella Ferrari e Stefania
Sandrelli.
Un cartellone d’eccezione composto da appuntamenti preziosi, per la maggior
parte creati in esclusiva per il festival.
PROGRAMMA
Giovedì 16 luglio, ore 21.30
ISABELLA FERRARI
in
Fedra
di Ghiannis Ritsos
Regia di Vittoria Bellingeri
Musica eseguita dal vivo da Georgia Priviteira (violino)
Martedì 21 luglio, ore 21.30
PIERGIORGIO ODIFREDDI
in
Odissea – un racconto mediterraneo
(Canto XII) - Il problema dei buoi di Archimede
Progetto e regia di Sergio Maifredi
Venerdì 24 luglio, ore 21.30
STEFANIA SANDRELLI
in
Elena
di Ghiannis Ritsos
Regia di Giovanni Soldati
Musica eseguita dal vivo al pianoforte dal M°. Guido Scano
Mercoledì 29 luglio, ore 21.30
GIANCARLO GIANNINI
in
Il mio nome è Nessuno
Da Omero
Musica eseguita dal vivo da Gianni Cuciniello (violoncello) e Roberta Procaccini
(arpa celtica)
Ingresso libero e gratuito a tutti gli spettacoli
SCHEDE ARTISTICHE
Giovedì 16 luglio, ore 21.30 - ISABELLA
FERRARI in Fedra di Ghiannis Ritsos
Regia di Vittoria Bellingeri, Musica eseguita dal vivo da Georgia Priviteira
(violino)
L’apertura del festival è affidata ad una delle più affascinanti e impegnate
interpreti del cinema italiano (diretta da Risi, Scola, Ozpetek, Sorrentino…)
con un amore per il teatro (da Cristina Comencini ai recital di Marco
Travaglio), l’intensa Isabella Ferrari.
Sarà lei a dar voce e volto alla confessione dell’amore impossibile di Fedra per
il figliastro Ippolito, in uno struggente monologo dove eros, tenerezza,
tormento, quotidianità… si mescolano nel flusso di coscienza della protagonista.
Bellissima rilettura moderna del greco Ritsos di una delle figure femminili più
totalizzanti della tragedia greca nell’appassionata interpretazione di Isabella
Ferrari.
Fedra di Ghiannis Ritsos
Ghiannis Ritsos (il più grande poeta greco del XIX secolo insieme a Kavafis,
più volte candidato al premio Nobel) è l’autore novecentesco che più di ogni
altro ha saputo rileggere i grandi personaggi tragici della Grecia classica,
rielaborandoli in chiave moderna senza perderne l’essenza, l’anima originaria.
Così ha fatto con Fedra, una delle eroine tragiche femminili più struggenti.
Nel mito greco Fedra (il cui nome significa “La luminosa”) è la figlia di
Minosse e di Pasifae, sorella di Arianna e del Minotauro. Nella sua stirpe (che
è quella di Circe e di Medea) le figure femminili sono associate ad un destino
di amori “mostruosi”, perversi, infelici…
Lei, cretese, viene data in sposa all’eroe greco Teseo che la porta ad Atene
dove lei si innamora perdutamente del figliastro Ippolito (che Teseo ha avuto da
un’Amazzone).
Euripide nell’Ippolito ne racconta la vicenda tragica: Fedra, dopo essersi
tormentata in questo desiderio incestuoso, su consiglio della nutrice e per suo
tramite, si dichiara ad Ippolito che sdegnato la respinge.
Fedra così, respinta, di impicca ma prima di morire lascia un messaggio scritto
per lo sposo in cui accusa Ippolito di tentata violenza (causando così l’ira di
Teseo che invoca la vendetta degli dei contro il figlio che così, per mano
divina, muore).
Dopo Euripide, i tanti drammaturghi (da Seneca a D’Annunzio) che, sedotti dal
mito di Fedra, le hanno dedicato un’opera, si sono concentrati su di lei, sul
suo eros proibito, sulla sua psicologia.
