Rimini – Nessuna traccia di materiali di interesse archeologico nel cantiere del TRC alla Stazione FS
Precisazione della Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
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Ufficio stampa SBAER
1 febbraio 2013
In memoria di Giuliana Riccioni, scomparsa a Bologna il 9 novembre 2008

Il Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Filippo Maria Gambari:
“Dagli scavi del cantiere non è emerso nessun elemento di interesse archeologico, tantomeno relativo al presunto antico porto romano di Ariminum"

Giovedì 31 gennaio 2013, il quotidiano “La Voce” ha pubblicato a pag. 16 un articolo di Paolo Facciotto dal titolo “Il sospetto: pietre antiche sotto il TRC” (con richiamo in prima pagina titolato "Pietre antiche a zonzo nel quartiere. E se fossero resti del porto romano?") inerente il cantiere TRC Stazione FS di Rimini.
Nell’articolo si citava “un assiduo lettore della Voce, particolarmente attento alle testimonianze storiche della vecchia Rimini” che avrebbe “scorto” un’eventuale “scoperta archeologica di rilievo” presso il cantiere TRC-Stazione FS di Rimini. Il cronista  aggiungeva di aver "verificato l’effettiva esistenza di alcune indubbie tracce di antichità”, consistenti di fatto in “lacerti di pietra bianca” e “porzioni di muratura formata da mattonelle cotte”.

Il Soprintendente per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Filippo Maria Gambari, precisa quanto segue:
• Come prescritto per le opere pubbliche (d.lgs. 163/2006, artt. 95-96), il cantiere è seguito da una ditta archeologica che ha effettuato regolarmente il controllo in corso d’opera della bonifica bellica, sotto la direzione Scientifica di questa Soprintendenza per i Beni Archeologici
La situazione stratigrafica del sito è caratterizzata da uno spesso strato di riporto, composto di macerie e veri e propri “rifiuti” di natura eterogenea e comunque di epoca post-moderna, già individuati da funzionari di questa Soprintendenza negli anni ’90 del secolo scorso  nell’ambito di sopralluoghi effettuati durante alcuni lavori
Nessun elemento di interesse archeologico, tantomeno relativo al presunto “antico porto romano di Ariminum” di cui si fa menzione, è venuto alla luce dagli scavi del cantiere

Al fine di accertare quanto diffuso nell’articolo, questa Soprintendenza, allertata e coadiuvata dal Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale di Bologna, ha comunque effettuato giovedì 31 stesso un sopralluogo congiunto con membri della Stazione Carabinieri di Rimini, il comandante della Compagnia Carabinieri di Rimini, il Direttore dei lavori, il Direttore di cantiere e l’archeologo della ditta che ha seguito i controlli archeologici, con notevole dispiego di forze, tanto più gravoso in momenti come questo di estrema limitazione di mezzi anche per le attività ispettive di prassi.
Il sopralluogo non ha evidenziato alcuna traccia di materiali aventi interesse archeologico come peraltro già noto dalla supervisione continuativa effettuata nei mesi precedenti.
Se si fosse per tempo informata questa Soprintendenza dell’interesse da parte della redazione del giornale nei confronti della situazione archeologica dell’area in questione, dove presumibilmente dovrebbe essere situato l’antico porto della città di Ariminum, non solo si sarebbe evitata una inutile verifica ispettiva nella quale sono state coinvolte anche le Forze dell’Ordine, ma si sarebbero potute fornire informazioni certe, ufficiali e in nessun modo foriere di ambiguità o false aspettative.
Cogliamo l’occasione per ricordare che informazioni sicure e corrette riguardanti i beni archeologici possono essere rilasciate esclusivamente da questa Soprintendenza, in quanto unico Ente preposto alla tutela di tali beni sull’intero territorio regionale. Qualsiasi “conferma” da parte di soggetti diversi (nell’articolo si cita una dichiarazione resa dall’arch. Marcello Cartoceti dell’ARRSA) non può essere pertanto ritenuta attendibile.