Castenaso (BO) – Tornano a “casa” dopo più di
un secolo i reperti scoperti alla metà dell’Ottocento dal Gozzadini a Villanova
Le prime testimonianze della civiltà villanoviana in mostra al MUV fino al 2
giugno 2015
Giovanni Gozzadini e la scoperta del Villanoviano
MUV – Museo della civiltà Villanoviana
via Tosarelli 191 a Villanova di Castenaso (BO)
info: 051780021 -
muv@comune.castenaso.bo.it
dal 25 ottobre 2014 al 2 giugno 2015
negli orari di apertura del MUV: martedì e domenica 15.30-18.30, da
mercoledì a sabato 9-13
ingresso gratuito
La
Sala Gozzadini del MUV–Museo della civiltà Villanoviana, espone una selezione
dei reperti più significativi trovati nell’Ottocento dal conte Giovanni
Gozzadini e conservati al Museo Civico Archeologico di Bologna, oltre a due
volumi del 1854 e del 1856, scritti dal Gozzadini e illustrati con le famose
tavole di sua moglie Maria Teresa, acquistati dal Muv sul mercato antiquario.
Curata da Anna Dore, per il Museo Civico Archeologico di Bologna, e Paola Poli,
per il MUV, la mostra "Giovanni Gozzadini e la scoperta del Villanoviano” ruota
attorno a un nucleo di reperti trovati dal conte Giovanni Gozzadini negli scavi
effettuati tra il 1853 e il 1855 nella sua tenuta di campagna, inizialmente
facenti parte del suo museo privato e poi ceduti alla sua morte al museo
felsineo.
Il percorso della mostra permette al visitatore di ammirare una serie di
ceramiche legate sia al rituale funerario che al banchetto, unitamente ad alcuni
reperti metallici riconducibili alla filatura e alla tessitura, all'ornamento
personale o alla toeletta, sia maschile che femminile.
Si comincia dai contenitori delle sepolture, vasi biconici con relative scodelle
di copertura, oltre al contenuto dei cinerari stessi (ossa combuste e appliques
in osso, cioè decorazioni applicate al letto funebre su cui veniva bruciato il
defunto) per poi passare a una serie di ceramiche legate alla pratica
aristocratica del banchetto: tazze, piattelli, coppe, olle, ollette, bicchieri,
boccali, vasi a diaframma.
La vetrina centrale è occupata dal vasellame ceramico pregiato, tra cui spiccano
tre pezzi unici: una tazza cratere baccellata, una brocca con ansa zoomorfa e
un’altra con ansa configurata.
L'allestimento
delle ultime due vetrine ricalca il più fedelmente possibile la disposizione dei
reperti raffigurati nelle tavole grafiche di Giovanni Gozzadini pubblicate nei
due volumi "Di un sepolcreto etrusco scoperto presso Bologna" e "Intorno ad
altre settanta tombe del sepolcreto etrusco scoperto presso a Bologna e per far
seguito alla descrizione già pubblicata", di cui vengono presentati gli
originali, editi rispettivamente nel 1854 e nel 1856 proprio a ridosso della
scoperta della necropoli. Si tratta soprattutto di reperti metallici, in bronzo
ma anche in ferro, riconducibili a varie attività o all'ornamento personale tra
cui spiccano un tintinnabulo, un’ascia, alcune palette, un manico di attingitoio,
numerose fibule in bronzo (alcune con elementi in osso o pasta vitrea),
bracciali, fermatrecce, rasoi e pinzette.
La mostra è promossa da Città di Castenaso e Museo Civico Archeologico di Bologna d'intesa con Soprintendenza Archeologia dell'Emilia-Romagna
VILLANOVA DI CASTENASO E LA SCOPERTA DEGLI ANTICHI ETRUSCHI
La scoperta
Il 18 maggio 1853, presso Villanova, nella tenuta del Conte Giovanni
Gozzadini, studioso e appassionato di storia e antichità locali, vennero alla
luce le prime tracce di un antico sepolcreto. Questa scoperta segnò un momento
importantissimo per la storia degli studi archeologici, non solo nel bolognese.
