ANTICHE CITTÀ ABBANDONATE A CONFRONTO:
PROBLEMATICHE, PROGETTI ED ESEMPI DI VALORIZZAZIONE
convegno
Home - Mostre e appuntamenti - Archivio mostre -  Bologna, 2 febbraio 2013
comunicato stampa

Valorizzazione della "domus dei mosaici" nella città romana di Claternasabato 2 febbraio 2013
sessione antimeridiana dalle ore 9.30 alle 13
sessione pomeridiana dalle ore 15 alle 17.30

Aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale
Via Belle Arti 56
BOLOGNA

Il convegno mira a proporre un quadro aggiornato del rapporto tra ricerca archeologica e valorizzazione, focalizzando gli aspetti della progettazione didattica delle aree archeologiche e della ricostruzione degli ambienti antichi: edifici, strutture, paesaggi.
Il caso di Claterna, un centro romano lungo la via Emilia, è considerato assieme ad alcune tra le più grandi realtà archeologiche regionali e nazionali. Si tratta di siti urbani di differenti cronologie e categorie, tutti accomunati dall’essere centri ‘abbandonati’, già nell’Antichità oppure durante il Medioevo, dalla città di Libarna (Piemonte) a quella di Aquileia (Friuli Venezia Giulia), dal sito veneto di Altino a quello ligure di Luni, senza dimenticare Marzabotto, Monterenzio, Claterna, Veleia e Classe, tutte in Emilia-Romagna: luoghi nei quali la ricerca archeologica può produrre dati estensivi su interi comparti urbanistici ed essere contemporaneamente il punto di partenza per interventi di valorizzazione dal profondo significato storico e ambientale.
I singoli interventi introducono le diverse realtà archeologiche dei siti, analizzando quanto è stato fatto in materia di valorizzazione, eventualmente con focalizzazioni su vari casi esemplificativi.

Antiche città abbandonate a confronto: problematiche, progetti ed esempi di valorizzazione

ore 9.30 - 13
Saluti di benvenuto
di Luigi Ficacci, Soprintendente per i Beni Storici Artistici Etnoantropologici per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini
Filippo Maria Gambari, Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (SBAER)
Le città abbandonate: introduzione al Convegno
Loretta Masotti,  Sindaco di Ozzano dell’Emilia, Daniele Vacchi, Presidente dell’Associazione Civitas Claterna
Il progetto ‘Scoprire Claterna’
Paola Desantis, Archeologa SBAER, Claudio Negrelli - Associazione Civitas Claterna
Obiettivo su Claterna: lungo la via Emilia alla ricerca dell’antico municipium
Paola Desantis, Archeologa SBAER
Marzabotto etrusca: percorsi per la conoscenza dell'antica città
Antonio Gottarelli, Università degli Studi di Bologna
Monte Bibele: progetto di valorizzazione e nuove prospezioni archeologiche
Chiara Guarnieri,  Archeologa SBAER
Classe tra Roma e Bisanzio: aspetti archeologici e di valorizzazione
Daniela Locatelli, Monica Miari, Roberta Conversi, Archeologhe SBAER
Veleia tra passato e futuro: nuovi allestimenti e prospettive di valorizzazione

ore 15-17.30
Marta Novello, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia
Da grande città a piccolo centro rurale: il caso di Aquileia
Lucia Gervasini, Marcella Mancusi,  Soprintendenza per i Beni Archeologici della Liguria
Progetto Grande Luna. Linee guida per l’istituzione del Parco Archeologico della città antica e del suo territorio
Margherita Tirelli, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto
Altino: passato, presente e futuro
Marica Venturino Gambari, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte
Libarna: progetti di restauro e valorizzazione
Filippo Maria Gambari, SBAER, Antonio Gottarelli, Unibo, Sandro Pittini, Università degli Studi di Bologna, Andrea Quintino Sardo, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna
Conclusioni e dibattito

Il convegno fa parte del progetto di valorizzazione dell'area archeologica di Claterna, situata nel Comune di Ozzano dell'Emilia (BO) che vede l'Associazione Culturale Civitas Claterna (formata dal Comune di Ozzano dell'Emilia, dal Gruppo IMA, Industria Macchine Automatiche, e dal Gruppo Città di Claterna) operare in convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, e in particolare del progetto triennale per la valorizzazione del ‘settore 11’ sponsorizzato da CRIF S.p.a.

