Dai beni sequestrati una risorsa per la ricerca e la didattica
Home - Comunicati stampa - Contributo SBAER per cartella stampa (6 aprile 2009)

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Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna

Diamo un futuro ai reperti senza un passato
Con i reperti recuperati a tombaroli e trafficanti senza scrupoli si allestirà un museo archeologico nel complesso di San Giovanni in Monte

Centinaia, migliaia di reperti di ogni epoca, dalla preistoria all’età romana, dal medioevo al rinascimento, sequestrati da Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza a tombaroli, antiquari, venditori online, collezionisti senza scrupoli e cittadini spesso insospettabili.
Sono il frutto di numerose operazioni di Polizia effettuate in regione tra gli anni Sessanta e Ottanta, materiali provenenti da scavi clandestini condotti per lo più in Italia Meridionale, soprattutto in Puglia e in Sicilia, ma anche in Toscana ed in Emilia-Romagna, dove l’uso indiscriminato del metal detector è purtroppo frequente.
A conclusione dell’iter giudiziario, il Ministero di Grazia e Giustizia assegna spesso il materiale recuperato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, che li custodisce nei propri depositi.
Sono reperti spesso splendidi ma muti. Lo scavo abusivo li decontestualizza, togliendo loro ogni possibilità di comunicare le informazioni indispensabili alla loro comprensione: il luogo di provenienza, il corredo di cui eventualmente facevano parte, gli oggetti da cui erano accompagnati. Per l’archeologo la perdita dei dati di scavo è un danno irreparabile. Lo scavo clandestino cancella la Storia e le storie che i reperti vorrebbero raccontare, con un effetto distruttivo che colpisce al cuore sia lo studio che l’oggetto.
L’accordo tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e il Dipartimento di Archeologia dell’Università degli Studi di Bologna vuole ridare voce a questi oggetti violati, valorizzando questo cospicuo patrimonio per restituirlo allo studio, alla ricerca e alla cultura
Grazie a questa convenzione una gran parte del materiale sequestrato potrà uscire dai depositi della Soprintendenza ed essere visibile in uno spazio musivo appositamente allestito all’interno del Dipartimento di Archeologia. Sarà catalogato, studiato e reso disponibile agli specializzandi in archeologia, riacquistando parallelamente il ruolo che compete ad ogni bene culturale: educare e comunicare.
Una parte considerevole del materiale sequestrato proviene dalla Daunia, cioè dalla Puglia settentrionale. In questa zona gli scavi illegali sono attestati fin dagli inizi dell’Ottocento, raggiungendo negli ultimi decenni proporzioni devastanti. Protagonisti di tanto scempio non sono solo gli oggetti più pregiati o facilmente estraibili -ori, vasi, bronzi e terracotte- ma anche elementi architettonici o dipinti su parete. Un vero e proprio saccheggio testimoniato dai cataloghi d’asta, dalle vetrine online e dai musei stranieri da cui talvolta si riesce a riportare a casa qualche manufatto.
Un settore, quello dei furti d’arte, che ha prodotto autentiche leggende, come quella di Giacomo Medici considerato dagli americani il più grande mercante clandestino del mondo.
Grazie a questa convenzione, circa 180 oggetti, per lo più ceramici, conservati da decenni nei depositi della Soprintendenza e già inventariati, saranno scelti, studiati e schedati per trovare infine posto nelle dieci vetrine previste dal progetto.