Scoperta a Verucchio (RN) una nuova tomba principesca con trono
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Ufficio stampa SBAER
26 luglio 2006
Tomba 32: sotto le travi di chiusura spuntano un tavolino e il trono
Appena ricominciata, la campagna di scavo in corso a Verucchio, nella Necropoli sotto la Rocca, sta portando anche quest’anno risultati di grande rilievo. A pochi giorni dalla ripresa delle indagini archeologiche sono già state individuate, e sono in corso di esplorazione, sei tombe a incinerazione, di cui cinque a dolio e una a pozzo, con chiusura in assi di legno. Proprio quest’ultima ha riservato le prime sorprese. La posizione delle travi, inclinate all’interno del pozzo, faceva ipotizzare l’esistenza di uno spazio al di sopra della sepoltura vera e propria; si è quindi scavato con molta cautela, ritenendo di poter trovare i mobili in legno caratteristici delle tombe principesche.
Tra ieri e oggi queste ipotesi sono state confermate: è infatti affiorato il piano rovesciato di un tavolino rotondo -su cui poggiava vasellame da mensa- e lo schienale di un trono, trovato ancora in posizione verticale. È ancora presto per dire se si tratti di un trono decorato e in quali condizioni sarà possibile effettuare il recupero del legno. Certo è che questa tomba è assai vicina alla tomba B/1971 (trovata nel 1971), la ricca tomba di guerriero il cui corredo è esposto nella mostra “Il Potere e la Morte”, visitabile fino al 6 gennaio al Museo Archeologico di Verucchio, e appartiene anch’essa a un membro dell’élite dominante a Verucchio tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a C. anche se ancora non sappiamo se si tratti di un uomo o una donna
Le sepolture esplorate finora confermano la distribuzione delle tombe in gruppi riconducibili alle diverse famiglie aristocratiche, la cui importanza è segnalata dalla complessità del rito funebre e dalla ricchezza dei corredi. Se le tombe maschili hanno armature talvolta complesse che includono l’elmo di bronzo di cui è stato rinvenuto quest’anno un nuovo esemplare, anche le donne mostrano il proprio prestigio con l’uso di carri trainati da cavalli e la presenza di corredi ricchi di bronzi, ambra e vasellame.
Lo scavo è promosso da Comune e Museo Civico Archeologico di Verucchio, Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna e Provincia di Rimini. Del team di scavo fanno parte anche un geomorfologo (indispensabile per comprendere i movimenti del terreno in una zona molto instabile) e alcune restauratrici della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna che intervengono sul terreno per il prelievo di pezzi particolarmente delicati. Quest’anno inoltre è stato attivato un gruppo di lavoro, operativo in Museo, che provvede, sotto la guida di un’archeologa e delle restauratrici, ad una verifica dei materiali dal punto di vista conservativo, effettuando una prima schedatura (utile anche a segnalare le priorità) e, se necessario, realizzando gli interventi preliminari.
Da sottolineare la partecipazione allo scavo di un folto numero di studenti e giovani laureati provenienti da varie università italiane e straniere, ospitati dal Comune di Verucchio nella Scuola Media. Una squadra numerosa che procede con una metodologia raffinata che utilizza, per la registrazione dei dati, un sistema hardware e software complesso messo a punto con la collaborazione di RayTalk Wireless Professional. Il sistema, che utilizza la tecnologica wireless, copre una gamma di attività che vanno dalla videosorveglianza continua del cantiere alla realizzazione di riprese ad altissima risoluzione da utilizzare a scopi scientifici. Entro pochi giorni riprenderà anche la trasmissione in diretta delle immagini dello scavo collegandosi al sito http://www.raytalk.it/ oppure http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/

Verucchio dominava un territorio, collegato all’Etruria dal corso del fiume Marecchia di cui Rimini rappresenta l’accesso al mare, fondamentale sia per l’utilizzazione delle risorse che nel quadro delle relazioni tra l’Egeo, la penisola italiana e l’Europa continentale.
Le necropoli di Verucchio documentano un aspetto particolare della cultura villanoviana e constano di circa 500 tombe, databili tra IX e VII secolo a.C., appartenenti alle famiglie aristocratiche che controllavano la valle del Marecchia. Le sepolture hanno restituito testimonianze straordinarie e uniche tra cui spiccano mobili, tessuti, ambre e oreficerie che fanno del Museo una realtà di primaria importanza tra i musei archeologici dedicati all’età del ferro in Italia. Le caratteristiche delle tombe e dei corredi permettono di distinguere ruoli differenziati in relazione al rango, al sesso e all’età. I personaggi eminenti assumevano ruoli che univano il potere civile, militare e religioso; la funzione guerriera rivestiva notevole importanza, come in tutte le società dell’età del ferro italiana. D’altro canto anche alle donne erano attribuiti ruoli di prestigio, certamente non limitati all’ambito domestico.
Alla fine del VII secolo a.C. nell’Adriatico si realizzano nuovi equilibri, con una ristrutturazione delle reti di scambio dovuta alla presenza greca: Verucchio non sembra essere stata in grado di rispondere alla sfida e mantenere un ruolo di rilievo.