Claterna 2017: una campagna di scavo davvero fortunata
Scoperti nuovi ambienti della “domus del fabbro” (un piccolo impianto termale e altri vani con pozzi e cucina) e le imponenti strutture del teatro e di un secondo edifico dell’area pubblica. Rinvenimenti che gettano nuova luce sulla storia della città, imprimendo una svolta fondamentale alla ricerca archeologica e al progetto di valorizzazione dell’antico municipio romano
La campagna di scavo 2017 ha inaugurato un nuovo progetto triennale di
ricerca focalizzato su due precisi settori dell’antica città di Claterna:
la già nota ‘casa del fabbro’ e l’area centrale destinata in antico
agli edifici pubblici.
Per la ‘casa del fabbro’ è proseguita sia l’attività di scavo iniziata
nel 2005 (scoprendo nuovi ambienti della domus) che quella di archeologia
sperimentale (ricostruendo in scala reale e in situ nuovi muri e stanze).
Per quanto riguarda l’area centrale degli edifici pubblici –un’assoluta
novità degli scavi 2017- è finalmente iniziata l’attività di ricerca in uno dei
settori più importanti e al tempo stesso meno conosciuti della città romana,
intercettando subito parti del teatro e alcune fondazioni perimetrali di un
altro grande edificio pubblico.
Gli scavi 2017 sono stati presentati nel corso di una visita guidata che si è
tenuta martedì 31 ottobre con interventi di
Renata Curina, archeologa
della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città
metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara,
Luca Lelli, Sindaco del Comune di Ozzano dell’Emilia, Annarita Muzzarelli,
Assessore del Comune di Castel San Pietro Terme,
Saura Sermenghi,
Presidente dell’Associazione Culturale “Centro studi Claterna – Giorgio
Bardella, Aureliano Dondi”, Maurizio Liuti, Direttore Comunicazione CRIF
(Azienda sostenitrice), Daniele Vacchi, Direttore Corporate
Communications Gruppo IMA (Azienda sponsor) e
Alessandro Golova Nevsky,
Rotary Club Bologna (Coordinamento progetto di alternanza scuola-lavoro). La
visita guidata è stata condotta da
Renata Curina e da
Claudio Negrelli
e Maurizio Molinari, referenti scientifici dell’Associazione Culturale
“Centro studi Claterna – Giorgio Bardella, Aureliano Dondi”.
31 ottobre 2017, presentazione degli scavi. Da sinistra: Maurizio Liuti, Daniele
Vacchi, Annarita Muzzarelli, Luca Lelli, Alessandro
Golova Nevsky, Saura Sermenghi, Renata Curina, Claudio Negrelli e Maurizio Molinari
(foto Paolo Nanni)
LO SCAVO E LA RICOSTRUZIONE DELLA ‘CASA DEL FABBRO’ (SETTORE 11)
Le ricerche nel settore 11 sono iniziate nel mese di giugno.
Quest’anno l’attività di scavo ha visto l’apporto degli studenti di alcuni
istituti superiori di Bologna nell’ambito del progetto alternanza scuola–lavoro.
È stata scoperta un’altra importante serie di ambienti della domus
‘del fabbro’ che si sviluppavano verso nord, probabilmente attorno a un
cortile, mentre si è proseguito con l'attività di archeologia sperimentale,
ricostruendo (in scala reale e in situ) uno dei muri perimetrali
dell’edificio (quello verso ovest, cioè verso lo Stradello Maggio) con base
in laterizi romani e alzato in terra cruda.
Gli studenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia hanno eseguito i disegni
delle strutture e delle stratificazioni emerse nella fase precedente, impostando
le basi topografiche (picchettatura) per i successivi rilievi.
Veduta dall'altro dell'area di scavo 2017 nella "Casa del fabbro"
(foto Paolo Nanni)
Lo scavo della domus del settore 11 è iniziato con l’asportazione dei
riempimenti delle spoliazioni, cioè le trincee lasciate da coloro che nel
Medioevo cavarono fino alle fondamenta gli antichi materiali costruttivi della
città -ormai da tempo abbandonata- per reimpiegarli evidentemente altrove.
Nella parte est della nuova area di scavo è venuto alla luce quello che
parrebbe essere una sorta di piccolo settore termale privato pertinente alla
domus: è stato infatti individuato un vano con suspensurae, i
tipici mattoni circolari in genere associati agli ipocausti dei calidari
termali. Tra il materiale di crollo sono stati trovati interessanti frammenti
di un mosaico che forse decorava il pavimento soprastante.
