L'AMORE AL TEMPO DELLA GUERRA
dall'11 febbraio al 22 aprile 2012 al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara
mostra
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Comunicato stampa

 

“L'amore al tempo della guerra”

L'amore di Teti e Peleo, quello di Ettore e Andromaca, l'uccisione di Priamo e quella di Cassandra, la triste storia di Ifigenia. In mostra, gli infiniti volti dell'amore sullo sfondo della mitica guerra di Troia, così come raccontano le pitture vascolari esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

Ferrara, Museo Archeologico Nazionale
con sede nel Palazzo di Ludovico il Moro
Via XX settembre 122

La mostra è aperta dall'11 febbraio al 18 maggio  2012
negli orari di visita del museo: martedì-domenica dalle 9.30 alle 17
(ultimo accesso ore 16.30)

ingresso € 5,00 - ridotto € 3,00

Eros e Eris, il Dio dell'Amore e la Dea della Discordia, l'alfa e l'omega del mito e della vita, capaci di infiammare i cuori o un'intera città, in un rapporto biunivoco che rende l'uno impossibile senza l'altro.
Curata dagli archeologi Caterina Cornelio e Mario Cesarano, la mostra "L'amore al tempo della guerra" gioca sul fato e i suoi strumenti, sulla guerra per eccellenza, quella di Troia, e sulle vicende amorose che ruotano o vivono attorno ad essa, così come sono raffigurati sui vasi recuperati nella necropoli di Spina.
Il racconto si dipana dal rapporto tra Teti e Peleo, i genitori di Achille, che con le proprie nozze sono gli involontari artefici della guerra di Troia. E' proprio durante il loro banchetto nuziale che Eris lancia il pomo della discordia che porterà al giudizio di Paride e al rapimento di Elena.
Il vaso che raffigura la consegna delle armi ad Achille è il legame che conduce dalle nozze alla guerra.
Tra le tante vicende amorose che si sviluppano durante il conflitto di Troia, tra amori che nascono e si consumano e altri che si interrompono bruscamente e dolorosamente, la vicenda più emblematica e intensa è quella di Ettore e Andromaca.
La morte di Ettore segna l'inizio della fine per Troia ed ecco i vasi con l'Ilioupersis, l'ultima notte della città. La vicenda di Cassandra si lega alla mostra a doppio filo. Da una parte, l'aver negato ad Apollo il proprio amore la condanna  a non essere mai creduta nonostante possieda il dono di predire il futuro; dall'altra, l'essere stata fatta prigioniera da Agamennone, che la porta in patria come schiava e amante, scatena l'ira di Clitennestra, che uccide entrambi a colpi d'ascia.
Più che per gelosia, Clitennestra uccide per vendicare il sacrificio della figlia Ifigenia, immolata dal padre Agamennone per propiziare la partenza della flotta greca per Troia. La stessa vicenda del sacrificio vede protagonista Achille, a cui la fanciulla era promessa in sposa: sarà proprio lui, inconsapevole, a toglierla alla madre e a condurla al padre per il sacrificio.

Martedì 14 febbraio, alle ore 16, in occasione della giornata di San Valentino, l'archeologo Mario Cesarano ha illustrato contenuti e curiosità della mostra nel corso della conferenza "L'amore al tempo della guerra" con ampi riferimenti storici e immagini commentate.


Gli ultimi episodi della caduta di Troia. Al centro la statua di Pallade Atena presso cui cerca rifugio Cassandra inseguita da Aiace (Ferrara, Museo Archeologico Nazionale. Cratere attico a figure rosse dalla tomba 136A di Valle Pega)


Alcuni temi trattati dalla mostra “L'amore al tempo della guerra”

Eris (dal greco antico Έρις, «conflitto, lite, contesa») è la dea della discordia della mitologia greca. È strettamente legata ad Ares, Dio della Guerra, cui spesso si accompagna
L'episodio più significativo cui la dea è legata è quello della mela della discordia: furiosa per l'esclusione dal banchetto nuziale di Peleo e Teti, dopo aver pensato a vari modi per vendicarsi, Eris sceglie la via più subdola per compiere la propria vendetta.
Giunta sul luogo del banchetto, fa rotolare una mela d'oro, secondo alcuni presa nel giardino delle Esperidi, dichiarando che era destinata "alla più bella" fra le divine convitate. La disputa che sorge fra Era, Atena e Afrodite per l'assegnazione del frutto e del relativo titolo, conduce al giudizio di Paride e in seguito al ratto di Elena che origina la guerra di Troia.
In effetti la scelta sarebbe spettata a Zeus, che però si rifiuta di scegliere ben sapendo che le dee “perdenti” avrebbero reagito con ira in eterno. Così Zeus decide di affidare il compito a un mortale, scegliendo Paride che aveva dato prova in eventi passati di essere un giovane abile e giusto nel giudicare.


