BRIXIA
Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III-I secolo a.C.
mostra
Home - Mostre e appuntamenti - Archivio mostre - Brescia, dal 9 maggio  2015
 

Perché i Romani vollero espandersi verso l'Italia settentrionale? Cosa li attrasse nelle terre del Po occupate da genti di cultura e tradizioni così lontane dalle loro? Una mostra archeologica risponde per la prima volta a questi interrogativi in un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso reperti inediti

BRIXIA
Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III-I secolo a.C.

locandina della mostraMuseo di Santa Giulia e Brixia, Parco Archeologico di Brescia romana
Via Musei 81/b e Via Musei 55 a BRESCIA

dal 9 maggio 2015 al 15 febbraio 2016 (prorogata)

La mostra chiuderà simbolicamente nel giorno dei santi patroni di Brescia, Faustino e Giovita, per consentire alle numerosissime scuole che ne hanno fatto richiesta di visitare al Museo di Santa Giulia, una mostra che come poche altre ha saputo raccontare davvero la storia di Brescia e di tutta l’Italia del nord

Per informazioni: www.bresciamusei.com

La mostra Roma e le genti del Po. Un incontro di culture III-I sec. a.C. rappresenta un’importante occasione per riflettere sul clima culturale di uno speciale momento storico che va dal III al I secolo a. C., durante il quale avvenne un profondo mutamento della Cisalpina, attraverso confronti, scontri e integrazioni tra genti di diversa origine e cultura. La mostra di Brescia vuole infatti narrare la vicenda dell’incontro tra Roma e le popolazioni locali con lo scopo di narrare una realtà che non fu solo uno scontro, ma che ebbe molteplici sfaccettature.
Per conoscere meglio le principali tematiche affrontate nel percorso espositivo, vengono proposti a tutti -in particolare a docenti e studenti- una serie di incontri con studiosi e personalità di spicco del panorama archeologico dell’Italia settentrionale che sono stati direttamente coinvolti nell’organizzazione della mostra. Grazie alla voce degli esperti sarà possibile ripercorrere le principali tappe storiche della cosiddetta “romanizzazione” e conoscerne i protagonisti, grandi uomini politici e condottieri; seguire l’evoluzione del territorio che fu intensamente trasformato con la razionalizzazione dei paesaggi e delle campagne e la nascita delle grandi città e comprendere profondamente le nuove dinamiche sociali ed economiche della nuova società. Infine, un incontro è dedicato a conoscere le moderne tecnologie digitali che sono state utilizzate per facilitare, in modo emozionante e avvincente, la comunicazione di tutti i temi affrontati.
Aprono il ciclo Luigi Malnati, Soprintendente Archeologo dell’Emilia Romagna, ideatore e curatore della mostra e Filli Rossi, archeologa e co-curatrice dell’esposizione.
Tutti gli incontri sono ad ingresso libero e si tengono alle ore 18.00 presso la White room del Museo di Santa Giulia.
Su richiesta viene rilasciato un attestato di partecipazione.

Progetto scientifico della mostra:
Luigi Malnati (Soprintendente per l'Archeologia dell'Emilia-Romagna)
Filli Rossi (Soprintendenza Archeologia della Lombardia)

Dopo che Annibale passò le Alpi. Sintesi della mostra a cura di Luigi Malnati

Orari di apertura
dal 9 maggio al 15 giugno 2015: da martedì a venerdì 9.30-17.30, sabato e domenica 9.30-20
dal 16 giugno al 30 settembre 2015: da martedì a venerdì 10.30-19, sabato e domenica 10.30-21
dal 1 ottobre 2015 al 17 gennaio 2016: da martedì a venerdì 9.30-17.30, sabato e domenica 9.30-20 (1 gennaio 2016 dalle 12 alle 17.30)
Chiuso tutti i lunedì non festivi, il 24,25 e 31 dicembre

Info e prenotazioni 030 2977833 - 030 2977834
santagiulia@bresciamusei.com
www.bresciamusei.com