Più a sud, è stata scoperta un’altra pavimentazione in cocciopesto
(battuto cementizio a base fittile), particolarmente ben conservata nonostante
la scarsa profondità dal piano di campagna attuale, e un’altra pavimentazione
ribassata, funzionale a sua volta alla presenza di un pozzo.
La possibilità di scavare in profondità ha rivelato una serie di strati
che descrivono con precisione le varie fasi di vita della domus
durante un lunghissimo periodo di tempo. Poiché in archeologia si procede a
ritroso (dal più recente al più antico man mano che si scava) si sono subito
trovate strutture murarie e pavimenti in terra battuta databili al V–VI
secolo, cioè coeve alle ultime fasi di rioccupazione dell’edificio: sappiamo
infatti che in questo luogo, dopo l'abbandono della domus, si stabilirono
degli artigiani che lavoravano il ferro (da cui la denominazione di ‘domus del
fabbro’), dei quali abbiamo ritrovato l’officina e gli ambienti in cui
risiedevano con le proprie famiglie.
Proseguendo lo scavo, è stato individuato uno strato di crollo più antico (III-IV
secolo) per lo più riferibile a un tetto vista l’ampia presenza di
tegole e coppi.
Sotto questo crollo sono stati individuati almeno tre ambienti.
Il primo dotato di pozzo realizzato con mattoni ‘puteali’ disposti in
circolo. Si tratta di un rinvenimento molto importante perché potrebbe
raccontare molte cose sulla vita quotidiana della domus: i pozzi sono
fondamentali in primis per studiare il tema dell’approvvigionamento idrico della
città e poi perché dentro i pozzi venivano spesso gettati oggetti d’uso (sia in
fase di utilizzo che in fase di abbandono) spesso in ottimo stato di
conservazione.
Il secondo ambiente, quello più a nord, ha restituito due piani
pavimentali sovrapposti: uno più antico in battuto cementizio (cocciopesto)
e uno più recente, realizzato con un sottile riporto di argilla e calce.
Il terzo ambiente, centrale, ha invece restituito un focolare a terra,
oltre a resti di ceramiche, carboncini e cenere: è quindi probabile che si
trattasse della cucina.
Lo scavo di quest’anno ha dunque individuato una nuova ala della casa ‘del
fabbro’ in grado di raccontarci molte cose sulla vita quotidiana: un piccolo
ambiente riscaldato e una serie di ambienti di carattere funzionale, con pozzi e
cucina.
LO SCAVO DEL SETTORE PUBBLICO DELLA CITTÀ DI CLATERNA: IL TEATRO (SETTORE
16)
Tra luglio e ottobre è stato aperto un nuovo settore di scavo (settore
16) nell’area ‘pubblica’ della città e cioè in quel comparto a nord della
via Emilia occupato da una serie di grandi edifici già individuati da foto aeree
e satellitari.
La foto aerea mostra con impressionante chiarezza le tracce del teatro romano e
di altri edifici pubblici (Foto Maurizio Molinari, 2015)
È stata un’esplorazione di capitale importanza perché non si scavava in
questo settore dalla fine del XIX secolo cioè da quando Edoardo Brizio aveva
fatto eseguire alcuni saggi che avevano individuato, tra l’altro, lo spiazzo
forense.
In anni più recenti, foto satellitari e riprese aeree oblique avevano
evidenziato come, oltre alla supposta area del foro (inteso come piazza
aperta), esistesse tutta una serie di edifici sepolti, organizzati con
cura al centro della città, che per planimetria e ampiezza potevano ben figurare
come i monumenti del comparto pubblico claternate.
Gli scavi si sono concentrati nell’area dove le foto aeree mostravano le
evidenti tracce di un edificio teatrale e sono stati progettati in modo
da intercettare una porzione della cavea, dell’orchestra e dell’edificio scenico,
per la ragguardevole estensione di circa m 40 x 10, poi ulteriormente ampliata.
Foto dal drone delle strutture di fondazione in pietra arenaria della cavea del
teatro (foto Paolo Nanni)
Dopo un primo strato di distruzione, sono venute in luce le inequivocabili
tracce del teatro, in particolare delle fondazioni e di parte degli alzati
della cavea. Una scoperta francamente inaspettata perché i più ritenevano che,
nel migliore dei casi, si sarebbero trovate solo labili tracce, comprensibili
solo agli specialisti. La realtà archeologica si è invece rivelata ben diversa
restituendo enormi blocchi squadrati di pietra arenaria (probabilmente da
cave locali), sapientemente connessi a formare possenti muri dall’andamento
circolare.