Il rapimento di Teti e le nozze tra Teti e Peleo
Prescelto da Zeus come sposo della nereide di nome Tetide, o Teti, Peleo riesce a conquistarla nonostante lei cercasse di sfuggirgli in ogni modo trasformandosi in leone, serpente, fuoco ecc.


Per non farsi prendere da Peleo, la ninfa Teti si trasforma in acqua, fuoco, leone e infine seppia. Tutto inutile: dal loro "amore" nascerà Achille che, come profetizzato dalle Moire, acquisterà maggior fama del proprio padre
Museo Archeologico Nazionale di Ferrara

Convolano solennemente a nozze alla presenza di tutti gli dei tranne Eris che, infuriata per questa esclusione, interviene alle nozze lasciando il pomo d'oro, oggetto del giudizio di Paride e origine della guerra di Troia.
Da Teti, Peleo ha sette figli, tra cui Achille. Teti ustionava le parti mortali dei suoi figli (perlomeno dei primi sei) rendendoli immortali e facendoli ascendere all'Olimpo uno dopo l'altro. Peleo si intromette inorridito mentre Teti sta effettuando il rito magico sul settimo figlio, Achille, ponendo il suo corpo sul fuoco, per renderlo immortale, e ricoprendolo poi di ambrosia. L'osso del tallone, leggermente ustionato, non subisce la parte finale del rituale sicché il tallone resterà l'unico punto vulnerabile del semidio Achille. Secondo un’altra versione, Teti immerge Achille nelle acque dello Stige per renderlo invulnerabile ma resta escluso il tallone che rimarrà l'unico punto debole dell'eroe.
Nozze di Peleo e Teti: Ecate regge le fiaccole e Apollo con la kithara porge a Teti una phiale per la libagione. Cratere a calice attico a figure rosse, Tomba 617 di Valle Trebba. Pittore di Peleo. 430 a.C. Museo Archeologico Nazionale di FerraraLe nozze di Teti e Peleo sono un tema figurativo frequente nell’iconografia greca che celebra questo evento in crateri, coppe e vasi in ceramica sparsi in molti musei del mondo. Il Museo Archeologico Nazionale di Ferrara espone un cratere a calice rinvenuto negli scavi di Spina su cui è raffigurata una scena di questo matrimonio: il reperto è così famoso da aver dato il nome a un pittore vascolare della seconda metà del V secolo a.C., conosciuto appunto come Pittore di Peleo.


