Antica città di Kainua e Museo Nazionale Etrusco "Pompeo Aria" di Marzabotto
I restauri del XXI secolo (... dell'evo moderno...)
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Veduta aerea dell'area urbana di Kainua dopo i recenti restauriValorizzare un’antica città è impresa ben difficile. Soprattutto se per "valorizzare" si intende renderla comprensibile senza però mettere a repentaglio la conservazione delle strutture, per loro stessa natura spesso fragili e certamente sempre fragilissime a causa della vetustà.
Il problema è particolarmente evidente in una città come l’etrusca Marzabotto-Kainua, la cui eccezionalità è data dallo stato di conservazione dell’impianto planimetrico che è però privo di alzato.
È anche (fortunatamente) tramontata l’epoca delle coperture invadenti e poderose in cemento armato che avevano caratterizzato gli anni ’70, come pure le tettoie in lamiera, talvolta in eternit, che avevano marcato con la provvisorietà di lavori in corso i punti più delicati delle nostre aree archeologiche.
Tutte queste problematiche si presentavano e si presentano compattamente nella città etrusca di Marzabotto.
In attesa di elaborare un sistema coerente, efficace ed efficiente per proteggere i monumenti senza snaturare il profilo piano della città, in anni recenti si è provveduto anzitutto  a rimuovere le tettoie che in un caso soprattutto, la copertura della fornace in cemento armato, apparivano come veri e propri “ecomostri”.

Come primo passo è stata restaurata e reinterrata la fornace romana al margine orientale della città che, impostata sui resti etruschi, di fatto rendeva meno comprensibile la lettura dell’impianto urbano di quella fase, di gran lunga la più significativa del pianoro.
Il problema del restauro e della valorizzazione è stato esaminato sia da un punto di vista teorico che economico. La domanda a cui rispondere era: quale impronta dare alla visita della città, viste anche le scarse risorse in essere? Si è scelto di privilegiare alcuni punti nodali per creare un percorso comprensibile e contemporaneamente meno esposto ai pericoli del degrado.
Ecco che allora, con i fondi del Piano Nazionale per l’Archeologia, si è puntato a offrire una lettura migliore dell’impianto planimetrico di una fra le case note più importanti della città, la cosiddetta casa 6 (foto sotto), rendendone ben visibile l’impianto planimetrico e mettendo in evidenza anche una parte di strutture sottostanti a quelle coeve al resto dell’impianto urbano, che evidenziano la preesistenza in loco di strutture di circa un secolo più antiche.

La casa 6 al termine dei lavori di restauro
La casa 6 al termine dei lavori di restauro

Nella stessa tornata di lavori è stato portato in luce un tratto stradale (foto sotto) che, grazie a opportuni e costanti diserbi, consente al visitatore di vedere il reale fondo acciottolato con i passaggi pedonali e i marciapiedi di una delle principali strade della città.

Una delle strade principali della città (cd Plateia A) dopo il restauro
Una delle strade principali della città (cd Plateia A) dopo il restauro

I fondi Lotto del 2010 sono stati utilizzati per sanare la situazione della grande fornace che serviva le necessità del tempio di Tinia, nella parte settentrionale della città, deturpata da una copertura in cemento armato sovradimensionata e tra l'altro ormai fatiscente.
Per rimuovere l’imponente copertura senza danneggiare le sottostanti fragili strutture, queste sono state preliminarmente ripulite, consolidate e reinterrate in attesa di un progetto specifico e coerente di valorizzazione dell’officina nell’ambito dell’intera città.
Un problema del tutto particolare ponevano le strutture del vicino tempio (foto sotto). Quanto si conserva di esso è infatti essenzialmente sottofondazione, di strutture murarie e colonne, che a loro volta erano inglobate nel podio, sopraelevato di qualche gradino. I resti di queste fondazioni, nate per stare sepolte e portate in luce dagli scavi, erano chiaramente destinate a perdere in breve tempo ogni evidenza, per dilavamento e perdita di coesione delle strutture, realizzate a secco. Né era pensabile creare una tettoia protettiva, sia per le grandi dimensioni dell’area da coprire (m 21 x 35) che per l’impatto eccessivo di una tale struttura sul pianoro.