Ritsos è uno di questi. Nel suo poemetto immagina una Fedra moderna (che fuma,
sente il traffico di Atene e il rumore del frigorifero…), che mantiene dentro di
sé la sua profonda origine cretese (la natura selvaggia che la avvicina al
selvaggio Ippolito più che al greco razionale Teseo, la natura estrema dei
sentimenti, il desiderio di andare fino in fondo…).
E immagina la dichiarazione d’amore di Fedra ad Ippolito (quella dichiarazione
diretta che manca nella tragedia euripidea perché non rientrava nei canoni
morali della Grecia del quinto secolo che una donna si dichiarasse apertamente a
un uomo, tanto che a dirlo a Ippolito è la nutrice).
La dichiarazione della Fedra di Ritsos è una confessione che si svela
gradualmente, desiderata ma trattenuta, sofferta, dilazionata con allusioni,
rimandi, dichiarazioni indirette fino allo svelamento finale… Quasi un’autoterapia…
per tirar fuori tutto il tormento vissuto, il mal d’amore che infine ora
divenuto insopportabile la spinge alla confessione all’amato.
Isabella Ferrari
Piacentina (originaria di Gropparello), dopo gli esordi al cinema in
commedie di grande successo - come Sapore di mare di Carlo Vanzina prima e Willy
Signori e vengo da lontano di Francesco Nuti poi - si affaccia al cinema
d’autore, interpretando il primo ruolo drammatico di un certo impegno e da
protagonista in Appuntamento a Liverpool di Marco Tullio Giordana e arrivando ad
ottenere la coppa Volpi a Venezia per Il romanzo di un giovane povero (1995) di
Ettore Scola. Dopo una fortunata parentesi televisiva con Distretto di polizia
ritorna al grande cinema diretta da Carlo Mazzacurati (nella commedia amara La
lingua del santo), dal marito Renato De Maria (in Amatemi), da Ferzan Ozpetek
(in Saturno contro e in Un giorno perfetto che le è valso il premio Pasinetti
alla miglior attrice alla Mostra del Cinema di Venezia) e da Antonello Grimaldi
in Caos calmo al fianco di Nanni Moretti (con cui gira la celebra scena di sesso
divenuta cult). L’interpretazione di E la chiamano estate di Paolo Franchi le
vale il Marc'Aurelio d'argento come miglior attrice. Nel 2013 è nel cast del
film Premio Oscar La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino (interpretazione per la
quale vince il Nastro speciale d’argento) e nel 2014 è ancora diretta dal marito
De Maria in La vita oscena presentato alla Mostra Internazionale d'Arte
Cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti.
L’amore per il teatro la spinge a calcare le tavole del palcoscenico per esempio
diretta da Cristina Comencini in Due partite o al fianco di Marco Travaglio in
recital di impegno civile.
Martedì 21 luglio, ore 21.30 -
PIERGIORGIO ODIFREDDI in Odissea – un racconto mediterraneo (Canto
XII) - Il problema dei buoi di Archimede
Progetto e regia di Sergio Maifredi
Dopo la prestigiosa carriera accademica (tra Usa e Torino), i successi
editoriali, le importanti ricerche scientifiche nel campo della logica,
Piergiorgio Odifreddi affronta Omero. E lo fa alla sua maniera, guidandoci tra
paradossi e rompicapi (dalla Verità all'Infinito) che hanno ossessionato gli
antichi e i moderni.
Con gli strumenti della logica (lo studio del logos, vale a dire del pensiero e
del linguaggio) ma anche dell’ironia, Odifreddi - il matematico più conosciuto,
amato, controverso e premiato d’Italia - smaschera le menzogne di Ulisse in uno
spettacolo esilarante, fornendoci inedite chiavi di lettura dell’Odissea e del
mondo antico.