La consegna delle armi ad Achille
Achille nasce dall'unione della nereide Teti con il mortale Peleo, unione voluta dagli dei quando un oracolo predice che il figlio di Teti sarebbe stato più potente del padre. La vita di Achille, ed egli ne era consapevole, era destinata ad essere gloriosa ma breve.
Re dei Mirmidoni, Achille è uno dei principali personaggi dell'Iliade; nel poema partecipa alla guerra di Troia pur sapendo che vi troverà la morte. Alla narrazione omerica si affiancano altri miti, di varia epoca, riguardanti il personaggio. La madre Teti, una divinità marina, aveva reso il suo corpo invulnerabile (con l'eccezione del tallone) ed era stato educato dal centauro Chirone, mitico maestro di molti eroi epici.
Secondo una leggenda post omerica Teti, conoscendo il suo destino, aveva tentato di sottrarlo alla guerra nascondendolo in abiti femminili fra le figlie del re Licomede. Qui Achille aveva amato Deidamia dalla quale aveva avuto il figlio Neottolemo ma, scoperto da Ulisse, era stato costretto ad arruolarsi contro i Troiani. L'indovino Calcante aveva infatti predetto che, senza la partecipazione di Achille, Troia non avrebbe potuto essere conquistata, per cui gli Achei inviano a cercarlo una delegazione formata da Ulisse, Nestore e Fenice.
Ulisse smaschera il travestimento di Achille recando ceste di abiti e monili femminili fra i quali nasconde armi che attirano l'istinto guerriero del giovane. Il mito rappresenta chiaramente un rito di passaggio dall'infanzia alla pubertà, con la consegna simbolica di un'arma da parte di un individuo più anziano.
Achille entra in scena nell'Iliade quando Agamennone gli sottrae la schiava Briseide. Achille, che fino ad allora aveva avuto un atteggiamento molto ragionevole, si infiamma davanti all'arroganza di Agamennone e decide di abbandonare la guerra, facendo ritorno alla nativa Ftia. Il ritiro di Achille è devastante per i Greci che, privati del loro campione, vedono risplendere sul campo il principe nemico Ettore, astro di una gloria ormai insperata per i Troiani. Ettore imperversa contro i Greci senza che questi riescano a fermarlo, ma mentre gli Achei perdendo ogni giorno di più il coraggio e la speranza, nemmeno un'ambasceria dei più accorti consiglieri di Agamennone riesce a convincere Achille a tornare in campo. Conscio della gravità della situazione il giovane Patroclo, amico adorato di Achille, prova a riportare il panico fra i Troiani indossando di nascosto le armi dell'eroe ma la sua impresa si conclude tragicamente: Ettore riesce a sconfiggerlo e ucciderlo. Solo allora Achille tornerà a combattere per vendicare l'amico e, rivestito dallo scudo meraviglioso che Teti gli ha fatto foggiare e decorare da Efesto, uccide Ettore e fa scempio del suo cadavere. L’empia ferocia a cui Achille si abbandona dopo la morte di Ettore è un'arroganza che Apollo non gli perdona: secondo alcuni autori, è Apollo stesso a uccidere Achille ferendolo al tallone, mentre secondo altri il dio si limitò a guidare la mano di Paride.


Ettore e Andromaca
Ettore (greco: Έκτωρ; latino: Hector) è un eroe della mitologia greca, figlio primogenito di Ecoba e Priamo, re di Troia. Sposo di Andromaca e padre di Astianatte, nell'Iliade Ettore è l'antagonista per eccellenza. Affronta i nemici per salvare la sua patria e la sua gente e si dimostra un guerriero terribile e valoroso anche se lo si vede spesso indietreggiare. Durante la lotta contro il prode Achille inizialmente dà prova di vigliaccheria per poi prendere coraggio e affrontare il suo grande nemico in un duello leale.
Partecipa alla guerra di Troia ed è il più importante difensore della città prima di essere ucciso in combattimento da Achille, rabbioso con lui per l'uccisione di Patroclo. Le sue vicende sono narrate principalmente nell'Iliade di Omero, di cui è uno dei personaggi principali.
Intenso il suo rapporto con Andromaca: fra i due coniugi c'è grande rispetto, la moglie cerca per quanto può  di essere utile al marito indicandogli, ad esempio, un possibile punto debole delle mura di Troia. Andromaca è una delle più umane e vive eroine dell'epica greca.
Durante la guerra, la donna non sa resistere senza notizie dal campo di battaglia e appena viene a conoscenza di una vittoria degli Achei, cerca di raggiungere il marito sperando di vederlo ancora in vita. Andromaca aveva perso gran parte della sua famiglia per colpa di Achille e non voleva perdere anche l'amato che considerava non solo marito ma anche fratello e padre. In quell'occasione Ettore le esprime tutto il suo amore affermando chiaramente che più delle sorti della città o dei suoi genitori o della gente tutta, e persino della sua stessa vita, più di tutto gli interessava il destino della sua sposa.
« Morto, però m'imprigioni la terra su me riversata, prima ch'io le tue grida, il tuo rapimento conosca! »
(Dialogo di Ettore con Andromaca. Omero, Iliade libro VI, versi 464-465


