Statuette

Nell'antico Egitto, fin dai primi tempi, il legno era uno dei materiali più usati per realizzare statuette. La maggior parte degli esempi esistenti provengono da contesti funerari, anche se l'arte di intagliare il legno pregiato è stato impiegata anche per mobili e altri oggetti rituali.
Il legno utilizzato era principalmente il legno nativo, come l’acacia, il sicomoro e la  tamerice, e, talvolta, una combinazione di questi.
Le statuette erano dipinte cercando di dar loro la massima verosimiglianza, inserendo per esempio nell’occhio pietre dure che ne figurassero il globo, la cornea, l’iride e la pupilla con diverse gradazioni di colore.
Nell'antico Egitto, il colore (iwen) era parte integrante di ogni aspetto della vita quotidiana. Era, infatti, un indizio della sostanza di ogni cosa o del significato di una questione. Quando si diceva che non era possibile vedere il colore degli dei, significava che non si potevano conoscere o comprendere completamente. Nell'arte, i colori erano indizi sulla natura degli esseri raffigurati. Naturalmente il colore non aveva sempre un significato simbolico.
L'artista egiziano aveva a disposizione sei colori: oltre al bianco e nero utilizzava il verde, il rosso, il giallo e il blu. Venivano ricavati in gran parte da composti minerali e quindi molti hanno mantenuto la loro vitalità nel corso dei millenni.
L’artigiano non si preoccupava di rendere reale il soggetto che rappresentava. Nell’arte egiziana prevaleva, infatti, lo stereotipo, la rappresentazione sempre uguale di un determinato tema o soggetto.
Come le piramidi, anche le statuette ebbero una loro evoluzione, non tanto nello stile di produzione quanto nel luogo di produzione che variò a seconda dell’epoca.