Un ringraziamento particolare alla Soprintendenza per il patrimonio storico artistico e etnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini per la gentile ospitalità nell'Aula Cesare Gnudi e la concessione dell'ingresso agevolato ai partecipanti al convegno


Area archeologica della città etrusca di Kainua ed annesso Museo Nazionale Etrusco "Pompeo Aria"
Marzabotto (BO) Necropoli estVia Porrettana Sud 13
MARZABOTTO (BO)   Emilia-Romagna
tel. 051 932353
Responsabile Paola Desantis

Una testimonianza archeologica unica al mondo nell’ambito della civiltà etrusca, una città perfettamente conservata nel proprio impianto urbano, con strade ortogonali larghe anche 15 metri, case, impianti produttivi, aree sacre e due necropoli. La regolare scansione degli spazi, segno di una precisa pianificazione, è ispirata ai modelli urbanistici del mondo greco coloniale seppur orientata astronomicamente secondo l’etrusca disciplina.
Il Museo Archeologico Nazionale “Pompeo Aria” espone i reperti provenienti da oltre un secolo e mezzo di scavi nell’area di Pian di Misano e nei territori limitrofi

Dal 1 aprile al 31 ottobre: da Martedì a Domenica dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30
Dal 1 novembre al 31 marzo: da Martedì a Domenica dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 17.30
Chiuso lunedì
Ingresso € 2,00


Museo Civico Archeologico "L. Fantini" e zona archeologica di Monte Bibele
Monterenzio (BO) Area archeologica di Monte BibeleVia del Museo, 2
MONTERENZIO (BO)  Emilia-Romagna
tel: 051929766
Responsabile Antonio Gottarelli, Anna Chiara Penzo

L'area archeologica di Monterenzio/Monte Bibele prende il nome dal massiccio di Monte Bibele, situato fra le valli dei torrenti Idice e Zena. La posizione strategica su una delle antiche vie transappenniniche che mettevano in collegamento la costa tirrenica con quella adriatica, la vicinanza a importanti bacini minerari (rame, ferro, gesso) e la ricchezza di acque sorgive sono probabilmente le ragioni principali che portano le popolazioni antiche ad insediarsi in quest'area.
Gli scavi archeologici hanno riportato alla luce i resti di un abitato etrusco/celtico, della relativa necropoli, e di diverse aree di culto, riferibili ad un periodo collocabile tra l'età del bronzo e la seconda età del ferro.
L'area archeologica di Monte Bibele è tra le più importanti d'Europa in ambito celtico, sia per la ricchezza dei corredi rinvenuti nella necropoli, che testimoniano il momento di passaggio dal dominio etrusco a quello celtico dei Galli Boi, che per le condizioni in cui è tornato alla luce l'abitato, che distrutto da un incendio, e poi abbandonato, verso l'inizio del II secolo a.C. ci ha restituito un'istantanea sulla vita quotidiana del tempo.
I reperti rinvenuti sono oggi esposti per lo più al Museo Civico Archeologico Luigi Fantini di Monterenzio (BO) e in parte al Museo Civico Archeologico Di Bologna.
 L’area archeologica è raggiungibile solo a piedi al termine di una camminata che si inerpica lungo il Monte Bibele (circa mezzora di cammino). Il percorso è segnalato da cartelli stradali. Si suggerisce comunque di rivolgersi al Museo Civico Archeologico “Fantini” che integra le proprie funzioni con l’area archeologica di Monte Bibele (abitato, necropoli, santuari)

Orari: dalla prima domenica di marzo alla prima domenica di novembre, dal martedì al venerdì 9.00-13.00 (negli altri mesi apertura su prenotazione); per tutto l'anno sabato e festivi 9.00-13.00; 15.00-18.00
Chiuso il lunedì


