Da
almeno 250 anni le campagne attorno a San Pietro in Casale, nella bassa pianura
tra Bologna e Ferrara, restituiscono i segni di un'eredità lontana e di un
mondo di fatica e lavoro che ha segnato l'aspetto di questo territorio e della
sua rete insediativa ed infrastrutturale. |
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mostra fotografica
”San Pietro in Casale: Vecchi e nuovi ritrovamenti
archeologici”
da mercoledì 6 a sabato 16 giugno 2007
Biblioteca Comunale "Mario Luzi"
Via Matteotti 123
San Pietro in Casale (BO)
ingresso gratuito - info 051 6669536
Orari: lunedì 15-19, martedì e giovedì 9-12 e 15-22.30, mercoledì e venerdì 15-22.30, sabato 10-12 e 15-22.30
I nuovi ritrovamenti
Dopo i saggi eseguiti anni fa nel podere Bonora di Maccaretolo, le prime
indagini archeologiche nel territorio che gravita attorno a San Pietro in Casale
sono state quelle condotte nel 2005 in occasione del potenziamento del
metanodotto di SNAM Rete Gas S.p.A. “San Giorgio di Piano (BO) – Ferrara”.
Ormai da diversi anni, i lavori di scavo per la realizzazione di infrastrutture
e servizi vengono monitorati da archeologi professionisti che procedono in caso
di ritrovamenti alle necessarie verifiche archeologiche, sotto la direzione
scientifica e con il coordinamento della Soprintendenza per i Beni Archeologici
dell’Emilia-Romagna. Nel 2005 tali verifiche sono state affidate da SNAM Rete
Gas S.p.A. alla società Tecne, che vi ha provveduto attraverso i propri
archeologi diretti da Philippe Sergent; la committente SNAM Rete Gas S.p.A.,
quando necessario e laddove possibile, ha consentito che l’indagine si
estendesse anche al di fuori dell’area di sedime del metanodotto.
Insostituibile è stato il contributo dei volontari dell’Associazione “Il
Saltopiano” che, capitanati da Maria Minozzi Marzocchi, che è anche Ispettore
Onorario della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, si
sono prodigati, come sempre negli anni, sia per la soluzione dei problemi
logistici conseguenti allo scavo, sia nel fornire agli archeologi utili e
preziose informazioni sulle zone d’intervento.
Vogliamo puntualizzare che le notizie che vi presentiamo sono informate alla
totale preliminarietà, non essendo ancora stati restaurati né studiati i
materiali recuperati, né eseguite le analisi zooarcheologiche, archeobotaniche,
polliniche, etc., sui campioni raccolti nel corso dello scavo. Allo stesso modo,
non sono ancora disponibili le rielaborazioni dei dati topografici e geologici,
corollario delle indagini e degli studi sistematici condotti su questo
territorio da Gianluca Bottazzi e Stefano Cremonini.
Ciononostante si è deciso di cogliere la possibilità di render noti e fruibili,
seppur entro certi limiti, i dati raccolti durante la campagna di scavo 2005,
affinché queste nuove evidenze mantengano vivo, o, se del caso, suscitino ex
novo l’interesse dei cittadini di San Pietro in Casale per le ricche e
articolate preesistenze archeologche, ancora conservate nel loro territorio.
Solo tre località hanno rivelato la presenza di tracce antropiche, tutte
riferibili alla frequentazione nell’età romana: Gavaseto, San Vincenzo di
Galliera e Maccaretolo.
Gavaseto: uno stoccaggio di tegole, rinvenute ancora addossate le une sulle
altre, in verticale
Nota per aver restituito in epoche assai lontane la stele dei Corneli, a Gavaseto fu sicuramente attivo un impianto produttivo, una fornace per la produzione di laterizi, di cui si sono rinvenute solamente alcune pertinenze, quali una zona deputata allo stoccaggio di tegole, rinvenute ancora perfettamente addossate le une alle altre in posizione verticale, un pozzo – che, purtroppo avaro di materiali, ha rivelato due differenti fasi d’uso – e un camminamento di accesso alle aree ora descritte, ottenuto con pezzame laterizio. Anche in questo caso la limitatezza dell’indagine non ha agevolato la ricerca archeologica nella fattispecie della fornace che, se ancora esistente, dovrebbe trovarsi a non grande distanza dal nostro ritrovamento.
A San Vincenzo di Galliera lo scavo ha intercettato terreni fortemente antropizzati –connotati dalla presenza di cenere, carboncini e materiali di eterogenea tipologia, databili alla prima età imperiale, come la lucerna a volute con disco decorato da gladiatore– e due strutture laterizie, forse pertinenti ad un rustico che si sviluppò al di fuori dell’area destinata alla posa del nuovo metanodotto. Si tratta di un pilastro, costruito con mattoni sesquipedali e fondazione in pezzame laterizio e, a breve distanza da questo, di un muro, anch’esso realizzato in sesquipedali posati in foglio e legati a crudo, sul quale rimangono tracce del crollo della copertura in tegole ad alette e coppi. Entrambe le strutture ci sono pervenute fortemente compromesse dalle lavorazioni agricole, oltre che da eventi di tipo alluvionale.