La suggestiva planimetria del Tempio di Tinia messa in risalto dai restauri
La suggestiva planimetria del Tempio di Tinia messa in risalto dai restauri

Si è dunque optato per un consolidamento delle fondazioni esistenti, in alcuni casi conservate per un solo corso e lasciate interrate, proteggendole con una superfetazione realizzata con un corso di ciottoli o di lastre di travertino, a seconda del materiale lapideo sottostante. Ciò ha consentito una lettura più evidente dell’impianto planimetrico del tempio, compresa la peristasi di colonne e, nel contempo, la conservazione delle strutture originali sottostanti.
Particolarmente problematica è stata la scelta del travertino, a causa della difficoltà di trovare una tecnica di taglio economicamente accessibile e nel contempo idonea ad allontanare il più possibile l’effetto “mattonella”. Ci si è avvicinati molto a un tale obiettivo tagliando blocchi della stessa misura di quelli originali sottostanti e rendendo più scabrosa la superficie e gli spigoli delle lastre in travertino con una lavorazione manuale molto accurata. Il tempo e le intemperie faranno il resto.

Un altro dei punti focali della valorizzazione è certamente l’Acropoli dove già si era intervenuti per contenere, reinterrandolo parzialmente, il muro occidentale del tempio cosiddetto E (che, messo a nudo dagli scavi, rischiava di collassare) nonché ripulendo da muschi e licheni i travertini che sostanziano sia il monumento più rilevante e meglio conservato dell’Acropoli, l’altare D, che il tratto di acquedotto etrusco rinvenuto nell’800 a grande profondità e riposizionato sul primo terrazzamento dell’Acropoli.

l'acquedotto etrusco dopo il restauro  La "sorgente Etrusca" realizzata nell'Ottocento dopo il restauro 2014  Monumento commemorativo dell'Ottocento dopo il restauro 2014
Acropoli. Da sin. l'acquedotto etrusco, la "sorgente etrusca" e il monumento commemorativo del 1865

Ma un riassetto dell’Acropoli non poteva prescindere anche dal restauro dei monumenti realizzati dai proprietari della villa nella seconda metà dell’800 (nelle foto), liberamente ispirati al mondo etrusco, che compongono l’immagine suggestiva di uno straordinario parco archeologico-storico-naturalistico: dalla riproduzione di alcuni cippi segnacolo rinvenuti nella stessa città e riprodotti in dimensioni assai maggiori, fino alla "sorgente etrusca” realizzata spostando il vero acquedotto.
Monumenti destinati a celebrare i fasti di una città che si stava inaspettatamente svelando in quegli anni aprendo squarci su un mondo etrusco ancora assai poco definito.
Il restauro di questi monumenti moderni ha riportato in vista anche le iscrizioni ottocentesche con particolare riguardo alla commemorazione dello svolgimento del V congresso di Preistoria e Protostoria del 1871 che ebbe, nella città Etrusca di Marzabotto, una tappa prestigiosa.
Il monumento a forma di cippo etrusco (nella foto sopra) riporta sul fronte la scritta "Giuseppe Aria scoperta e investigata questa necropoli etrusca ne pubblicò i monumenti e la illustrazione con opera e studio di G. Gozzadini nel MDCCCLXV" mentre sul fianco ha inciso, in caratteri etruschi, la prima iscrizione etrusca trovata a Marzabotto e in Etruria, il nome maschile AKIUS.
Il piccolo obelisco sulla sinistra della "sorgente etrusca" ricorda invece l'apertura delle tombe galliche durante il congresso del 1871: "Alla presenza del Principe Umberto di Piemonte e dei convenuti al V Congresso Internazionale d'Antichità Preistorica furono qui aperte ed esplorate sei tombe galliche il V ottobre MDCCCLXXI. Giuseppe Conte Aria a perpetua memoria pose"

Il tratto di acquedotto etrusco, la sorgente e il piccolo obelisco commemorativo
Alcuni dei manufatti dell'acropoli restaurati con i Finanziamenti del Piano Nazionale di Archeologia e dei Fondi Lotto

I lavori sono stati realizzati con i Finanziamenti del Piano Nazionale di Archeologia e Fondi Lotto
Stazione appaltante Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Emilia-Romagna (DRBCPER)
Responsabile del procedimento Paola Desantis (SBAER)
Progettisti e Direttori Lavori: Antonella Pomicetti, Paola Desantis (SBAER), Andrea Sardo, Dario Fabio Biondi, Domenico Rivalta (DRBCPER)
Hanno eseguito i lavori le ditte ARS Archeosistemi di Reggio Emilia, Gerso restauro opere d'arte s.r.l. di Ravenna, In Opera società cooperativa conservazione e restauro di Faenza (RA)

Informazioni scientifiche dell'archeologa Paola Desantis e della restauratrice Antonella Pomicetti
Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna (SBAER)