Bologna. Un museo archeologico con i reperti sequestrati
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Ufficio stampa SBAER
9 aprile 2009

Diamo un futuro ai reperti senza un passato
Accordo tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna
L’inaugurazione entro poche settimane nel complesso di San Giovanni in Monte

Ciotola con manico apicato di ceramica daunia (VII sec.a.C.), uno dei reperti recuperati che sarà presto esposto nel nascente Museo Archeologico dell'UniversitàBelli e dannati. Così sono i reperti che le Forze dell’Ordine sequestrano a tombaroli, antiquari, venditori online, collezionisti senza scrupoli e cittadini spesso insospettabili. Oggetti senza voce né memoria, cui lo scavo abusivo ha tolto ogni identità e che mai potranno raccontare provenienza, contesto e tutti i dati indispensabili alla loro comprensione. Lo scavo clandestino cancella la Storia e le storie dei singoli reperti, con un danno irreparabile per la ricerca archeologia e la cultura tutta.
Ora un gruppo di 180 oggetti recuperati nel 1963 nella provincia di Ravenna costituirà il primo nucleo del Museo Archeologico dell’Università, uno spazio espositivo ricavato nel complesso di San Giovanni in Monte, sede dell’ateneo bolognese.
Grazie all’accordo tra Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e Dipartimento di Archeologia sarà possibile studiare e valorizzare i materiali recuperati da sequestri effettuati tra gli anni ’60 e gli anni ’80 dai Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e dati in carico alla Soprintendenza
Il progetto non mira solo ad esporre materiale archeologico altrimenti inaccessibile al pubblico, ma dà voce a un patrimonio che sarebbe rimasto “muto e inascoltato” perché sottratto al naturale contesto di appartenenza. Sarà catalogato, studiato e reso disponibile agli specializzandi in archeologia, riacquistando parallelamente il ruolo che compete ad ogni bene culturale: educare e comunicare.
È prevista la rotazione dei reperti esposti e la predisposizione di percorsi tematici che illustrando gli aspetti della vita quotidiana, del rituale funerario, della produzione e dei commerci nel mondo antico, diano modo di conoscerli attraverso il loro aspetto funzionale. Ci sarà anche una sezione dedicata al collezionismo illegale, una prassi strettamente congiunta al traffico dei beni archeologici, illustrato dalla presenza di falsi, spesso “mescolati” ai pezzi autentici nei lotti illecitamente commerciati.
In aggiunta al valore e alla funzione che l’iniziativa può svolgere sul piano della ricerca, della didattica, della valorizzazione, questa iniziativa, forse l’unica di tal genere in Italia, rappresenta anche un nuovo sistema di interazione fra Enti che hanno sempre agito nello stesso ambito “d’azione”. Oltre all’impegno di Soprintendenza e Università, questo museo nasce anche dal lavoro degli studenti che in tre tesi di laurea si sono cimentati nella “creazione e realizzazione” di un progetto comune volto alla valorizzazione di una porzione magari piccola di patrimonio archeologico ma pur sempre da restituire alla comunità.
All’esposizione di questi primi reperti provenienti dalla Daunia (antica regione della Puglia) e databili tra il VII e il III sec. a. C. seguirà quella di altri 250 manufatti dell’età del ferro e di epoca romana.

Cartella stampa e foto su
http://www.archeobologna.beniculturali.it/download/download.htm