Una grande mostra e un evento atteso da decenni, entrambi a Brescia ed entrambi collegati alla storia più antica della città e di un vasto territorio. Una mostra non a caso realizzata a Brescia, la Brixia dei romani, che comunque non si limita a illustrare l’origine della città ma racconta per la prima volta la grande vicenda che ha portato, tra il III e il I secolo a.C., alla romanizzazione delle genti del Po.
Una vicenda che ha la potenza di un'epopea, una storia di scontri ma anche incontri di civiltà, di sopraffazione e di profonda integrazione. Un'epopea che annovera nomi a noi familiari dai libri di scuola, Annibale, Scipione, Emilio Lepido, Mario Silla, la Gallia Cisalpina, la Roma Repubblicana, ma anche di personalità che nulla hanno a che fare con campagne militari e battaglie, come quelli del filosofo Catone o del poeta Catullo. Una storia che, tra pace e guerra, permette la creazione di un nuovo modello sociale, un percorso di trasformazione, o meglio modernizzazione, di un grande territorio, una metamorfosi sociale e culturale, innanzitutto, ma anche fisica, con disboscamenti, bonifiche, messe a coltura di terre fertilissime e con la fondazione di città unite da grandi strade consolari.
Un percorso lungo tre secoli, dopo i quali nulla è più stato come prima.

Torso fittile di guerriero da Ravenna, Museo Archeologico Nazionale di Ravenna (foto Roberto Macrì)
Torso fittile di guerriero da Ravenna
Museo Archeologico Nazionale di Ravenna

Ex voto in terracotta da Bagnara di Romagna, Soprintendenza Archeologia Emilia e Romagna (foto Roberto Macrì)
Ex voto in terracotta da Bagnara di Romagna
Soprintendenza Archeologia Emilia-Romagna

E Brixia lo testimonia splendidamente con il suo Parco Archeologico, il più importante, esteso e conservato dell’intera Gallia Cisalpina, ovvero del nord Italia.
Proprio in occasione della inaugurazione della grande mostra, la Brixia che si erge intorno al celebre Capitolium, nel cuore della moderna città, svela due ulteriori gemme: la Quarta Cella del tempio Repubblicano, eretto tre secoli prima dell’attuale con i raffinati affreschi parietali appena restaurati, e il grande Teatro Romano di Età Imperiale. In un percorso che va dal Capitolium, ora integralmente visitabile, al Teatro, a Santa Giulia, dove sono conservate le spettacolari Domus dell’Ortaglia insieme a sontuosi mosaici e ai grandi bronzi, prima fra tutte la celebre Vittoria Alata, nascosti e rinvenuti proprio nell’area archeologica e sacra della città. Sfuggiti dalle invasioni barbariche per arrivare sino a noi. Un tesoro di statuaria bronzea unico al mondo per qualità e bellezza.

Parco archeologico di Brixia: la sua visita è inclusa nel biglietto d'ingressoLa mostra che BRIXIA dedica a "Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III-I secolo a.C.” è una grande esposizione archeologica, un percorso di ben 1500 metri quadri con quasi 500 reperti, tutti attentamente selezionati, in parte concessi da decine di musei e istituzioni italiane ma molti mai esposti prima, perché provenienti da scavi recenti.
Ma è anche un percorso emotivo, con installazioni interattive e multimediali che fanno rivivere situazioni e atmosfere di quei tempi lontani, adatte anche ai ragazzi.
Uscire dalla mostra e incamminarsi nel Parco Archeologico sarà come uscire dal mito e dal racconto per entrare nella storia.

Accompagnano la mostra il Catalogo generale, a cura di Luigi Malnati e Valentina Manzelli, e la Guida alla mostra e alla Brescia Repubblicana, pubblicati entrambi dall’editore GAmm Giunti.