Area archeologica di Claterna
Ozzano Emilia (BO) Veduta aerea della città romana e delle aree scavateVia Emilia 482-484
Località Maggio di OZZANO DELL’EMILIA (BO)  Emilia-Romagna
Info 347 7597112
Responsabile Paola Desantis, Claudio Negrelli

Il territorio di Ozzano Emilia cela una delle più interessanti realtà archeologiche della regione. Ai due lati della via Emilia, nell’area compresa tra l’abitato di Maggio e il torrente Quaderna, si stendono i resti dell’antica città di Claterna.
Nessun rudere emerge in superficie ma dalle zolle arate affiorano le vestigia di un grande passato con piccoli frammenti di vetri, ceramiche, mattoni e tessere musive di marmi colorati.
Claterna, nata nel II secolo a.C. e abbandonata intorno al V-VI secolo d.C., ha rappresentato la principale realtà municipale, territoriale e amministrativa del Bolognese orientale, fra Idice e Sillaro, durante tutta l’età romana.
Oggetto dal 1891 di varie campagne di scavo, a partire dal 2005 Claterna è al centro di un progetto di valorizzazione teso alla realizzazione di un parco archeologico. Già ora è possibile visitare la mostra-museo dedicata alla città di Claterna (nel Palazzo della Cultura di Ozzano Emilia) e la musealizzazione di una porzione della cosiddetta “domus dei mosaici”, l’abitazione di un ricco abitante della città antica che aveva un cortile interno attorno al quale si aprivano stanze decorate da pavimentazioni a mosaico e coccio pesto.
È in corso un nuovo progetto scientifico-divulgativo, sponsorizzato da CRIF, che vedrà, nell’arco di tre anni, il completamento delle indagini archeologiche in uno scavo a nord della via Emilia e la sua musealizzazione didattica in situ, con apparati ricostruttivi.
La storia degli scavi e il materiale in essi rinvenuto è fruibile nella Mostra "Museo della città romana di Claterna" che ha sede nel Palazzo della Cultura di Ozzano dell'Emilia (BO), Piazza Allende 18. La mostra-museo è visitabile da gennaio a maggio 2013 tutti i sabati dalle 10,30 alle 12,30 (esclusi sabato 19 gennaio, 9 marzo, 13 aprile, 11 maggio); sono previste visite guidate tematiche da gennaio a maggio alla domenica pomeriggio (ore 16,00) nei giorni 10 marzo, 14 aprile, 11 maggio.
Ingresso gratuito.

La zona archeologica è visitabile con visite guidate da giugno a ottobre e su prenotazione 347 7597112
Ingresso gratuito


Area Archeologica di Veleia e annesso Antiquarium
Veduta aerea della città romana di VeleiaStrada Provinciale 14, località Veleia Romana
LUGAGNANO VAL D'ARDA (PC)    Emilia-Romagna
tel. 0523 807113
Responsabile Daniela Locatelli

Il municipium di Veleia fu fondato in seguito alla conquista romana del II secolo a.C. nel cuore del territorio della tribù ligure dei Veleiates o Eleates.
La città, sviluppata su terrazze digradanti lungo la collina, gravita attorno al foro pavimentato in lastre di arenaria, ai tempi di Augusto, da Lucio Licinio Prisco, uno dei massimi magistrati locali. Il foro è circondato su tre lati dai resti di un portico su cui si aprivano botteghe e ambienti a destinazione pubblica. A sud il complesso era chiuso dalla basilica, edificio a navata unica, dove addossate alle pareti di fondo si levavano le dodici grandi statue in marmo di Luni raffiguranti i membri della famiglia giulio-claudia, trasferite già nel Settecento nel Ducale Museo di Antichità, oggi Museo Archeologico Nazionale di Parma.
A monte, i resti dei quartieri di abitazione meridionale e di un edificio termale sono sovrastati dalla terrazza su cui si erge -fin dal medioevo- la pieve dedicata a S. Antonino.
Patrimonio culturale della regione fin dal 1760, quando il Duca di Parma don Filippo di Borbone ne avviò l’esplorazione a seguito del ritrovamento casuale (nel 1747) dell’iscrizione bronzea della Tabula Alimentaria traianea, e da allora oggetto di scavi e ricerche, Veleia è oggi uno dei centri archeologici più importanti dell’Italia settentrionale

