Martedì
13 gennaio 2009, nella prestigiosa sede della
Sala Conferenze del Museo
Diocesano di Reggio Emilia, si è tenuta la
conferenza stampa di presentazione delle nuove scoperte
archeologiche emerse durante i lavori di restauro della cripta della
Cattedrale di Reggio Emilia.
Erano presenti l'Architetto Carla Di Francesco, Direttore Regionale per i
Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, il Dott. Luigi Malnati,
Soprintendente per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, la Dott.ssa
Renata Curina, archeologa della Soprintendenza e direttore scientifico degli
scavi, Mons. Francesco Marmiroli, Vicario Episcopale per la Cattedrale di
Reggio Emilia, l'Architetto Mauro Severi, Direttore dei lavori di
restauro della Cattedrale di Reggio Emilia e Giancarlo Bellentani, Vice
Presidente del Comitato per il Restauro della Cattedrale di Reggio Emilia.
Il tavolo dei conferenzieri. Da sin: Renata Curina, Giancarlo
Bellentani, Luigi Malnati, Carla Di Francesco, Mauro Severi, Mons. Marmiroli
Dopo i ringraziamenti di rito, Mons. Marmiroli ha sottolineato la grande
opportunità fornita dai lavori di ristrutturazione della Cattedrale che ha
restituito ai reggiani la loro chiesa madre, oltre a introdurre notevoli
elementi di conoscenza della storia della città.
Bellentani ha ricordato gioie e dolori di un restauro, quello della Cattedrale,
iniziato nel 2002 e tuttora in corso; l'architetto Severi ha confermato che
entro due anni sarà completato il restauro dell'intera cripta, realizzato con il
finanziamento del Ministero per i beni e le attività culturali.
Il soprintendente Malnati ha ribadito che in Emilia-Romagna le scoperte
archeologiche non sono mai fortuite ma derivano da un'attenta operazione di
controllo del territorio in grado di produrre interventi concertati e
programmati. Nel merito del rinvenimento del mosaico, ha ricordato che
inizialmente si pensò fosse pertinente ad un edificio religioso, vista la
collocazione sotto quella che sarebbe diventata la chiesa più importante della
città. Per questo si ipotizzò che il primo lacerto di mosaico rinvenuto, quello
raffigurante il busto di un uomo nudo sorretto da dietro da due braccia,
rappresentasse un Noè ubriaco sostenuto dai figli. La prosecuzione degli scavi
ha però deposto a favore di un pavimento a mosaico pertinente ad un edificio
civile, di proprietà di un personaggio molto importante per Regium Lepidi,
un patrizio o un magnate. La conferma sembra venire dalle due figure nude
rinvenute verso l'abside della cappella di destra della cripta, una
rappresentazione chiaramente pagana che oltretutto parrebbe datare il mosaico a
un'età precedente gli editti dell'Imperatore Teodosio, promulgati tra il 391 e
il 392 d.C., che vietavano i culti non cristiani, sia pubblici che privati. Il
mosaico sarebbe dunque stato realizzato nel IV secolo d.C.
Dopo aver descritto il più recente e straordinario pezzo di mosaico rinvenuto
poco prima di Natale, una figura maschile con il capo cinto d'edera che regge in
una mano un fiore di loto e nell'altra un lituo (bastone ricurvo, nell'antica
Roma strumento di culto), Malnati ha concluso sottolineando l'enorme pregio del
mosaico rinvenuto nella cripta, per l'età tardoantica certamente il più
importante mai rinvenuto tra Piacenza e Bologna e fra i più interessanti di
tutta l'Italia settentrionale.
L'archeologa Curina ha ricordato la complessa stratigrafia intercettata durante
gli scavi, un sovrapporsi di livelli che raccontano la storia cittadina dal IV
al XIV secolo. Ha anche confermato che, entro breve, sarà distaccato anche
l'ultimo lacerto di mosaico rinvenuto; si deciderà poi come e dove esporlo al
pubblico.
A conclusione della conferenza stampa, l'architetto Di Francesco ha voluto
ricordare l'ottimo rapporto e il clima di collaborazione che lega la città di
Reggio Emilia al Ministero per i beni e le attività culturali. "Noi abbiamo un
nuovo modo di intendere i lavori di restauro -ha detto-, che consiste nel
conservare, studiare e leggere il monumento per restituirgli la sua
comprensibilità. Questo è certamente un edificio sorprendente e la nostra
speranza è che in questo e altri restauri si possano raccogliere e ricollegare
elementi che aiutino a comprendere la storia della città"