Il biglietto d'ingresso denominato BRIXIA (intero € 13) comprende la visita alla mostra (allestita nel Museo di Santa Giulia) e al Parco Archeologico (IV cella, Capitolium e teatro); si consiglia la prenotazione per la visita della IV cella data la capienza limitata a un massimo di 150 persone all'ora.
Sono previste altre due tipologie di biglietto che integrano BRIXIA con il Museo di Santa Giulia (intero integrato € 17,50) o con i Musei del Castello (intero integrato € 14)

BRIXIA
Roma e le genti del Po. Un incontro di culture. III-I secolo a.C.
Brescia, Museo di Santa Giulia, 9 maggio 2015 – 17 gennaio 2016
A cura di Direzione Generale Archeologia del MiBACT, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei
Con il contributo di: MiBACT, Regione Lombardia, Comune di Brescia, Fondazione Brescia Musei, Fondazione Cariplo
Una co-produzione: GAmm Giunti Arte mostre musei - Firenze
Media Partner: Archeologia Viva


Dopo che Annibale passò le Alpi. La Mostra in sintesi, a cura di Luigi Malnati
Nel 295 a.C. a Sentino, in una vallata nel cuore delle Marche, l'esercito di Roma e dei suoi alleati sconfiggeva in una battaglia incerta fino all'ultimo la coalizione di popoli italici guidata da Sanniti e Galli Senoni. Con quella vittoria Roma non solo affermava il suo dominio incontrastato sulla penisola, ma si apriva la via per la valle Padana. È di pochi anni dopo la sottomissione del territorio senone e la fondazione della colonia latina di Rimini. Nei due secoli successivi si avrà prima la definitiva conquista militare, nei primi decenni del Il secolo, poi il graduale inserimento dell'Italia settentrionale nel sistema politico romano, concluso nel 49 a.C. con la concessione della cittadinanza.
La mostra di Brescia vuole narrare questa vicenda uscendo dallo schema tradizionale dello scontro tra Roma e popolazioni locali considerate semibarbare e da integrare nella civiltà classica per mostrare invece la realtà di un confronto che aveva molteplici sfaccettature. Le popolazioni che abitavano la valle Padana avevano alle spalle storie molto diverse. Le tribù celtiche (Insubri, Cenomani, Boi) avevano ereditato le civiltà dei popoli che abitavano i territori sui quali dominavano: Etruschi, Umbri, Liguri, Celti di ceppo ancora più antico; ne avevano assimilato i costumi e costituivano un'élite politico-militare organizzata. I Veneti erano di provenienza assai antica, con una cultura urbana elaborata e comuni origini con i Latini; al contrario i Liguri, che si consideravano a ragione una stirpe autoctona, erano ancora organizzati sul modello tribale. Ciascuna di queste popolazioni ebbe una propria politica nei confronti di Roma: alcuni furono alleati stabili (Veneti, Cenomani) altri ostili (Boi, Insubri) o divisi al proprio interno (Liguri). Ma neppure la strategia della Repubblica nei loro confronti fu mai univoca: a seconda che prevalessero le ragioni del partito "popolare" o di quello "senatorio" fu attuata una politica aggressiva per guadagnare nuove terre da assegnare a coloni italici disposti a trasferirsi o di collaborazione "amichevole" con i ceti dirigenti e aristocratici locali.
Letto decorato da elementi in osso raffiguranti scene dionisiache: un erote o un giovane Dioniso sostiene una cornucopia, ai piedi un’anfora. Da Piacenza (foto Roberto Macrì)Sono i reperti archeologici presenti nei musei dell'Italia del nord, rinvenuti negli scavi anche recentissimi che ci consentono di ricostruire un quadro così complesso e vivace, di cui le fonti antiche ci illustrano soltanto gli elementi essenziali.
Il filo dell'esposizione segue il racconto secondo una sequenza cronologica e rispettando la logica del confronto. Vengono presentate le diverse popolazioni padane nel IV e III secolo a.C.: i reperti significativi e simbolici dei corredi funerari e anche ciò che esce dagli scavi delle loro città. Ne esce l'immagine di civiltà complesse, con capi che esaltano ora il loro livello culturale ora il ruolo guerriero e un'organizzazione politica avanzata, con l'uso della scrittura e l'introduzione della moneta. A fronte sono esposti i reperti contemporanei della colonia di Rimini e di centri come Ravenna sotto il controllo diretto di Roma.
Seguono gli anni delle guerre. L'imponente frontone di Talamone celebra la disfatta dell'ultima offensiva celtica nel 225 avvenuta sul promontorio toscano; la risposta di Roma porta alla prima conquista della val Padana e alla vittoria di Casteggio. Infine Annibale passa le Alpi e attraversa la pianura nell'incendio dell'insurrezione di Boi e Insubri, che appoggiando la sua impresa mettevano in gioco la loro indipendenza. Di quegli anni sono esposte le armi degli eserciti contrapposti recuperate nei corredi funerari e rappresentate nei monumenti e nei reperti votivi, ma anche l'esito della penetrazione culturale e politica di Roma, con l'impianto di santuari di tipo italico già alla fine del III secolo, i cui reperti si confrontano con quelli dei contemporanei luoghi di culto locali.
Con il Il secolo le principali colonie latine e romane così come le città alleate presentano da Rimini a Bologna o Piacenza, così come a Aquileia, Padova, Brescia o Milano, caratteristiche comuni. Si illustrano le mura, le porte urbiche, le strade, gli edifici civili, come il foro, le basiliche o, nel caso di Bologna, uno dei più antichi teatri stabili. I grandi templi come il Capitolium, i santuari urbani e del territorio sono testimoniati da resti architettonici fittili figurati di tipo italico ed ellenistico e da statue di culto, per lo più acroliti in marmo. Vengono introdotti nuovi culti, italici e orientali, che spesso riflettono gli orientamenti delle diverse personalità politiche romane, ma vengono anche confermati e assimilati i culti locali, come ben dimostra il caso emblematico di Brescia.
La ricchezza crescente della Cisalpina in età repubblicana è verificabile non solo negli edifici pubblici e religiosi, ma anche nel livello delle case private. In mostra sono esposte soprattutto le pavimentazioni, che evolvono da modesti laterizi e semplici battuti in cementizio a pavimenti decorati con motivi geometrici e a mosaico, ma non mancano decorazioni parietali e reperti di lusso rinvenuti negli scavi a seguito di episodi di abbandono o di tesaurizzazione. Le planimetrie mostrano nel I secolo l'adesione delle classi dirigenti al modello della casa ad atrio. Tutto riflette l'aumento progressivo di ricchezza dell'Italia settentrionale, dovuto certamente allo sfruttamento agricolo del territorio, ben organizzato grazie al controllo delle acque e alla distribuzione funzionale delle terre (la centuriazione), ma, come dimostrano i resti archeologici, dalla nascita di manifatture locali (vasellame bronzeo, tessuti, laterizi, ceramiche, carpenteria) e dallo sfruttamento di risorse naturali, come le riserve aurifere della Bessa.
Il confronto tra le popolazioni locali e i coloni è affidato in questa fase soprattutto alle sepolture; per la prima volta vengono esposti insieme reperti (corredi ma anche stele funerarie) dello stesso periodo attribuibili a romani (in Emilia Romagna e Aquileia) a Veneti, Cenomani, lnsubri, Liguri. E' così possibile confrontare l'apparato funerario di un notabile romano sepolto presso Piacenza con il letto funerario in osso di fattura centro-italica e tradizione ellenistica, con la sepoltura del capo cenomane di Zevio con resti del carro e vasellame bronzeo della medesima provenienza. Così dall'intesa tra le classi dirigenti e da un confronto virtuoso tra le diverse aree culturali nasceva la provincia della Gallia Cisalpina, centro propulsore delle conquiste di Cesare e futuro baluardo della civiltà classica contro le invasioni germaniche.
Luigi Malnati