Piergiorgio Odifreddi
Piemontese, si è laureato con lode in logica a Torino, quindi si è
specializzato negli Stati Uniti e nell'Unione Sovietica (dove, come narrato nel
capitolo Una spia che andò al fresco del libro La repubblica dei numeri, fu
trattenuto per alcuni mesi insieme ad altri due italiani).
Ha insegnato logica all’Università di Torino, è stato visiting professor presso
le università di Stati Uniti, Australia, Cina, Brasile…
Il suo principale campo di ricerca è stata la teoria della calcolabilità, branca
della logica matematica su cui ha pubblicato testi di riferimento.
Oltre all'attività accademica, ha intrapreso un'attività divulgativa, con
collaborazioni a vari giornali e riviste come La Stampa, la Repubblica,
L'espresso e Le Scienze (per le quali tiene una rubrica dal titolo Il matematico
impertinente) e con una fortunata e vasta attività saggistica che mira a
mostrare la pervasività della scienza e della matematica nella cultura
umanistica.
Su proposta del Presidente della Repubblica nel 2005 è stato nominato
Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica e moltissimi sono i premi di
cui è stato insignito (come il Premio Galileo da lui vinto per due volte).
Venerdì 24 luglio, ore 21.30 - STEFANIA
SANDRELLI in Elena di Ghiannis Ritsos
Regia di Giovanni Soldati, Musica eseguita dal vivo al pianoforte dal M°. Guido
Scano
La donna più bella del mondo, Elena. Chi potrebbe impersonarla meglio di
Stefania Sandrelli, icona del nostro cinema, simbolo della femminilità e
dell’erotismo made in Italy (pluripremiata e consacrata da oltre centoventi film
tra cui capolavori come Divorzio all’italiana di Germi o C’eravamo tanto amati
di Scola…)?
E’ a maggior ragione una scelta di grande maturità artistica quella della
Sandrelli che oggi, attrice impegnata e consapevole, dà voce non all’Elena
omerica, ma alla versione più grottescamente e visionariamente saggia in cui
l’ha fissata Ritsos: una creatura che, alla fine della sua vita, non si crogiola
nel ricordo della propria bellezza ma anzi ne scorge la futilità.
Elena di Ghiannis Ritsos
Elena, moglie del greco Menelao era la donna più bella del mondo che
Afrodite aveva promesso al troiano Paride se lui l'avesse eletta la più bella
fra le dee. A causa sua scoppia la guerra di Troia, perché i greci volevano
riprenderla indietro, mentre Paride la tratteneva in Asia Minore.
Ritsos immagina Elena, la donna più bella del mondo, da vecchia, pluricentenaria
(“dovremo invecchiare molto prima di diventare giusti, il sereno distacco nei
giudizi quando non avremo null'altro”). I segni della sua antica bellezza si
sono dissolti, il corpo è in disfacimento. Vive in una stanza decrepita
disseminata di oggetti che risvegliano la sua memoria, a tratti confusa, con
struggenti momenti di ricordo, che rianimano il suo passato glorioso e felice.
E’ ormai trascorso tanto tempo dalle rivalità e le passioni si sono inaridite.
Per Ritsos Elena personifica la convinzione che qualcosa si salva sempre da un
naufragio, dalla distruzione totale: “là dove qualcuno resiste ancora senza
speranza, forse lì rivive la storia come la chiamiamo noi e le bellezze umane,
su quei tripodi in cui arde un po' d'alloro e il fumo sale sfilacciandosi come
il vello d'oro”.
