L’amore per l’Italia, il rispetto per le Donne, l’eredità della Storia: ripartiamo dai ragazzi
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Ufficio stampa SBAER
14 marzo 2011

L’amore per l’Italia, il rispetto per le Donne, l’eredità della Storia: ripartiamo dai ragazzi
150 anni o 25 secoli? Da quanto esiste l’Italia? Singolare progetto didattico della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna in occasione delle celebrazioni dell’Unità Nazionale

Unità dal volto antico. Le radici archeologiche dell’immagine dell’Italia

L’antichità dialoga con il mondo della scuola: immagini commentate e schede di approfondimento scaricabili dal sito internet della Soprintendenza www.archeobologna.beniculturali.it

Presentazione sabato 19 marzo 2011, ore 10.30
all’Aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale di Bologna
Via Belle Arti 56

Disegno di Maria Agnese Mignani (2011) - Riproduzione riservataQual è l’origine del nome Italia? Da quanti secoli (o millenni) è usato? Perché l’Italia è raffigurata come una dea dell’antichità, con corona turrita e veste panneggiata? E come mai le Regiones definite dall’Imperatore Augusto intorno al 7 d.C. hanno già i nomi e spesso i confini stessi di quelle attuali?
Quando sembrava che dei 150 anni dell’unità nazionale si fosse detto tutto, ecco saltar fuori gli archeologi con una tesi difficile da smentire. Altro che finzione giuridica, mera “espressione geografica”, come piaceva a Metternich: l’Italia unita è una realtà da almeno due millenni e a questa sua antichità si è sempre fatto riferimento, nei simboli, segni, loghi e luoghi.
La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna dà il suo contributo alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità Nazionale con “Unità dal volto antico. Le radici archeologiche dell’immagine dell’Italia”, iniziativa rivolta prevalentemente al mondo della scuola ma fruibile da chiunque voglia approfondire il legame tra storia antica e attuale. Collegandosi al sito http://www.archeobologna.beniculturali.it/ di potrà scaricare liberamente materiale didattico e una raccolta di testi e immagini di semplice fruibilità.
Il progetto sarà presentato dal Soprintendente Filippo Maria Gambari e dagli archeologi Maria Grazia Maioli e Luca Mercuri sabato 19 marzo (ore 10.30) nell’Aula Gnudi della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in Via Belle Arti 56.

L’anniversario dell’unità politica impone a tutti un supplemento di riflessione.
“Unità dal volto antico” cerca di spiegare, anche con esempi e simbologie di immediata percezione, quanto l’Unità italiana non sia un’artata creazione del movimento risorgimentale ma si fondi sul richiamo più o meno esplicito a modelli culturali che si sono sedimentati nella nostra storia a partire dall’Antichità.
L’uso del nome Italia, ad esempio, sembra attestato fin dal VII sec. a.C.: inizialmente indicava il lembo più meridionale della Calabria ma già quattro secoli dopo trapela in Polibio l’idea che le Alpi siano le “mura d’Italia” e che debbano essere considerati “abitanti d’Italia” tutti i popoli che vivono a sud di esse. Nemmeno la caduta dell’Impero Romano, che pure aprirà un lunghissimo periodo di frammentazione politica, riuscirà più a cancellare l'antica e ormai radicata concezione che questo nome, Italia, indichi il territorio dell’intera penisola, dalle Alpi al mare, incluse le isole.
Un altro esempio è dato dalla personificazione femminile dell’Italia che si ispira a espressioni dell’arte ellenistica e romana, a partire dal modello della corona turrita che trova un puntuale confronto nella testa marmorea di Tyche rinvenuta negli anni ’60 negli scavi di Classe ed esposta nel Museo Nazionale di Ravenna. Ma sono innumerevoli i modelli antichi utilizzati a partire dalla fine del Settecento per rappresentare l’Italia nei documenti ufficiali, in quadri, monete, medaglie e cartoline, nei più banali materiali in circolazione dall’Ottocento al secolo scorso, fino agli oggetti d’uso corrente come i francobolli o le misure da vino con l’immagine dell’Italia turrita.
Estromessa nel 2005 dai programmi delle Medie inferiori, l’Antichità rientra dunque dalla porta principale per testimoniare una continuità spazio temporale con buona parte della storia moderna e con tutta quella contemporanea. D’altronde è indubbio che il percorso di costruzione dell’Unità nazionale sia soprattutto l’esito di correnti e modelli culturali che risalgono talora al passato preromano della Penisola, come ha radici secolari l’idea stessa di Italia unita, seppur nelle profonde differenze regionali che la caratterizzano.
Sottovalutare questi dati, come purtroppo oggi non di rado avviene, significa percepire in modo errato l’intero processo unitario mentre è solo su una base culturale solida e condivisa che si può fondare qualsiasi modello, anche federalista, come dimostra la forte attenzione alla storia antica e all’unità culturale italiana di un antesignano come Carlo Cattaneo.
La confusione è molta e agli archeologi della Soprintendenza è parso giusto ribadire i fondamentali, fornendo alla scuola, e non solo, un supporto per trasmettere ai più giovani nozioni e modelli condivisi che superino condizionamenti ideologici e lacune conoscitive o interpretative purtroppo assai diffuse.
La singolare prossimità tra i festeggiamenti per i 150 anni dell’Unità d’Italia e il centenario della prima Giornata Internazionale della Donna (19 marzo 1911) ha poi proposto interessanti analogie tra il concetto di tutela della dignità femminile e la parallela idea di dignità delle istituzioni statali e della stessa vita politica. La personificazione femminile dell’Italia è dall’800 quasi l’icona della ribellione di un popolo che, forse per la prima volta nella nostra storia, aveva il volto delle donne.
Anche per questo la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna (la regione dove è nato il Tricolore) ha scelto la data del 19 marzo per presentare il proprio progetto.

Un ringraziamento particolare alla Soprintendenza per il patrimonio storico artistico e etnoantropologico per le province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini per la gentile collaborazione