Il progetto espositivo
Obiettivo della mostra è illustrare il processo che vide protagonisti Roma e le genti del Po tra il III e la metà del I secolo a.C., un processo che non fu solo conflitto ma anche incontro e integrazione: è il racconto per immagini di una straordinaria trasformazione storica e culturale, rappresentata dai materiali eccezionali esposti nel percorso.
La mostra può così ricostruire, sullo sfondo della pianura del Po, un'area estesa tra gli Appennini e le Alpi e favorita in antico da una posizione privilegiata e dalla presenza di un grande fiume, la fisionomia sorprendente di un luogo d'Italia che divenne vero laboratorio di integrazione tra etnie e culture diverse e cassa di risonanza del confronto fra cultura romana ed ellenismo.
Il percorso
Il percorso della mostra è articolato in 12 sezioni.
Nella prima, dedicata ai protagonisti, il visitatore può collegarsi al quadro storico dell'epoca, ai suoi principali eventi e al volto di alcuni grandi uomini, politici e condottieri, che ne furono attori; si attraverserà virtualmente il paesaggio che i romani si trovarono ad affrontare arrivando nella pianura (Prima di Annibale, sezione 2) e le popolazioni che lo abitavano, le loro tradizioni, i primi segni della loro apertura a messaggi culturali nuovi.