Ilioupersis
L'Iliou persis (in greco Ίλίου πέρσις, in italiano La caduta di Ilio) è un antico poema epico greco andato perduto che racconta in versi l'intera storia della guerra di Troia.
Il poema si apre con i Troiani che discutono su cosa fare con il cavallo di legno che i Greci si sono lasciati alle spalle. Cassandra e Laocoonte avvisano che nascosti al suo interno ci sono dei guerrieri greci armati, ma altri sostengono che si tratti di un dono sacro dedicato ad Atena. Quest'ultima opinione finisce per prevalere e i Troiani festeggiano la loro apparente vittoria. Il dio Poseidone intanto invia un funesto presagio, sotto forma di due serpenti che escono dal mare e uccidono Laocoonte e i suoi figli; vedendo questa scena Enea e i suoi lasciano Troia presagendo ciò che accadrà in seguito.
Scesa la notte, i guerrieri greci escono dal cavallo e aprono le porte della città per permettere all'esercito greco di entrare; i Troiani vengono massacrati e Troia data alle fiamme.
Menelao uccide Deifobo e si riprende la moglie Elena; Aiace Oileo strappa Cassandra dall'altare di Atena e la stupra. Gli dei valutano se pietrificare Aiace per vendicare l'oltraggio, ma a sua volta l'eroe greco si rifugia sull'altare di Atena. Tempo dopo, mentre i Greci staranno tornando a casa, Atena (altri sostengono Poseidone) lo farà morire in mare.
Neottolemo uccide il re Priamo, nonostante si fosse rifugiato sull'altare di Zeus, il figlioletto di Ettore, Astianatte, e fa sua prigioniera la moglie di Ettore, Andromaca. I greci sacrificano anche una delle figlie di Priamo, Polissena, sulla tomba di Achille per placarne l'inquieto spirito.


L’uccisione di Priamo
La fine di Priamo, non narrata nei poemi omerici, ci è nota da altri scrittori, soprattutto da Virgilio nel II canto dell'Eneide e da Euripide nella tragedia Le troiane.
Quando i Greci riescono a penetrare nella città, Priamo indossa la sua vecchia armatura e vorrebbe cercare la morte nella mischia, ma la moglie Ecuba in lacrime lo convince a rifugiarsi con le donne sull'altare di Zeus Erceo. Deve così assistere alla morte del figlio Polite, inseguito da Pirro Neottolemo fin sui gradini dell'altare. Furioso, Priamo gli tira l'asta con estrema potenza: nel poema virgiliano il colpo va decisamente a vuoto, mentre altri dicono che l'arma ferisca lievemente a un braccio Pirro, dopo aver trapassato il suo scudo. In ogni caso, Neottolemo afferra il re troiano e gli conficca la spada in un fianco, uccidendolo.
Virgilio accenna poi a una successiva decapitazione del cadavere, senza però fare il nome dell'esecutore.


L’uccisione di Cassandra
Crudele, adultera, assassina, Clitennestra è il prototipo dell’infamia femminile. “Quel perfido mostro coprì se stessa d'infamia e tutte in futuro le donne, anche se ce ne fossero di buone”, dice a Ulisse l’ombra di Agamennone (Odissea, Omero), il marito da lei ucciso al ritorno dalla guerra di Troia. Massacrato a colpi di scure, insieme alla principessa troiana Cassandra che Agamennone aveva portato con sé come preda di guerra e concubina. Arma del delitto, un’ascia bipenne, simbolo del potere politico: un oggetto impensabile in mano femminile.
E non è tutto: carattere virile in grado di innescare un odio bestiale, la violenza di Clitennestra si manifesta anche nel rapporto con i figli Oreste ed Elettra.
Non uccide il marito per gelosia ma per vendicare la morte della figlia Ifigenia, sacrificata agli dèi da Agamennone per navigare verso Troia coi venti più favorevoli. Né, per gelosia, uccide Cassandra. Clitennestra non ama Agamennone ma Egisto, come dice più volte. La vera ragione è un’altra: è la brama di essere prima e sola signora non solo della casa ma anche del regno, un ruolo che ha assunto in assenza del marito. Per questo la morte di Cassandra “aggiunse condimento al piacere del mio letto”, come Eschilo le fa dire nella tragedia “Agamennone”.
Cassandra è una delle figure più struggenti dell'epica greca. Amata da Apollo, ottiene da lui il dono della profezia ma essendoglisi rifiutata è condannata a non essere mai creduta.