Questi resti, che coincidono perfettamente con le tracce evidenziate dalle foto
aeree, sono i muri di sostegno della summa cavea cioè delle
gradinate del settore più alto su cui sedevano gli spettatori. Più verso nord
sono state rilevate altre tracce che ci fanno ritenere che la parte
inferiore delle gradinate (ima cavea) e l’orchestra possano
trovarsi a una quota sensibilmente inferiore rispetto al piano di campagna
coevo, ancora tutta da scoprire perché coperta da un potente strato di terra.
Disegno ricostruttivo di un teatro romano
A nord il teatro confinava con l’asse stradale di uno dei decumani principali della città mentre verso sud alcune tracce parrebbero indicare le fondazioni della parte più esterna della cavea, costruita probabilmente su portico. Ancora più a sud, cioè verso il foro, un piano di ciottoli separava il teatro da un altro grande edificio pubblico, di cui sono state intercettate alcune fondazioni perimetrali.
Lo scavo 2017 è stato dunque particolarmente fortunato. La scoperta
dell’area pubblica di Claterna e delle strutture imponenti di alcuni dei suoi
più insigni edifici sono destinate a gettare nuova luce sulla storia della città
e a imprimere una svolta alla ricerca archeologica e al progetto di
valorizzazione del centro antico.
Certo rimane molto da fare. Il saggio nel settore 16 è servito soltanto a
valutare le caratteristiche principali dell’edificio teatrale e del suo stato di
conservazione. L’area esplorata corrisponde infatti solo a una piccola frazione
della reale estensione del teatro e qualsiasi futuro progetto di ricerca dovrà
tenere conto della sua grande ampiezza e profondità (per dare un’idea, si
calcola che dovesse essere largo circa 60 metri).
Ma se tanti sono gli interrogativi, resta l’entusiasmo per quella che si
preannuncia come una ricerca in grado di aggiungere qualcosa di veramente
inestimabile al patrimonio culturale del territorio ozzanese. Dalla datazione
dei primi materiali raccolti (monete, ceramiche) e dalle caratteristiche dei
resti della decorazione architettonica (frammenti di decori vegetali in pietre
calcaree e di rivestimenti in marmo) sembrerebbe plausibile una cronologia
relativa alla prima età imperiale, da ricondurre quindi all’epoca di Augusto
(che morì nel 14 d.C.) anche se è prematura qualsiasi considerazione al
riguardo.
Fu veramente M. Vipsanio Agrippa, il famoso genero e generale di Augusto,
che come patronus della città di Claterna si fece promotore della sua
costruzione? E fu questo l’edificio nel quale il contemporaneo P.
Camurius Nicephorus, un magistrato locale nominato in una sintetica
iscrizione funeraria ritrovata non lontano da Claterna, organizzò ludi (giochi
scenici?) per cinque giorni? Persone e volti che prendono lentamente forma
attraverso le memorie materiali lasciate dalla città di Claterna.
Campagna di scavo 2017
Scavi condotti dall’Associazione culturale “Centro Studi
Claterna - Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”, formata da volontari e
archeologi professionisti, sotto la direzione scientifica della
Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di
Bologna e le provincie di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, e in sinergia con
i Comuni di Ozzano dell’Emilia e di Castel San Pietro Terme.
Grazie
all’apporto organizzativo dei Rotary Club di Bologna, all’attività di
ricerca hanno collaborato gli studenti delle scuole secondarie superiori
che hanno aderito al progetto di ‘alternanza scuola lavoro’. L’Università
Ca’ Foscari di Venezia e la Scuola di Specializzazione in Archeologia delle
Università di Trieste, Udine e Venezia (SISBA) hanno partecipato alla
campagna di scavo sia per la ricerca archeologica stratigrafica che per la
formazione sul campo dei futuri archeologi.
La realizzazione del progetto è possibile grazie al fondamentale finanziamento
di CRIF Spa, con il contributo di Gruppo IMA, che da sempre
sostiene e incoraggia la valorizzazione di Claterna, e di numerosi altri
sponsor privati.
Informazioni scientifiche di
Renata Curina, archeologa della Soprintendenza Archeologia, belle arti e
paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le provincie di Modena, Reggio
Emilia e Ferrara e Direttore dell’area archeologica di Claterna
renata.curina@beniculturali.it
Claudio Negrelli, referente scientifico dell’Associazione “Centro Studi Claterna - Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”
claudionegrelli@gmail.com
Maurizio Molinari, referente scientifico dell’Associazione “Centro Studi Claterna - Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”
molinariemme@libero.it
FOTO IN ALTA RISOLUZIONE SCARICABILI DA QUESTA PAGINA
I COLLEGHI DELLA STAMPA SONO PREGATI DI FORNIRE COPIA DEGLI ARTICOLI REDATTI
USANDO IL PRESENTE MATERIALE
Vai all'invito alla visita guidata del 31 ottobre riservata alla stampa