I capolavori
Lamine in bronzo da Castiglione delle Stiviere, Museo Archeologico Nazionale di Mantova
Lamine in bronzo decorato a sbalzo ritenute pertinenti a una tromba da guerra (carnyx), ad un elmo o a elementi di animale totemico. Rinvenuto in una tomba cenomane. III secolo a.C.
Busto fittile di guerriero da Ravenna, Museo Archeologico Nazionale di Ravenna
La scultura in terracotta raffigura un giovane guerriero in nudità eroica, con balteo e clamide. Riferito al modello del Diomede tipo Cuma è il prodotto di un'atmosfera culturale profondamente ellenizzata. III secolo a.C.
Kelebe a figure rosse da Adria, Museo Nazionale di Adria
Grande vaso decorato con figure femminili, rombi concentrici e palmette sul collo, di produzione volterrana. Rinvenuto in un corredo funerario degli inizi del III secolo d.C.

La guerra (sezione 3) è uno dei temi principali, rappresentato in mostra dal fregio di Talamone e da una serie di eccezionali esempi di elmi e di armature. Ma attraverso la guerra cominciò a farsi strada sempre più incisiva la propaganda romana (sezione 4), una forma lungimirante di fidelizzazione attuata attraverso l'assimilazione in una nuova ideologia religiosa dei santuari sparsi nelle città e nei territori, ancora vincolati a tradizioni locali.

I capolavori
Frontone di Talamone, Museo Archeologico "Polveriera Guzman"
Frontone in terracotta decorato con altorilievi che rappresentano il mito dei Sette contro Tebe; l'architrave e la cornice presentano motivi vegetali su cui correva una sima traforata; ai lati sono presenti acroteri con cavalli marini, mentre quello centrale, maggiore, è a palmetta traforata. Per alcuni il frontone sarebbe da collegarsi alla vittoria contro i Galli nella battaglia del 225 a.C., episodio di cui il rilievo rappresenterebbe la trasposizione in chiave simbolica. Fine III- metà Il secolo a.C.
Elmo etrusco-italico da Berceto, Museo Archeologico Nazionale di Parma
Elmo in bronzo fuso decorato con motivi incisi a bulbo, di produzione centro-italica o etrusca. Sulla calotta era
presente una coppia di corna in lamina ornate da rosette e motivi geometrici. Rinvenuto nella tomba di un guerriero insieme ad armi defunzionalizzate a scopo rituale. III secolo a.C.
Ex voto in terracotta da Bagnara di Romagna, Soprintendenza Archeologia Emilia e Romagna
Testa fittile realizzata a stampo raffigurante il volto di un devoto col capo coperto da un velo. Rinvenuto in un deposito votivo e databile al II secolo a.C., rimanda all'ambito culturale e religioso etrusco- campano- laziale e documenta la presenza di coloni di origine centro-italica nel territorio romagnolo.
Lamina di bronzo da Vicenza, Vicenza Museo Naturalistico Archeologico
Lamina votiva lavorata a sbalzo e incisione, con corteo di donne di rango riccamente vestite. Insieme altre lamine con teorie di dignitari, armati e atleti, proviene da un luogo di culto forse dedicato ad una divinità protettrice della città, guaritrice e garante dei passaggi principali della vita. IV-III secolo a.C.