Ifigenia
Il soggetto di Ifigenia ricorre frequentemente nelle pitture vascolari greche e italiote.
Attorno al 415 a.C. Euripide comincia a lavorare al mito di Ifigenia, producendo "Ifigenia in Tauride". Rispetto a "Ifigenia in Aulide", qui Euripide, invece di lasciarla immolare dal padre Agamennone come vittima sacrificale, fa intervenire all'ultimo momento la dea Artemide (in onore della quale era previsto il sacrificio) che la sostituisce con un cervo portando la principessa in Tauride. Divenuta sacerdotessa al tempio di Artemide, Ifigenia deve forzatamente svolgere il crudo compito di eseguire il sacrificio rituale di ogni straniero che sbarcasse sull'isola.
I temi toccati sono molti, alcuni nuovi, altri rimaneggiati, alcuni ribaditi. Spicca su tutti il "tòpos" della morte apparente: tutta la Grecia pensava che Ifigenia fosse stata immolata dal padre Agamennone per permettere alle navi greche la spedizione contro Troia, invece la ragazza è viva ed è sacerdotessa in Tauride con in cuore colmo d’odio verso i greci che, in nome di una guerra, non si sono opposti al suo sacrificio.
Il mito sottolinea come un presunto sacrificio scateni un’infinita serie di morti: Clitennestra uccide il marito per vendicare la figlia e a sua volta la donna e il suo amante Egisto vengono uccisi dall’altro figlio Oreste per vendicare il padre.
È la sorte a governare la vita dell’uomo mitico: la stessa Ifigenia, parlando al fratello Oreste riconosciuto, si domanda “Quale sorte mi toccherà?” e parla sia di una sorte che salva, sia di una sorte che condanna, quella sorte che ha salvato lei dalla morte sull’altare e che ha salvato il fratello dall’immolazione (buona sorte), ma anche quella sorte che ha scatenato omicidi e vendette portando il male in famiglia (cattiva sorte).
Viene anche introdotto il motivo del “momento opportuno”, dell’“attimo fatale” che, se colto, porta fortuna (nel senso positivo) ed evita il dolore. Nella vita di ogni eroe o personaggio mitico appare evidente il ruolo della sorte: tutto è sempre appeso a un filo o dipendente da una decisione divina. Tutti gli eventi attorno a una figura mitologica sono strettamente legati alla religione e soprattutto ai riti. Tra mondo umano e divino Euripide individua un’inesistenza di comunicazione: secondo lui, tutto sta nelle mani del singolo uomo che, a causa delle passioni mortali, cede al male. Secondo il sofista Euripide le divinità esistono perché gli uomini ne hanno bisogno e lo stesso vale per il mito. La storia di Ifigenia è esemplare perché sottolinea l’inutilità degli oracoli o dei riti: nonostante Ifigenia sia ancora viva, infatti, le navi greche sono partite (e tornate) per e da Troia; la morte della fanciulla sembrava essere l’unica e inevitabile soluzione e invece non è stato così.

La mostra "L’amore al tempo della guerra", allestita al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, è stata presentata nel programma di Rai Educational “Art News”, puntata di venerdì 2 Marzo 2012,  all'una di notte,  e in replica su Rai Storia sabato 3 marzo alle 14 e lunedì 5 marzo alle 20

Promosso da:

Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, con la collaborazione del Gruppo Archeologico Ferrarese
Curatori della mostra, Caterina Cornelio e Mario Cesarano
I pannelli della mostra sono realizzati da Rossana Gabusi
Riprese video di Calogero La Versa

Quando: da sabato 11  febbraio a domenica 22 aprile 2012 (prorogata fino a venerdì 18 maggio 2012)
martedì-domenica dalle 9.30 alle 17 (chiusura biglietteria ore 16.30)
Inaugurazione sabato 11 febbraio 2012, ore 16
Città: Ferrara
Luogo: Museo Archeologico Nazionale, Palazzo di Ludovico il Moro
Indirizzo: Via XX Settembre n. 122
Provincia: Ferrara
Regione: Emilia-Romagna
Info: tel. 0532 66299

 

pagina a cura di Carla Conti, informazioni di Mario Cesarano (archeologo SBAER)