Stefania Sandrelli
Originaria di Viareggio, entra nel mondo del cinema giovanissima a 15 anni,
ottenendo da subito grande successo nel film Il federale diretto da Salce e
soprattutto nei due capolavori della commedia all'italiana di Pietro Germi
Divorzio all’italiana e Sedotta e abbandonata che la fanno diventare una star a
neanche vent’anni. Dopo aver girato un altro grande film, Io la conoscevo bene,
diretta da Antonio Pietrangeli, ottiene la consacrazione grazie a Bernardo
Bertolucci - con cui gira Il conformista e il kolossal Novecento – e a Ettore
Scola che la sceglie per il film cult C’eravamo tanto amati. Lavora anche
all’estero e nell'ultimo film di Germi Alfredo Alfredo duetta con Dustin
Hoffman. Lo humour e leggerezza della sua recitazione le permettono di farsi
valere poi anche in altri generi cinematografici come testimoniano gli
esilaranti episodi di cui è protagonista in Quelle strane occasioni, Dove vai in
vacanza? e L’ingorgo di Luigi Comencini. Dopo La terrazza, di nuovo diretta da
Scola, Stefania è protagonista di un breve ciclo erotico di pellicole in cui
emerge tutta la sua carica di sensualità e che la consacrano come icona
femminile come La chiave di Tinto Brass e L’attenzione di Giovanni Soldati.
Continua quindi il suo percorso nel grande cinema d’autore italiano con
Bertolucci (in Segreti segreti e Io ballo da sola), Scola (La famiglia e La
cena), Francesca Archibugi (Mignon è partita) e più recentemente con Gabriele
Muccino (L’ultimo bacio), Ferzan Ozpetek (Un giorno perfetto), Paolo Virzì (La
prima cosa bella). Al cinema intervalla di tanto in tanto l’impegno in fortunate
fiction tv (Il maresciallo Rocca, Il bello delle donne, Una grande famiglia…) e
in teatro con pochi preziosi e scelti lavori.
Protagonista assoluta del cinema italiano, nel corso della sua carriera ha
ricevuto moltissimi premi, tra cui tre David di Donatello, sei Nastri d’argento,
il Leone d’oro alla carriera nel corso della 62° Mostra internazionale d’arte
cinematografica di Venezia, il titolo di Chevalier de l’Ordre des Arts et des
Lettres, all’ambasciata ambasciata francese in Italia.
Mercoledì 29 luglio, ore 21.30 -
GIANCARLO GIANNINI in Il mio nome è Nessuno
Da Omero, Musica eseguita dal vivo da Gianni Cuciniello (violoncello) e Roberta
Procaccini (arpa celtica)
Narrami, o musa, dell'eroe multiforme, che tanto vagò, dopo che distrusse la
Rocca sacra di Troia… I versi immortali del più classico dei classici,
l’Odissea, prenderanno corpo attraverso la voce italiana di Al Pacino e di Jack
Nicholson. Sarà infatti Giancarlo Giannini, star internazionale (diretto da
Coppola, Ridley Scott, Scola, Visconti, Zeffirelli e naturalmente Lina
Wertmuller che lo ha consacrato in film cult come Pasqualino Settebellezze o
Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto) a guidarci sulla
spiaggia di Nausicaa, nell’antro del ciclope Polifemo, nella casa di Circe e poi
giù nell’Ade fino alla meta, Itaca, nell’esclusivo imperdibile appuntamento di
chiusura del Festival.
Giancarlo Giannini
Ligure d’origine, Giannini si trasferisce poi a Roma dove si diploma
all’Accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, debuttando in teatro con Patroni
Griffi e poi con Franco Zeffirelli, che lo volle nel suo Romeo e Giulietta
(acclamato anche all’Old Vic di Londra) e nell'adattamento teatrale de La lupa
accanto ad Anna Magnani.