Tutti i giorni dalle 9.00 ad un'ora prima del tramonto
dal 1 dicembre al 15 marzo, tutti i giorni dalle 9 alle 15
ingresso € 2,00


Area Archeologica di Classe (RA)
Ravenna, frazione Classe. Strada romanaVia Marabina, 8
località Classe, RAVENNA   Emilia-Romagna
Tel. 0544 67705
Responsabile Chiara Guarnieri

Duemila anni fa Ravenna sorgeva in riva al mare. Quando nel I secolo d.C. l’imperatore Augusto decide di stanziare a Ravenna la flotta militare che doveva controllare la parte orientale del Mediterraneo, ricava nelle valli a sud-ovest della città un porto.
Le alterne fortune del porto di Classe dipesero sempre da scelte imperiali. Dopo quella di Augusto, quella di Onorio che nel V sec. fissa a Ravenna la capitale dell’Impero Romano d’Occidente, e infine quella della corte di Bisanzio che dal VI all’VIII sec. ne fa la capitale dell’Esarcato.
Il porto di Classe fu un abitato multietnico, dove vivevano e lavoravano persone provenienti dai quattro lati dell’impero, dalla Spagna alla Siria, dall’Egitto alla Germania. Una comunità cosmopolita dove, oltre al latino, si parlava il greco e numerosi dialetti, dove convivevano usanze, religioni e modi di vivere diversi.
Sono visibili i resti di alcuni magazzini, di un impianto produttivo e di due strade. Nel settore maggiormente indagato sono state individuate le fondazioni dei magazzini di stoccaggio e deposito, che si affacciavano su di una strada basolata in trachiti; la via segue l'andamento del canale e reca i solchi lasciati dalle ruote dei carri.

L’area archeologica di Classe è attualmente chiusa al pubblico per permettere l’allestimento del cantiere di restauro e il restauro stesso. La riapertura dell’area archeologica è prevista per la fine del 2013


Museo Archeologico Nazionale ed area archeologica di Aquileia
Aquileia (UD) Veduta dell'area archeologicaVia Roma, 1
AQUILEIA (UD)   Friuli Venezia Giulia
Tel. 0431-91035
Responsabile Marta Novello

Fondata nel 181 a.C. come colonia di diritto latino, in seguito capitale della X Regio augustea, Aquileia fu un centro economico e politico di rilevante importanza nel mondo romano, in ragione della sua felice posizione logistico-strategica di cerniera e di ponte tra Oriente e Occidente. La ricchezza derivata dalle intense attività economico-commerciali della città trova riflesso nel suo precoce sviluppo urbanistico, che fra l’età augustea e giulio-claudia portò alla definizione dell’assetto urbano in forme pienamente romane.
La conoscenza dell’assetto urbanistico-monumentale di Aquileia è frutto di una intensa attività di studi e ricerche iniziati nel XVIII secolo e tuttora in corso, che hanno riportato alla luce ampie porzioni della città antica, facendone un sito archeologico di eccezionale importanza, tra i più estesi dell’Italia settentrionale, dal 1998 entrato a far parte del patrimonio protetto dall’Unesco.
Il sito archeologico di Aquileia è attualmente costituito da una serie di aree archeologiche all’aperto, integrate nel centro storico dell’abitato moderno. Al loro interno sono visitabili alcuni dei monumenti più significativi della città romana: il foro, il porto fluviale, i due quartieri di abitazione dei fondi C.A.L. e Cossar, l’area dei mercati meridionali, un breve tratto di sepolcreto e il grande mausoleo Candia. Alle aree archeologiche si affianca, inoltre, il complesso basilicale cristiano, con la sua straordinaria distesa di mosaici policromi risalenti al IV secolo d.C.