L'esito di questi processi è rappresentato dalla Cisalpina in età repubblicana (sezione 5) con la nascita delle grandi città, ormai inserite in una rete viaria efficiente, che segnarono la definitiva romanizzazione della pianura attraverso l'adozione di modelli urbanistici e architettonici comuni, secondo precise esigenze ideologiche oltre che funzionali.
I simboli della città (sezione 6) ne raccontano le diverse forme, espresse dai più importanti edifici pubblici aggregati intorno al foro, spazio urbano comune per eccellenza. Tra i più importanti, sotto l'aspetto simbolico, gli edifici di culto (sezione 7) spesso portatori nelle nuove forme architettoniche e nelle immagini di divinità il retaggio dei culti più antichi tradotto nelle forme dell'Ellenismo. La ricezione di questo nuovo linguaggio si manifesterà anche nel gusto privato, con dimore di pregio ornate da pavimenti, mosaici e arredi lussuosi.

I capolavori
Sima policroma fittile da Rimini, Rimini, Museo della Città
Sima decorata da volute e palmette con testa di gorgone e testa di leone; la vivace policromia e la qualità della decorazione attestano l'alto tenore architettonico degli edifici urbani riminesi traile I secolo a.C.
Testa di divinità femminile da Alba Pompeia, Torino, Museo Archeologico Nazionale
Testa femminile di dimensioni colossali riferibile a una statua di culto, ispirata a modelli ellenistici. Fine del II-inizi del l secolo a.C.
Statua panneggiata da Piacenza. Museo di Palazzo Farnese, Piacenza
Parte inferiore di statua panneggiata, firmata dallo scultore attico Kleomenes, interpretata come Apollo. Prodotto di atelier urbano, è riferibile ad un edificio di culto. Prima metà del I secolo a.C.
Pavimento in cennentizio da Sarsína, Museo Archeologico Nazionale, Sarsina
Pavimento decorato da tessere bianche e nere su battuto laterizio. Il tipo di composizione, piuttosto complessa e ricercata, e la fattura suggeriscono un'ispirazione legata a maestranze di formazione centro italica. Fine del Il secolo a.C.
Statua femminile da Milano. Milano, Civico Museo Archeologico
Statua femminile acefala avvolta in un ampio e pesante panneggio, di difficile interpretazione. Opera realizzata da un artista greco, importante testimonianza della ricezione dei modelli ellenistici nella cultura figurativa delle città transpadane. Fine del li- inizi del I secolo a.C.
Letto con rivestimento in osso da Piacenza. Soprintendenza Archeologica Emilia Romagna
Letto decorato da elementi in osso raffiguranti scene dionisiache: un erote o un giovane Dioniso sostiene una cornucopia, ai piedi un'anfora. Sui fulcro (poggiatesta) decorazioni ad altorilievo con busti di eroti alati e corpi di leoni accosciati. Rinvenuto in una tomba a camera, il letto fu realizzato da artisti di tradizione centro italica come oggetto rappresentativo del rango del suo proprietario. Seconda metà del Il secolo a.C.


Sima policroma fittile da Rimini, Rimini, Museo della Città

Il tema dell'incontro tra culture torna anche nei documenti che raccontano i rituali legati alla morte, dove l'immagine e la memoria (sezione 9) si fondono per restituire i personaggi defunti al mondo dei vivi secondo codici espressivi nuovi e antichi nello stesso tempo.

I capolavori
Stele di Ostiala Gallenia da Padova. Civico Museo Archeologico di Padova
Stele a bassorilievo raffigurante una scena di "viaggio agli Inferi": l'auriga e l'uomo, abbigliati secondo il costume romano, con una donna vestita invece secondo la foggia venetica, su biga tirata da due cavalli. L'iscrizione sulla stele è una testimonianza importante della fase di transizione verso la romanizzazione. I secolo a.C.
Stele di Komevios da Torino, Museo di Antichità
Rinvenuta nell'area di una necropoli celtica (Dormelletto), la stele presenta nella parte superiore una testa maschile ai cui lati si dispongono due motivi circolari concentrici, ritenuti evocativi del disco solare; nella parte inferiore un'iscrizione in alfabeto leponzio riporta al proprietario, un personaggio di prestigio della comunità indigena. Fine del Il secolo a.C.