Si trattava infatti della prima vistosa attestazione di quella cultura di
incineratori che proprio da questa scoperta avrebbe preso il nome di
“villanoviana”.
Con felice intuizione, il Gozzadini indicò l'appartenenza di queste
testimonianze al popolo Etrusco, ma il mondo scientifico, lungi dall'accettare
la tesi del fortunato dilettante, scatenò una dura polemica sull'identità
etnica, durata svariati decenni. Solo molti anni dopo si giunse a riconoscere
che la cosiddetta "cultura villanoviana" altro non era se non la manifestazione
del popolo etrusco nella sua fase di formazione.
I protagonisti
La ricerca nei possedimenti di Villanova ebbe sostanzialmente l’aspetto di
un’avventura privata, gestita nell’ambito della sfera familiare in tutte le sue
fasi, dallo scavo, al restauro, al disegno, allo studio scientifico dei
materiali recuperati. Lo scavo fu infatti seguito con grande attenzione dallo
stesso Gozzadini, coadiuvato dalla moglie, Maria Teresa di Serego Allighieri, in
veste di disegnatrice e restauratrice dei materiali che via via venivano
recuperati.
I Gozzadini rappresentavano nell’ambito dell’alta società bolognese un punto di
riferimento per la vita culturale e la loro dimora una sorta di salotto nel
quale si ritrovavano “i migliori ingegni che vissero a Bologna, o vi
transitarono”.
Il conte in particolare, dopo questa prima fortunata impresa archeologica,
divenne personaggio di assoluta rilevanza nell’ambito dell’archeologia
bolognese, ricoprendo varie ed importanti cariche fra cui quella di Commissario
Governativo per i Musei e gli Scavi dell’Emilia e delle Marche (il corrispettivo
di un odierno Soprintendente) e quella di Direttore Generale del Museo Civico di
Bologna, che tenne fino alla morte, avvenuta nel 1888.
Le tombe e i materiali
La nostra conoscenza della necropoli di Villanova è purtroppo fortemente
limitata dalla perdita di numerosi dati, dovuta all’inesperienza del Gozzadini.
Gli appunti di scavo contengono solo la descrizione delle caratteristiche
strutturali di ciascuna tomba e un elenco generico degli oggetti di corredo, ma
non li tiene distinti tomba per tomba, perdendo così la possibilità di
un'analisi approfondita del sepolcreto dal punto di vista della composizione
sociale. Inoltre non fu realizzata una pianta generale della necropoli, di cui
quindi si conosce lo sviluppo solo per grandi linee.
Gli scavi misero in luce complessivamente 193 sepolture: 179 a incinerazione e
14 a inumazione. Le inumazioni erano in semplice fossa mentre le tombe ad
incinerazione presentavano diverse tipologie, con una variabilità legata anche
all’evoluzione cronologica.
L'ossuario contenente le ceneri e accompagnato dal corredo poteva essere deposto
in una semplice buca oppure in una cassetta con le pareti formate da lastre di
pietra, in un pozzetto rivestito di ciottoli, in un fossa quadrangolare
rivestita di ciottoli, in un grande vaso di ceramica (dolio).
I materiali, entrati in un primo momento a far parte del museo privato del
Gozzadini, furono ceduti all’Amministrazione felsinea dopo la sua morte e sono
attualmente conservati presso il Museo Civico Archeologico di Bologna.
I reperti sono notevoli sia per quantità che per qualità ed alcuni di
particolare prestigio confermano l’esistenza di sepolture di individui
importanti, sia uomini che donne.
Sia le strutture tombali che i materiali dei corredi permettono di collocare lo
sviluppo del sepolcreto fra l'inizio dell'VIII e la fine del VII secolo a. C.,
con una maggiore concentrazione di tombe nell’ultimo periodo, a partire dal 750
a. C.
Per cartella stampa e foto rivolgersi all’Ufficio Stampa MUV
Marina Sindaco, tel. 051780021
marina.sindaco@comune.castenaso.bo.it