Aperto da martedì a domenica: ore 8.30 - 19.30; ultimo ingresso ore 19.00.
Lunedì chiuso
Biglietti: Intero: - € 4,00 Ridotto: - € 2,00


Museo Nazionale e area archeologica di Altino
Altino (VE) Il decumanovia S. Eliodoro 37
località Altino, QUARTO D'ALTINO (VE)  Veneto
tel 0422 829008
Responsabile Margherita Tirelli

Altino (Altinum in latino) era un'antica città localizzata nell'attuale comune di Quarto d'Altino, in provincia di Venezia
Antichissimo insediamento paleoveneto, dopo la conquista romana si evolse in un importante scalo commerciale grazie alla posizione sulla Laguna Veneta e al passaggio di alcune importanti arterie stradali.
Nel II secolo a.C., Altino seguì le sorti di tutta la Venetia e fu pacificamente assoggettata a Roma. Il processo di romanizzazione iniziò nel 131 a.C. con la costruzione della via Annia: da questo momento il centro cominciò ad acquisire l'ideologia urbana dei conquistatori e, a partire dall'89 a.C. subì un primo processo di urbanizzazione, conclusosi nel 49-42 a.C., quando ad Altino fu concesso il diritto romano (venne iscritta alla tribù Scaptia) e fu creata municipio.
La costruzione di altre strade, come la Claudia Augusta e le vie che la collegavano direttamente a Treviso e a Oderzo, contribuì a trasformarla in un importante centro commerciale, nodo cruciale per le rotte tra il Mediterraneo e il Settentrione. Questa evoluzione poté dirsi conclusa sul finire del I secolo d.C.
Di Altino resta oggi un'interessante area archeologica con un museo annesso.

Apertura: tutti i giorni, tutto l'anno.
Orario: 8.30-19.30 (chiusura della biglietteria ore 19.00).
biglietto: intero €3; ridotto €1,5
Depliant illustrativo: in omaggio, in 4 lingue


Area Archeologica di Libarna
Serravalle Scrivia (AL) Pamoramica della città romana di LibarnaVia Arquata 63, frazione Libarna
SERRAVALLE SCRIVIA (AL)  Piemonte
Tel. 0143 633420
Responsabile  Marica Venturino

L'area degli scavi della città romana di Libarna, uno dei principali siti archeologici del Piemonte e del Nord Italia, consente di fare un viaggio affascinante tra i resti di una città romana, tra i selciati stradali, le rovine delle abitazioni, del teatro, dell'anfiteatro. Uno spazio espositivo archeologico, ne raccoglie i preziosi reperti.
La città romana, che mantiene il toponimo preromano, fu fondata nel I secolo a.C. in una posizione strategica; sorge infatti in un punto pianeggiante che domina la valle attraversata dai torrenti Scrivia e Volvera, in un territorio già abitato dall'età neolitica (IV-III millennio a.C.).

Martedì, Mercoledì, Giovedì e Venerdì: 9-12  (visite individuali e gruppi con prenotazione presso la Biblioteca civica di Serravalle Scrivia: biblioteca@comune.serravalle-scrivia.al.it ); Sabato e Domenica: 10-16 (visite individuali)
Lunedì: chiuso
Ingresso gratuito


Area archeologica e sistema museale dell'antica città di Luni
Ortonovo (SP) Il cardine massimo dell'antica città di LuniVia Luni, 37
ORTONOVO (SP)    Liguria
Tel/Fax 0187 66811
Responsabile Lucia Alessandra Gervasini

