Museo Archeologico Nazionale di Parma
La collezione egizia
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La formazione della Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Parma

Sala della collezione egizia: in fondo, stele ( XVIII Dinastia) e rilievo funerario (epoca di Amenotep III); in basso, sarcofago a cassa (XII Dinastia)La formazione della collezione Egizia si lega agli eventi storico-culturali della fine del XVIII e dell’inizio del XIX secolo, tra la dominazione Napoleonica ed i nuovi assetti dati all’Europa dal Congresso di Vienna. Il governo di Maria Luigia a Parma lascia un forte segno anche nel Museo, diretto sotto il suo Ducato da Michele Lopez, che ne rimarrà alla guida fino al 1867.
La campagna napoleonica in Egitto se non fu vittoriosa per l’Impero, fu sicuramente occasione di grande crescita e fervore culturale intorno alle antichità egizie. La scoperta della stele di Rosetta e la sua interpretazione da parte di Champollion favorirono l’organizzazione di spedizioni archeologiche in Egitto, tra cui quella dello stesso Champollion con l’italiano Ippolito Rosellini, del 1828 – 1829.
Questo clima culturale coinvolse anche il responsabile delle antichità del Museo Ducale di Parma, che poté condividere il suo interesse per le antichità egizie con il Conte Stefano Sanvitale di Parma, appassionato di antiquaria e con lo stesso Ippolito Rosellini. Il legame con la corte francese, la presenza di viaggiatori scopritori che immettevano sul mercato pezzi di valore provenienti dall’Egitto, la possibilità di avvalersi di una consulenza illustre per gli acquisti, appunto il Rosellini, e non ultimo, l’appoggio incondizionato della Duchessa alle scelte di Lopez consentirono nell’arco di circa un ventennio l’acquisizione della maggior parte dei pezzi che compongono l’attuale collezione Egizia del Museo.
I primi oggetti che entrarono a far parte della collezione egizia del museo furono alcuni scarabei acquistati dal Direttore nell’ottobre 1828 da Pietro Gennari.
Il nucleo più consistente della collezione si formò tra il 1830 e il 1832. In quegli anni Lopez fu autorizzato ad acquistare da Castiglioni, Scaglioni e Schiavi più di quaranta oggetti provenienti dall’Egitto, da lui stesso visionati e scelti.
Entrano così in museo tra gli altri “un sarcofago ed un coperchio, steli litiche e di legno, papiri e diversi oggetti in bronzo e legno, una cassa da mummia in legno a figura umana (il sarcofago di Shepsesptah, ndr)” le quattro steli funerarie in pietra e le due steli funerarie in legno di sicomoro dipinte.
Ancora nel 1845 seguono acquisti di diversi piccoli oggetti funerari da Maurguier.
Nel 1885 entrano a far parte della collezione con il dono che il Deputato Del Vecchio fa al Senatore Mariotti altri due pezzi notevoli: un sarcofago e la mummia pertinente.
Dalla fine del XIX secolo la collazione non ha più avuto integrazione ne cambiamenti. E’ attualmente collocata nella prima sala del museo, con la disposizione curata da Giovanni Botti in occasione del nuovo allestimento del museo del 1965.
Sala egizia del Museo Archeologico di ParmaSono oggi esposti al pubblico: papiri funerari, collane funerarie, amuleti, scarabei del cuore, steli funerarie in pietra e in legno dipinto, un sarcofago ligneo a cassa della XII dinastia, due sarcofagi antropomorfi di cui uno della XXVI dinastia ed uno con la relativa mummia di epoca tolemaica, alcuni vasi canopi.

La collezione Egizia: il sarcofago antropoide di Shepsesptah

Il sarcofago di Shepsesptah fa parte del primo nucleo della collezione egizia del Museo Archeologico Nazionale di Parma. Nel 1830 venne acquistato dal Direttore del Museo Lopez da Castiglioni ed acquisito, come la maggior parte della collezione egizia dell’allora Museo Ducale, per volontà della Duchessa di Parma e Piacenza Maria Luigia D’Austria.
Il sarcofago appartiene al sacerdote Shepsesptah, che esercitò diverse cariche in Sechem (Letopoli), da cui proviene. E’ di epoca tarda e risale alla XXVI Dinastia (664-332 a.C.).
Realizzato in legno pregiato, forse sicomoro, a forma antropoide, ha volto decorato a doratura a foglia d’oro, con un “pizzo osiriano” decorato a spina di pesce e una parrucca a striature alternate dorate e di colore azzurro scuro. Il pettorale è decorato a sei strisce di perline e fiori, racchiuso dalla collana Usekh. Sotto la collana in grande evidenza è la raffigurazione della dea Nuth, accovacciata, con le ali espanse e un grande disco solare sul capo. Il resto del coperchio del sarcofago è occupato da undici colonne di iscrizioni in caratteri geroglifici dipinti in diversi colori, che riproducono parte del capitolo LXXII del Libro dei Morti. Il legno del sarcofago presenta una scalpellatura in alto sotto la parrucca e sui due fianchi del recto in alto.
Il pezzo per la qualità delle caratteristiche stilistiche policrome, la qualità della lavorazione e per lo stato di conservazione che lo ha restituito pressoché integro, ha pochi confronti.
Nel 1962 il sarcofago è stato oggetto di un restauro presso la Soprintendenza alle Antichità della Toscana, in vista della realizzazione del nuovo allestimento del museo e della sua riapertura al pubblico avvenuta nel 1965.
Lo scorso aprile il sarcofago è stato sottoposto ad un intervento di pulizia e restauro in pubblico eseguito da Teodoro Auricchio, di AT Restauri, assistito da Annalisa Pilato sotto la Direzione scientifica di Elisa Fiore Marochetti, del Museo Egizio di Torino.

Bibliografia
Giuseppe Botti, I cimeli Egizi del Museo di Antichità di Parma, Firenze 1964


Testo di Roberta Conversi (Responsabile della Sezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Parma)