Raggiunta una grandissima notorietà anche popolare, soprattutto dopo i successi
di miniserie Rai come David Copperfield e E le stelle stanno a guardare (con
Annamaria Guarnirei e Orso Maria Guerrini), consacrato per la sua bellezza
tenebrosa oltre che per il suo indiscusso talento, dagli anni Settanta ad oggi è
conteso dai grandi nomi del cinema d’autore italiano come Lina Wertmuller,
Ettore Scola (Dramma della gelosia con Monica Vitti e Marcello Mastroianni),
Bolognini, Risi, Lattuada, Luchino Visconti (che lo vuole come protagonista de
L’Innocente di D'Annunzio accanto a Laura Antonelli), Monicelli, Tinto Brass,
Giuliano Montaldo, Carlo Lizzani, Cristina Comencini, i fratelli Taviani, Pupi
Avati…
Sono in particolare le opere in cui è diretto da Lina Wertmuller che lo
consacrano in coppia con un’altrettanto strepitosa Mariangela Melato: Mimì
Metallurgico ferito nell’onore (che gli fa vincere, nel ruolo di un esilarante
operaio meridionale, sia il David di Donatello che il Nastro d'Argento come
miglior attore), Film d’amore e d’anarchia (interpretazione che gli vale la
Palma d'Oro a Cannes come miglior attore); Travolti da un insolito destino
nell’azzurro mare d’agosto (in cui crea il personaggio divenuto cult del “signor
Garrunchio” con la celebre “Bottana industriale”), di cui Madonna volle in
seguito girare il remake, con il figlio di Giannini, Adriano; Pasqualino
Settebellezze (per il quale riceve una nomination all'Oscar)…
Il successo internazionale delle pellicole da lui interpretate lo porta al
successo anche negli Usa dove è stato diretto tra gli altri da Francis Ford
Coppola in New York Stories, da Arau in Il profumo del mosto selvatico, da
Ridley Scott in Hannibal (che gli è valso il Nastro d'argento come miglior
attore non protagonista), da Campbell in Casino Royale e da Forster in Quantum
of Solace della saga di James Bond. Il legame con il cinema americano è anche
connesso al suo impegno nel doppiaggio: è sua la voce italiana di grandi divi
come Al Pacino (vince il Nastro d'Argento come miglior doppiatore maschile
proprio per Carlito’s way), Jack Nicholson (lo stesso Stanley Kubrick lodò il
suo doppiaggio nel film Shining), Michael Douglas, Dustin Hoffman, Mel Gibson,
Jeremy Irons, Ryan O’Neal…
INFORMAZIONI
Inizio spettacoli: ore 21.30 - Ingresso libero e gratuito a tutti gli
spettacoli
Info: Associazione Cavaliere Azzurro tel. 0523 769292 - 3311466809
info@veleiateatro.com
www.veleiateatro.com
Comune di Lugagnano tel. 0523 891232 - 0523 891208
Tutti gli spettacoli si tengono nella magnifica cornice dell’Area
Archeologica Nazionale di Veleia Romana
In caso di maltempo sul sito web e su fb saranno indicati gli aggiornamenti
sull’agibilità dello spettacolo
www.veleiateatro.com
DOPO TEATRO ENOGASTRONOMICO
Al termine di ogni spettacolo, il salumificio La Rocca di Castell’Arquato,
l’azienda agricola Pier Luigi Magnelli, l'Associazione Viticoltori Val Chiavenna
e Tollara Vini offriranno al pubblico e agli artisti una degustazione di vini e
salumi piacentini.
PREMIO FESTIVAL DI TEATRO ANTICO DI VELEIA ROMANA
In esclusiva per il Festival di Teatro Antico di Veleia il Maestro Sergio
Brizzolesi realizza un premio dedicato ai protagonisti della scena veleiate.
L’opera è un bassorilievo in terracotta che rappresenta un dettaglio del foro,
già presente sul basamento istoriato della statua di Sant’Antonino realizzata
dallo scultore per Piazzale Genova a Piacenza.
Sergio Brizzolesi, piacentino, formatosi all'Istituto Gazzola di Piacenza e
all'Accademia di Brera a Milano, ha esposto in Italia e all’estero, ottenendo
significativi riconoscimenti. Ha realizzato molte opere pubbliche che
impreziosiscono città italiane (Milano, Cremona, Como, Piacenza, Reggio Emilia…)
e straniere (Caracas, Boston, Berlino, San Francisco, Rabat…), il re del Marocco
gli ha commissionato ritratti in bronzo e lo stemma reale. Sue sculture sono
oggi anche alla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi. Storici dell’arte come
Ferdinando Arisi e Stefano Fugazza e critici come Ennio Concarotti, Nello
Bagarotti e Giorgio Seveso hanno scritto di lui.