Situata nell’estremo levante ai confini con la Toscana e in età romana, nella suddivisione amministrativa dell’Italia operata da Augusto, porta occidentale della VII regio Etruria, Luni sorge nella breve piana compresa fra le prime colline, il retrostante massiccio delle Alpi Apuane e la fascia costiera che delimita a oriente l’ampia insenatura del porto.
Le informazioni derivanti dalle fonti antiche e dalla ricerca archeologica hanno da tempo appurato che la deduzione della colonia di Luna, portata a compimento nel 177 a.C., è funzionale e strategica al consolidamento dell’espansione romana nell’Italia Settentrionale, che si concretizza solo dopo le deportazioni delle tribù stanziate nella valle della Magra, avviate a più riprese fra il 181 e il 179 a.C., nell’ambito del lungo conflitto con i Liguri orientali.
L’impianto urbanistico della colonia a pianta rettangolare - circa 24 ettari delimitati da mura - è improntato sull’orientamento degli assi egemoni, cardine e decumano massimi, che riflettono la suddivisione agraria dell’ager lunensis, stabilita all’atto dell’assegnazione ai coloni, con una prima partizione centuriata del territorio.
Gli isolati centrali a sud e a nord del decumano massimo sono riservati al complesso Foro - tabernae e al Capitolium, mentre presso la porta Settentrionale della città viene costruito il Grande Tempio, santuario urbano dedicato alla divinità eponima Selene – Luna, in occasione dell’avvenuta vittoria sulle tribù liguri. Alla decorazione in terracotta dell’edificio templare provvede lo stesso illustre fondatore Marco Emilio Lepido, princeps senatus, promotore della rinascita del portus Lunae in funzione commerciale.
Fin dalla fondazione il marmo del massiccio delle Alpi Apuane, noto dal VI secolo a. C. per realizzazioni in ambito funerario etrusco, fa la sua comparsa in significativi contesti pubblici. Con gli inizi del I secolo a.C. si dà avvio alla coltivazione intensiva delle cave favorita da un altro esponente della gens Aemilia, Marco Emilio Scauro.
L’impiego del marmo a Luni è ben presto seguito dall'esportazione di manufatti a Roma e nelle province, per opere pubbliche volute da personalità politiche emergenti e per il prestigio di ricche dimore private.
Una nuova deduzione patrocinata da Ottaviano, dopo il 42 a.C., porta linfa vitale alla colonia e lo sfruttamento pianificato e strutturato dei bacini apuani, che diventano proprietà imperiale con Tiberio, è alla base della monumentalizzazione di Roma stessa voluta dal princeps e proseguita dagli imperatori fino a tutto il III secolo.
Gli interessi economici delle famiglie senatorie e, poi, della casa imperiale, legati a questa attività, sono elemento cardine per comprendere lo sviluppo e la fioritura della città e il favore del potere centrale che si manifesta nella grandiosità delle opere pubbliche in Luni. Con gli imperatori della dinastia giulio-claudia si realizza, infatti, il programma unitario di ridefinizione monumentale dei complessi civili e religiosi del cuore cittadino e la costruzione degli edifici da spettacolo, teatro e anfiteatro.
L'anfiteatro di LuniLa vitalità di Luna continua nell’età degli Antonini e dei Severi (II e III secolo d.C.), testimoniata da importanti ristrutturazioni di monumenti civili e religiosi e di alcune domus che si dotano ancora di raffinate pavimentazioni musive; ma sul volgere del IV secolo un sisma, noto attraverso le indagini archeologiche, determina la fine della città imperiale.
La ripresa appare, tuttavia, assicurata: nella prima metà del V secolo Luni è sede vescovile. Nel settore sud-occidentale della città si costruisce la Basilica Cristiana, racchiusa dal quadrilatero fortificato della “Cittadella” che da questo momento costituisce il cuore religioso e amministrativo della diocesi lunense.
La storia tardo antica e alto medievale di Luni è solo parzialmente nota essendo andati in gran parte perduti, a seguito dei lavori di bonifica, i relativi livelli di frequentazione; tuttavia, restano diffuse tracce di abitazioni e sepolture che si impostano sui livelli di accrescimento in particolare nell’area pubblica centrale.