In
via Setti a circa duecento metri dai terreni di proprietà Bonora, in cui si
sviluppò l’insediamento di Maccaretolo, sono state intercettate delle
sepolture, forse parte di un sepolcreto di più ampie proporzioni, come lasciano
presumere le informazioni fornite dagli abitanti stessi – che riferiscono di
altre tombe alla cappuccina – a meno di ipotizzarne un uso strettamente
prediale. In tal caso le testimonianze relative alle altre tombe, talora
segnalate dagli importanti monumenti funerari a più riprese recuperati nella
zona di cui si tratta, quale la “tomba del togato”, o, ancora, il sarcofago di
Tito Azzio Massimo, farebbero considerare l’esistenza di più aree cimiteriali,
distribuite intorno al pagus di Maccaretolo.
Il piccolo nucleo testé rinvenuto si compone di otto tombe a rito misto, con
orientamento prevalente NW – SE, accorpate in due gruppi distinti e
relativamente distanti tra loro, non separati da elementi strutturali
percepibili.
Tra le incinerazioni compaiono due busta (cremazioni dirette), e una sola in
cassa laterizia con copertura “alla cappuccina”, dotata tra l’altro, di un
condotto libatorio formato da due coppi contrapposti.
La copertura “alla cappuccina” – realizzata in modo più o meno elaborato -
accomuna invece tutte le sepolture a inumazione. Di queste, due sono pertinenti
a individui di sesso femminile, come denuncia la presenza nel corredo di aghi
crinali in osso, una ad un bambino, la quarta ad un maschio adulto. La evidente
e voluta vicinanza di due di esse farebbe ipotizzare rapporti di parentela tra i
due defunti.
Pochi gli oggetti di corredo, una brocchetta, ollette e piattelli in ceramica
acroma, una bottiglia in vetro, aghi crinali, monete.
Se l’unico condotto libatorio (tomba 7) e i due vasetti rinvenuti nel terreno
d’infiltrazione della tomba 2 lasciano presumere la pratica di offerte rituali,
ciclicamente dedicate ai defunti e portate sulle loro tombe, il nocciolo di
pesca, anch’esso nella tomba 7, richiama il pasto funebre deposto nella tomba
contestualmente al defunto.
Omogenea è la datazione di sette delle tombe rinvenute, che si collocano
nell’ambito del II secolo d.C., mentre agli inizi del III secolo d.C. si data
invece l’ottava tomba, esemplificativa, peraltro, di una ripresa d’uso dell’area
cimiteriale, ai margini della quale è stata rinvenuta una sorta di “scorta “ di
embrici, evidentemente destinati alla costruzione di nuove tombe, o alla
risarcitura di vecchie sepolture.
I
vecchi ritrovamenti
A partire dal 1754 (o 1756) -anno della scoperta del “puteale” (vera da pozzo)
di Maccaretolo, databile dall'iscrizione all'età augustea e per la precisione
agli ultimi anni del I secolo a.C.- cospicui per quantità e pregio sono stati i ritrovamenti di
monumenti sepolcrali, che si sono susseguiti nel tempo, sino alla scoperta del
sarcofago di Tito Azzio Massimo, avvenuta nel 1988.
Quantunque la tipologia dei “monumenti a cuspide” -il più famoso dei quali è la
così detta “Tomba del Togato” di Maccaretolo- appaia la più diffusa (e anche la
più vistosa) tra quelle documentate nell’areale di San Pietro in Casale, non
mancano tuttavia altre attestazioni -quali la stele dei Corneli, rinvenuta a
Gavaseto, e il già ricordato sarcofago di Tito Azzio Massimo, ritrovato non
lontano da Maccaretolo, nella località “Le Tombe– dell’elevato tenore che doveva
connotare la vita di questo insediamento dalla fine dell’età repubblicana fino
ai primi secoli dell’impero e oltre. Un insediamento, dotato anche di un’area
sacra: un boschetto di alloro dedicato ad Apollo e al Genio di Augusto dal
liberto Lucio Apuluseno Erote, sacerdote del culto (magister).
Si ringraziano:
SNAM Rete Gas S.p.A.
I promotori di “AEMILIANA”
Il Comune di San Pietro in Casale
Promosso da: |
Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e Associazione Gruppo
Archeologico "Il Saltopiano" in collaborazione con il Comune di
San Pietro in Casale |
Quando: | da mercoledì 6 a sabato 23 giugno 2007 |
Orari: | lunedì dalle 15 alle 19 martedì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 22.30 mercoledì dalle 15 alle 22.30 giovedì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 22.30 venerdì dalle 15 alle 22.30 sabato dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 22.30 |
Costo biglietto: | gratuito |
Città: | San Pietro in Casale |
Luogo: | Biblioteca Comunale "Mario Luzi" |
Indirizzo: | Via Matteotti n. 123 |
Provincia: | Bologna |
Regione: | Emilia-Romagna |
Informazioni: | Biblioteca Comunale tel. 051. 666 95 36 |
biblioteca@comune.san-pietro-in-casale.bo.it | |
articolo di Carla Conti, informazioni scientifiche di Caterina Cornelio