La Terracotta firmata da Brizzolesi, premio Festival di Teatro Antico di Veleia
Romana
Portare
il teatro nei luoghi della Storia, sfruttando la suggestione della scenografia
naturale nell'assoluto rispetto del sito archeologico e dei suoi monumenti.
Con questo spirito la Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna celebra
anche quest'anno il matrimonio tra archeologia e teatro nella cornice del foro
del municipium romano di Veleia. Luogo iconico per eccellenza, lo
stesso dove si svolgevano gli spettacoli anche duemila anni fa.
Nel riproporre l'antica consuetudine nella piazza che Lucio Lucilio Prisco, uno
dei due massimi magistrati locali, pavimentò con lastre d'arenaria ai tempi
d'Augusto, tra monumenti onorari e vetuste architetture, noi vogliamo che la
città non sia solo un suggestivo fondale, ma si animi e riviva per quel miracolo
che ogni genere letterario ha da sempre il potere dì compiere.
Continuando una tradizione ormai consolidata, il teatro a Veleia –realizzato con
la collaborazione del Direttore dell'area archeologica,
Daniela Locatelli-
consente di rivivere l'antica consuetudine degli spettacoli pubblici, con
cittadini e attori immersi in uno scenario fuori dal tempo dove la bellezza
della natura si sposa al fascino dell'antica città romana.
A Veleia gli spettacoli si rappresentavano nel foro. Uno spaccato della vita pubblica veleiate è offerto dalla stele del Venator: in marmo lunense, con iscrizione dedicatoria sul retro e figura di gladiatore che affronta le fiere sul davanti, il monumento ricorda gli spettacoli gladiatori che si tenevano a Veleia in età imperiale. In mancanza di un edificio idoneo (il cosiddetto “anfiteatro” è frutto di una ricostruzione interpretativa moderna) i giochi si tenevano probabilmente nel foro stesso, luogo in cui la stele fu rinvenuta nel 1760.
L(ucio)
Sulpicio L(ucii) filio Gal(eria) Nepoti Flam(ini) divi Hadriani Augustae Iudic(i) ex (quinque) dec(uriis) (duo)vir(o) Aug(ustae) (duo)viro Plac(entiae) Euthales lib(ertus) Patrono r(ei) p(ublicae) D(ecurionum) d(ecreto) A Lucio Sulpicio |
La dedica è rivolta a un eminente personaggio locale,
Lucio Sulpicio
Nepote, da un suo liberto gladiatore, Euthales. |
Un esempio della decorazione musiva che ornava i pavimenti degli edifici, non solo pubblici, ma anche privati, è il mosaico policromo con maschera teatrale, proveniente dall’estremo quartiere abitativo occidentale ed esposto nell'Antiquarium di Veleia. Del pavimento musivo in opus signinum (cocciopesto), di età augustea, rimane soltanto l’emblema (la parte centrale) che presenta, all’interno di una cornice geometrica articolata su più fasce, una maschera femminile, motivo con valenze apotropaiche comune tra i mosaici di età romana.
Promosso da: |
Comune di Lugagnano Val d’Arda e Soprintendenza Archeologia dell’Emilia-Romagna, con il sostegno di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Piacenza, Fondazione di Piacenza e Vigevano, Camera di Commercio e Gruppo Iren, e il supporto di importanti aziende del territorio (Steriltom, Avion, Bopel, Vanessa Pentair, Gas Sales, Dimora d’epoca Torre del Borgo) |
Città: | Lugagnano Val D'Arda |
Luogo: | Foro della città romana di Veleia |
Indirizzo: | Strada Provinciale 14, località Veleia Romana |
Provincia: | Piacenza |
Regione: | Emilia-Romagna |
Info Veleia: | 0523 807113 |
Editing di Carla Conti