Elementi di natura storico-archeologica consentono di riconoscere l’importanza strategica della città che diviene centro della provincia bizantina “Maritima Italorum” con l’occupazione militare del generale Narsete nel 552.
La sua importanza è ulteriormente attestata dall’attività dei vescovi lunensi che battono monetazione in argento e lega di piombo, mentre contestualmente è attestata una circolazione in oro con emissioni delle zecche di Ravenna e Costantinopoli (527-565).
A partire dall’età carolingia fino alle soglie dell'anno mille, Luni è polo della fede: la Cattedrale di S. Maria custodisce sacre reliquie ed è ancora attraversata da itinerari devozionali alla volta dei loca sancta.
Tuttavia, i mutamenti del litorale con gli stagni infestati dalla malaria sono, ormai, palesi nel racconto del viaggio di Federico I Barbarossa da Pisa nel 1187.
Nel 1204, a seguito delle ripetute richieste dei vescovi lunensi, con un breve di papa Innocenzo III, è concesso il trasferimento a Sarzana dell’Ecclesia Maior con il Capitolo.
La città - ben nota a umanisti, viaggiatori e ricercatori di anticaglie per il collezionismo privato- è alla costante attenzione dei cartografi che, a partire dal XVI secolo, documentano i ruderi emergenti e le trasformazioni del territorio con il progressivo interramento del porto: esemplare e fondamentale la documentazione cartografica di Matteo e Panfilo Vinzoni redatta nel XVIII secolo per la Serenissima Repubblica di Genova.
Nell’ottocento iniziano gli scavi non solo mirati all'esclusivo recupero di antichità: è il caso delle esplorazioni condotte nell’area capitolina dal marchese Angelo Remedi e dall’architetto torinese Carlo Promis, finanziate dal re Carlo Alberto, che portarono alla scoperta di complessi statuari in marmo di eccezionale importanza confluiti nelle Regie Collezioni di Torino e ritornati a Luni nel 1964, con l’inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale.
Fino agli inizi del ‘900 resta prevalente il desiderio di realizzare raccolte private come quelle del Marchese Tomaso Gropallo, del Marchese Angelo Remedi, in parte acquisita dallo Stato per il Museo Topografico di Firenze, e di Carlo Fabbricotti la cui collezione – allestita come Museo Privato nella villa del Colombarotto in Carrara e nella quale confluirono antichità della Raccolta Gropallo e di altri collezionisti locali – è oggi conservata ed in parte esposta nelle sale del Museo Civico Archeologico “Ubaldo Formentini” al Castello San Giorgio di La Spezia.
A partire dalla metà degli anni ’80 del secolo scorso vengono individuate nuove linee programmatiche, che si attuano a più riprese, finalizzate alla creazione di un articolato Sistema Museale che, avviato nel 1984, si incardina sulla realizzazione dei percorsi di visita ai complessi monumentali dei diversi settori di scavo, interagenti con le strutture espositive allestite nei casali ottocenteschi della bonifica Fabbricotti, acquisiti al Demanio dello Stato.
Fra il 1991 e il 2004 si aprono al pubblico la Sezione dedicata all’Architettura Sacra, Grande Tempio e Capitolium, allestita nel Casale Maurino e nel portico sottostante la sede del Museo Archeologico, il Lapidario Lunense nel Casale Fontanini e la Sezione dedicata all’edilizia privata nel Casale Caleo.

Orari di apertura al pubblico: dal martedì alla domenica: ore 8.30 - 19.30
Chiuso il lunedì

 

Promosso da:

Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
Quando: sabato 2 febbraio 2013, dalle ore 9.30
Città: Bologna
Luogo: Pinacoteca Nazionale, Aula Cesare Gnudi
Indirizzo: Via Belle Arti n. 56
Provincia: Bologna
Regione: Emilia-Romagna
Info: 051.223773 (Paola Desantis, Soprintendenza Archeologica)
347.4659014 (Claudio Negrelli, Associazione Culturale Civitas Claterna)
 

informazioni scientifiche Paola Desantis, Lucia Alessandra Gervasini, Roberta Michelini, Marta Novello, Marica Venturino e Claudio Negrelli

pagina a cura di Carla Conti