Crevalcore (BO) - Un tesoro di fede al castello dei Ronchi
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Ufficio stampa SBAER
8 aprile 2014

Un reliquiario del XVII secolo, un vetro paleocristiano decorato a foglia d’oro e un mucchietto di ossa vetuste che un cartiglio attribuisce al “Corpus Sanctae Deodatae“.
Ora un volume racconta gli studi sulla preziosa coppa che ha accompagnato in un viaggio avventuroso le reliquie di una martire decollata, tuttora dall’incerta identità

La reliquia con cartiglio Corpus Sanctae DeodataeSabato 12 aprile 2014, ore 17
Auditorium “Primo Maggio”
Via Caduti di Via Fani n. 300
Crevalcore (BO)

presentazione del volume
UN TESORO DI FEDE AL CASTELLO DEI RONCHI
Il vetro dorato paleocristiano e la reliquia di Santa Deodata
a cura di Paola Desantis, Marco Marchesini, Silvia Marvelli

Intervengono
Claudio Broglia, Senatore della Repubblica
Beatrice Draghetti, Presidente della Provincia di Bologna
Paola Marani, Consigliera Regionale dell’Emilia-Romagna
Carla Di Francesco, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna
Marco Edoardo Minoja, Soprintendente Archeologo dell’Emilia Romagna
Fiamma Lenzi, Servizio Musei e Beni Culturali – IBC Regione Emilia Romagna
Rita Baraldi, Vice Sindaco reggente del Comune di Crevalcore
Silvia Marvelli, Direttore del Museo Archeologico Ambientale

Sono presenti gli autori
In occasione della presentazione sarà eccezionalmente esposto il vetro, la reliquia e la teca che li conteneva e saranno disponibili copie del volume

Poco più di 8 centimetri. Tanto misura il vetro dorato di IV secolo rinvenuto nell’agosto 2007 nel Castello dei Ronchi, a Crevalcore. Di splendida fattura, era in origine il fondo di una coppa e ha avuto una vita avventurosa. Il volume che ne racconta la storia, “Un tesoro di fede al Castello dei Ronchi”, viene presentato a Crevalcore il 12 aprile prossimo.
Il vetro ritrae due figure maschili, i santi Pietro e Paolo, in tunica e pallio. Fra le due teste campeggia il monogramma di Cristo mentre nella cornice c’è un’iscrizione benaugurale [DI] GNI [TAS AM]ICORUM PIE ZESE[S] (vanto degli amici, bevi e vivi!), espressa in lingua greca latinizzata.
Il vetro è scampato anche al terribile terremoto del maggio 2012 e quella scritta sembra oggi, più che un augurio, una profezia.
Il volume racconta le vicende di un ritrovamento straordinario che trae origine dal IV secolo ma che attraversa più di 17 secoli di storia arricchendosi di un portato di eventi, messaggi e sfumati percorsi.
Una storia tornata in vita sette anni fa quando da una teca semidistrutta, tra un groviglio di stoffe sgualcite, passamanerie e ossa spezzate, vicino a un teschio con la scritta “Corpus Sanctae Deodatae”, affiorano i frammenti di un vetro dorato con due figure togate e un’iscrizione circolare. Un classico “fondo d’oro” come se ne trovano tanti nelle catacombe romane, murati all’esterno dei loculi per distinguere le sepolture; all’inizio coppe o bicchieri, poi trasformati in medaglioni.
Come ha fatto un vetro paleocristiano a finire in una teca settecentesca, assieme alle ossa di un’imprecisata Santa Deodata, nella chiesa di una residenza patrizia crevalcorese di proprietà, fin dal XV secolo, della potente famiglia bolognese dei Caprara? Quelle reliquie sono vere o fasulle, chi è Santa Deodata, o meglio qual è, chi e perchè ha trasportato le sue ossa prima a Bologna e poi a Crevalcore?
Per far luce su questi misteri la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, il Comune di Crevalcore, l’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna e il Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto hanno coinvolto le più svariate professionalità, messo a confronto conoscenze e competenze, analizzato dati e connessioni.
Il volume ripercorre le vicende che hanno portato dal ritrovamento del reperto al suo restauro, dalla definizione cronologica ai riscontri iconografici; ricostruisce il percorso storico di Santa Deodata e dà conto dei risultati delle indagini al radiocarbonio e delle analisi antropometriche e paleobotaniche. E se alla fine resta incerta l’identità della martire (impossibile sapere a quale delle tante sante Deodata possano riferirsi quelle ossa), rimane la piacevole lettura di un accurato lavoro interdisciplinare che va dallo studio prettamente archeologico del vetro (Cinzia Cavallari) al culto della Santa e alla traslazione della sua reliquia (Pierangelo Pancaldi), dalla composizione dei materiali e dal restauro (Rosanna Moradei) allo studio dei resti scheletrici (Maria Giovanna Belcastro, Greta Bocchini), dalle analisi dei residui vegetali contenuti nella teca (Marco Marchesini e Silvia Marvelli) alle vicende del Castello dei Ronchi che ospitò la teca dal 1729 (Alberto Tampellini).
Dopo il racconto dell’ispezione subacquea dei pozzi del Castello alla ricerca di depositi antichi (Gruppo Ravennate Archeologico), il volume si chiude fotografando la realtà archeologica del territorio, nella speranza dichiarata di poter presto dare vita a un nuovo polo del Museo Archeologico Ambientale anche a Crevalcore

UN TESORO DI FEDE AL CASTELLO DEI RONCHI
Il vetro dorato paleocristiano e la reliquia di Santa Deodata
a cura di Paola Desantis, Marco Marchesini, Silvia Marvelli
testi di Maria Giovanna Belcastro, Greta Bocchini, Cinzia Cavallari, Samantha Cortesi, Paola Desantis, Fabio Lambertini, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Rosanna Moradei, Laura Pancaldi, Pierangelo Pancaldi, Elisabetta Rizzoli, Alberto Tampellini, Carlo Zucchini

Per info sul volume, edito dal Centro Stampa della Regione Emilia-Romagna, rivolgersi al Museo Archeologico Ambientale di San Giovanni in Persiceto (Bologna), tel. 051 6871757, www.museoarcheologicoambientale.it