Ma oltre le città (sezione 10) anche il territorio vive un'intensa trasformazione con la razionalizzazione dei paesaggi e delle campagne per dare nuovo impulso all'agricoltura, alle attività economiche e agli scambi. Anche qui un ruolo fondamentale viene svolto dalla viabilità, che collega città e campagne in una rete efficiente di comunicazioni, e che aggrega anche i santuari periferici (gli dei del territorio, sezione 11), ancora una volta assimilando la fisionomia culturale di tradizione celtica a quella romano-ellenistica.

I capolavori
Falere da Manerbio, località cascina Remondina. Brescia, Museo di Santa Giulia
Dischi in lamina d'argento decorati a sbalzo e pertinenti a bardature di cavalli. Parte centrale a rilievo circondata da una cordonatura: liscia nei dischi minori, decorata con un motivo a tre braccia (triskele) nei maggiori. Lungo il registro esterno serie continua di teste umane stilizzate. Metà I secolo a.C.
Lastra architettonica con Dioniso e Arianna da San Lorenzo in Strada. Rimini, Museo della Città
Raffigurazione a rilievo dell'abbraccio tra Dioniso ebbro e Arianna. Probabile ornamento di un tempio, attesta la completa adesione a canoni artistici ellenizzanti. Metà del secolo a.C.

Sintesi eloquente di questo straordinario incontro, in chiusura della prima parte della mostra, è il volto di Catullo. Un grande poeta (la voce dei poeti, sezione 12), di famiglia ceitica, ma di raffinata cultura ellenistica, nato a Verona ma assai legato a Brixia. La sua voce accompagnerà il visitatore nella seconda emozionante parte del percorso, dove per la prima volta sarà possibile entrare nell'antico santuario di Brescia, luogo in cui i temi della mostra, la tradizione indigena e la nuova cultura ellenistica e romana trovano perfetta fusione.

I capolavori
Affresco da Sirmione, Antiquarium di Sirmione
Dipinto con figura maschile rappresentata all'interno di un quadro, abbigliata con tunica e toga exigua tipiche della tarda repubblica, adornate della fascia purpurea, segno di appartenenza all'ordine dei cavalieri; regge tra le mani un rotolo. Nella figura si riconosce l'immagine di un letterato, per il quale è stata suggerita l'identificazione con il poeta Catullo. I secolo a.C.


Dal 30 settembre al 28 ottobre, 10 grandi esperti a Brescia per raccontare i segreti della mostra più amata del momento

BRIXIA. 5 INCONTRI PER SCOPRIRE ROMA E LE GENTI DEL PO
Le principali tappe storiche e “i dietro alla quinte” che hanno gettato le basi della nostra comunità.
Appuntamento alle ore 18 nella White room del Museo Santa Giulia, in Via Musei 81/b a Brescia
Ingresso libero
Per informazioni: www.bresciamusei.com

Mercoledì 30 settembre 2015
Galli e Romani. L’idea di una mostra
Relatori: Luigi Malnati (Soprintendente all'archeologia dell'Emilia Romagna), Filli Rossi (Archeologa), curatori della mostra

Mercoledì 7 ottobre 2015
I popoli dell’Italia settentrionale alla vigilia della romanizzazione
Relatori: Serena Solano (archeologa Soprintendenza Archeologia Lombardia), Margherita Tirelli (già direttore del Museo Archeologico Nazionale di Altino)

Mercoledì 14 ottobre 2015
Una grande avventura tra conflitto e integrazione
Relatori: Francesca Morandini (Responsabile del Servizio specialistico di supporto ai Musei d'Arte Comune di Brescia)

Mercoledì 21 ottobre 2015
Il quadro storico-sociale
Relatore: Ermanno Arslan (Accademico dei Lincei)

Mercoledì 28 ottobre 2015
Realtà aumentata e realtà virtuale per comunicare l’archeologia
Relatori: Luigi Maria Di Corato (Direttore Fondazione Brescia Musei) con Gualtiero e Roberto Carraro (Telecom Design) e Antonio Scuderi (ArtGlass)


Nell’ambito di EXPO Milano   Info www.bresciamusei.com    Guarda il teaser realizzato per presentare la mostra

Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 gestione1@studioesseci.net

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE  Mercoledì 8 aprile, ore 11.30 presso la Soprintendenza Archeologia Lombardia, Sala Delle Colonne in Via  de Amicis 11 a Milano